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Striscia di Gaza, “danni quotidiani indicibili per i bambini, situazione peggiora di giorno in giorno”

Nonostante gli immensi sforzi di tutte le agenzie umanitarie, i bambini continuano a subire danni quotidiani indicibili. Un anno dopo le prime evacuazioni forzate, la comunità internazionale assiste al ripetersi della storia. Lo scorso dicembre l’Unicef ha dichiarato che ‘la Striscia di Gaza è il luogo più pericoloso al mondo per essere un bambino.’ E giorno dopo giorno, da più di un anno a questa parte, questa brutale realtà, basata su prove, viene rafforzata”. Lo denuncia il portavoce dell’Unicef James Elder, nel corso della conferenza stampa tenutasi al Palazzo delle Nazioni di Ginevra, sulla situazione dei bambini a Gaza.
L’esponente dell’organizzazione definisce Gaza “l’incarnazione reale dell’inferno in terra per il suo milione di bambini. E la situazione peggiora di giorno in giorno, mentre vediamo l’orribile impatto degli attacchi aerei e delle operazioni militari quotidiane sui bambini palestinesi”. “Un anno fa, la scelta crudele per i civili era: sopportare le privazioni o fuggire per sfollare. Oggi, la privazione attanaglia tutta Gaza. Lo sfollamento, ancora una volta, porta solo a maggiori sofferenze e a condizioni sempre peggiori per i bambini.”, rimarca Elder evidenziando alcuni dati: “dal 2 ottobre sono stati autorizzati ad entrare nel nord di Gaza solo 80 camion che trasportavano cibo o acqua”; “30 attacchi alle scuole nelle ultime due settimane, di cui più della metà (16) a Jabalia”; “oltre 10mila pazienti in attesa di un’ evacuazione medica urgente”.
“In questo contesto – ricorda il portavoce – l’Unicef ha costruito migliaia di servizi igienici, ha fornito assistenza in denaro a un milione di persone e più di 300mila bambini hanno beneficiato dei nostri servizi nutrizionali, mentre altri 117mila bambini al di sotto dei 5 anni hanno ricevuto biscotti ad alto contenuto energetico e integratori alimentari”. “L’Unicef e i nostri colleghi delle Nazioni Unite – prosegue il rappresentante dell’organismo internazionale – continuano a chiedere un cessate il fuoco sostenibile a lungo termine, anzi, dei cessate il fuoco al plurale – quando si parla di una regione più ampia. Per la restituzione degli ostaggi. Per la ripresa del traffico commerciale e la possibilità di utilizzare altre rotte per il trasporto sicuro delle merci. Per un accesso umanitario senza ostacoli – e per un aumento di un ordine di grandezza nella quantità di tutti gli articoli essenziali per la sopravvivenza dell’assistenza umanitaria – in particolare cibo, acqua, salute, istruzione e salute mentale – e per il finanziamento di tutti i nostri programmi, che rimangono pericolosamente sottofinanziati. E per la prevenzione delle minacce agli operatori umanitari, anche attraverso la disinformazione, che è diventata dilagante nel corso di questo conflitto”.
“Nonostante le dichiarazioni, i dati concreti, l’inferno di tende in fiamme, le urla strazianti, le decine di conversazioni che ho avuto con bambini abbandonati e privi di arti, le suppliche disperate dei medici per le medicine, i dinieghi e i ritardi negli aiuti – conclude Elder – coloro che ne sono responsabili non hanno agito per ridurre le sofferenze. Ogni volta che si ripetono gli eventi dell’anno scorso, rimane una triste ripetizione: altri bambini di Gaza saranno uccisi”.