“Il voto filo russo era temuto. Chi vive in Moldavia non si meraviglia di questo risultato, in considerazione del fatto che la gran parte della popolazione è di cultura sovietica, per cui ritiene conservare il legame con la Russia, prendendo le distanze dalle scelte politiche di Putin”.
È mons. Cesare Lodeserto, vicario generale nella diocesi di Chisinau, a leggere i risultati delle elezioni di domenica 20 ottobre. La popolazione è stata chiamata alle urne per il primo turno delle presidenziali, che vedevano contrapposta la presidente filoeuropeista Maia Sandu a 10 candidati filorussi, e per il referendum che chiedeva di modificare la Costituzione per consentire al Paese di aderire all’Ue. E lo scenario che dalle urne si è aperto – dice oggi mons. Lodeserto – “è estremamente delicato”. Sebbene nel referendum per l’ingresso nell’Unione europea abbiano vinto i “sì”, il margine è talmente esiguo (50,25% contro 49,76%) da non poter essere festeggiato come una vittoria europeista. “Questo esito – commenta il sacerdote italiano – dimostra chiaramente che il paese è frantumato in due posizioni opposte: da una parte c’è chi predilige l’Europa, dall’altra chi vuole conservare il legame con la Russia, indipendentemente dalle posizioni di Putin”. Alla lettura dei risultati emerge poi un altro fattore: “Bisogna anche dire – osserva Lodeserto – che la vittoria del sì è stata possibile grazie ai voti della diaspora, cioè a tutti coloro che sono fuori dal Paese e già vivono in Europa. Ciò significa che chi vive all’interno del Paese nella stragrande maggioranza è contrario all’ingresso in Europa”.
In merito alle elezioni presidenziali, il risultato si presenta come “un’incognita” per la presidente in carica Maia Sandu, che è riuscita a superare il primo turno ma ottenendo un risicato 42% dei voti. Andrà al ballottaggio il prossimo 3 novembre, combattendo contro Alexandr Stoianoglo che ha portato a casa un risultato oltre le aspettative, superando il 26%. È il rappresentante di tutta l’area della sinistra filo russa e può contare ora sul sostegno di 8 dei 9 candidati dichiaratamente filorussi. “Questo risultato – spiega Lodeserto – mette in grave rischio l’attuale presidente in quanto una sua sconfitta potrebbe determinare una svolta radicale del Paese”. Si prospettano quindi “15 giorni molto delicati”. La Chiesa non dice nulla. “Rimane l’invito ad andare a votare, per alimentare quel senso di libertà e democrazia che la cultura del voto incoraggia e sostiene”, dice il sacerdote. Ma come spiegare questo voto filorusso? “Sono tutti aspetti – risponde – che rientrano nel modo di pensare del Moldavo e che lo inducono a comprendere che solo la Russia può essere un punto di riferimento per la conservazione della loro storia e la loro tradizione”. “L’attuale presidente, persona correttissima ed onesta, si è impegnata sul fronte delle relazioni internazionali. Un lavoro che ha saputo affrontare con grandi capacità, abbattendo i tempi anche dell’ingresso in Europa. Rimangono però all’interno del Paese dei disagi sociali reali che hanno una ricaduta sul territorio e una mancata riconversione industriale. Non dimentichiamo infine che la Moldova è ai confini di una Ucraina in guerra”.