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Sanità del Piceno, i sindacati a confronto con i sindaci, Loggi: “Togliamoci le casacche politiche e iniziamo a ragionare di territorio”

ASCOLI PICENO – Nella Sala dei Savi di Palazzo dei Capitani, ad Ascoli, si discute di sanità. Un tema estremamente attuale nella quotidianità del territorio, che nel pomeriggio di lunedì 21 ottobre ha visto protagoniste le principali sigle sindacali del settore e una rappresentanza di sindaci del territorio.

Per l’occasione, i sindacalisti hanno chiesto ai primi cittadini della Provincia un incontro preliminare alla vigilia della conferenza dei sindaci in programma martedì 22 ottobre. Nonostante l’attualità del tema, solo 11 sindaci sui 33 in carica nel Piceno hanno risposto presente alla convocazione: Sara Moreschini (Appignano), Mauro Bochicchio (Castel di Lama), Fabio Polini (Castignano), Rossana Cicconi (Castorano), Alfredo Sirocchi (consigliere di Comunanza), Alessio Piersimoni (Cupra), Matteo Terrani (Folignano), Antonio Del Duca (Montedinove), Sergio Loggi (Monteprandone), Luigi Massa (Offida) e Giovanni Borraccini (Rotella).

A lanciare per primo l’allarme sullo stato di salute della sanità picena è Giorgio Cipollini, responsabile della Cisl.

«Abbiamo ritenuto opportuno indire una riunione con i sindaci a fronte della gravissima situazione in cui versa la sanità picena – esordisce – Confidavamo in una presenza più nutrita, al di là degli impegni istituzionali che comprendiamo.

Alcuni giorni fa, durante la prima conferenza dei sindaci, non ci è stata data la possibilità di esprimere i nostri timori sulla salute della sanità picena e, pertanto, abbiamo voluto informare i responsabili a livello comunale su come stanno le cose negli ambienti ospedalieri».

Dal punto di vista dei sindacalisti, condiviso anche da Fausto Menzietti (Fials), Viola Rossi (Cigl), Paolo Grassi (Rsu) e Roberto Tassi (Nursing Up), il personale sanitario si trova a operare in ambiente professionale molto difficile, che vede alcuni dipendenti ancora in attesa di recuperare economicamente fino a 700 ore di lavoro arretrato. Nel frattempo, a trarne vantaggio sarebbe la sanità privata.

«I finanziamenti vanno perlopiù alla sanità privata accreditata, mentre quella pubblica stenta a erogare i servizi al cittadino. Confidiamo nel vostro aiuto – afferma in riferimento ai sindaci presenti in sala – prima di scendere nelle piazze: vi chiediamo di farvi parte dirigente affinché già da domani possiate porre un ordine del giorno per richiamare l’attenzione della direzione a una diversa organizzazione dei servizi sanitari, ma soprattutto al rispetto dei diritti dei dipendenti, a fronte di reiterate violazioni dei diritti che si ripercuotono sul cittadino».

«Nel Piceno, più che nel resto delle Marche, il privato sta superando il pubblico in fatto di sanità – prosegue Viola RossiQuesto confine si sposta sempre più a vantaggio del privato per le scelte portate avanti dalla direzione, senza battute d’arresto. I salari dei nostri operatori sono più bassi di circa 700 euro rispetto ai colleghi delle altre province: mai, nell’ultimo anno e mezzo, abbiamo sentito la dottoressa Natalini pronunciare una sola parola sul tema rivendicando più risorse per i suoi dipendenti.

La direttrice ha deciso deliberatamente di interrompere le relazioni sindacali: nonostante l’impegno di promuovere incontri bisettimanali, gli ultimi confronti risalgono a più di due mesi fa.

Le somme risparmiate dalle cessazione dei rapporti di lavoro in essere, inoltre, non vengono reinvestite in nuove assunzioni, e allo stesso tempo per correre ai ripari si attinge alle agenzie interinali».

Dello stesso avviso anche gli altri rappresentanti sindacali. Paolo Grassi (Rsu) punta il dito su una dotazione organica che, dal 2022 al 2023, ha assistito alla perdita di 150 operatori, con un ulteriore calo previsto per il 2024, e sulle ripercussioni sul morale del personale e sulla qualità dei servizi offerti alla cittadinanza. Secondo Roberto Tassi (Nursing Up), «sarebbe opportuno valutare non l’assistenza al paziente sul minutaggio, ma la complessità di gestione del paziente, mettendo il professionista nelle condizioni di operare al meglio», mentre Fausto Menzietti (Fials) parla di un «clima ambientale molto complesso, in cui 250 lavoratori a tempo determinato mandati a casa e non rimpiazzati, mentre alle cooperative vengono versati circa 80.000 euro al mese solo per il pronto soccorso».

Al netto delle assenza, i sindaci del territorio si dichiarano pronti a sposare la causa dei sindacati in nome di una sanità all’altezza delle esigenze.

«Dispiace vedere così pochi sindaci presenti su un tema così importante – esordisce Sergio Loggi, sindaco di Monteprandone – Quella di martedì 22 ottobre è una giornata importante: per la prima volta dal 2019 si è riusciti a convocare l’assemblea dei sindaci per discutere di sanità. In molti fuggono e non vogliono affrontare questa tematica, mentre noi sindaci abbiamo il compito di assumerci le nostre responsabilità. Si fa fatica a parlare di una sanità che funziona. Togliamoci le casacche politiche e iniziamo a ragionare di territorio, senza distinzioni tra costa ed entroterra».

«È questa la sanità che vogliamo? – si chiede Fabio Polini, sindaco di Castignano – Stiamo vivendo un disastro, senza accorgersene, e chi lavora in quelle strutture lo vive in prima persona. Insieme dobbiamo fare fronte comune e approfondire le problematiche di pazienti, dipendenti e struttura: questa non può essere la direzione».

«Si tratta di una tematica cruciale: la mancata ampia partecipazione di stasera è un’occasione persa – afferma Luigi Massa di Offida – Sono scelte che tutti noi, da cittadini, subiamo. Non abbiamo mai vissuto momenti straordinari, ma negli ultimi due anni mi pare ci sia stata una regressione complessiva a livello regionale. La direzione esegue, ma a prendere le decisioni è la politica».

«Siamo stati penalizzati per anni e adesso non dobbiamo piangerci addosso, ma rivendicare i nostri diritti» ribadisce Antonio Del Duca di Montedinove.

«Il compito della politica è decidere e dare visione al territorio» puntualizza il sindaco Matteo Terrani di Folignano nell’esprimere la sua solidarietà a un personale sanitario evidentemente in difficoltà.

Federico Ameli: