DIOCESI – «Sia nelle Parrocchie sia nelle Diocesi in cui sono stato, ho sempre puntato molto sui Consigli Pastorali, perché, se ben funzionanti, quindi improntati all’ascolto reciproco e al discernimento secondo quanto lo Spirito Santo suggerisce, essi rappresentano un valido ed efficace strumento, attraverso il quale prendere, secondo il metodo sinodale, decisioni di natura pastorale che sono molto importanti per la comunità».
Si è chiuso con queste parole di mons. Gianpiero Palmieri il suo primo incontro con i componenti del Consiglio Pastorale Diocesano della Chiesa di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto. Al centro dell’incontro, che si è tenuto Venerdì 18 Ottobre 2024, alle ore 21:00, presso il Centro Pastorale in via Pizzi nella città rivierasca, tre gli argomenti all’ordine del giorno: fare il punto sulla fase profetica del cammino sinodale che ci attende, organizzare i prossimi incontri nelle Vicarie e programmare alcune iniziative per vivere al meglio il Giubileo dell’anno 2025.
Presenti, oltre al vescovo Palmieri, che ha presieduto l’incontro, anche don Gianni Croci, delegato per la Pastorale, don Patrizio Spina, vicario generale della Diocesi Truentina, e i componenti del CP Diocesano, a partire dalla segretaria Arianna Di Pietro.
Dopo un giro di presentazioni, il vescovo Gianpiero ha illustrato ai presenti il cammino che attende le due Diocesi del Piceno, «un cammino sereno» – come lo ha definito egli stesso – “che diverrà comune, ma senza fretta, senza forzature».
Mons. Palmieri ha poi dato la parola a don Gianni Croci per presentare una sintesi del cammino sinodale percorso finora. «Il cammino sinodale è partito da tempo. Sicuramente per la nostra Diocesi un momento importante è stata l’assemblea diocesana vissuta lo scorso anno a Montemonaco, alla quale hanno preso parte presbiteri, religiose e religiosi, diaconi, laici. Nelle tre assemblee sinodali vissute durante l’anno sono stati individuati tre priorità per essere sempre di più una Chiesa missionaria che cammina insieme. Queste priorità sono state confermate anche nell’incontro diocesano vissuto lo scorso 27 Settembre a Centobuchi. Ora ci attende la terza ed ultima fase del cammino sinodale, quella profetica, in cui saremo chiamati ad essere più concreti e a tradurre in azioni chiare e definite il nostro sogno di Chiesa».
Le comunità parrocchiali saranno quindi chiamate ad approfondire i tre campi individuati, per suggerire scelte concrete e processi da avviare:
1. Una Chiesa missionaria che annuncia il Vangelo con lo stile della prossimità – Il rinnovamento missionario della mentalità ecclesiale e delle prassi pastorali.
2. Una Chiesa missionaria che forma alla fede e alla vita – La formazione missionaria dei battezzati alla fede e alla vita.
3. Una Chiesa missionaria che vive la corresponsabilità e la sinodalità – La corresponsabilità nella missione e nella guida della comunità.
«Come già anticipato dal Vescovo nell’assemblea diocesana di Settembre – ha concluso don Gianni Croci – siamo invitati a vivere due assemblee parrocchiali: una in Avvento, in cui ci soffermeremo sul sogno di Chiesa che abbiamo e su come realizzarlo, e una in Quaresima, riguardante invece le malattie della nostra Chiesa e le possibili guarigioni».
Durante gli incontri vicariali, che inizieranno questa settimana e che vedranno coinvolti i presbiteri, i diaconi, i religiosi/religiose e i Consigli Pastorali Parrocchiali delle varie comunità, verranno date indicazioni per realizzare i tavoli sinodali delle assemblee parrocchiali, secondo il metodo della conversazione nello Spirito. Quanto emerso dal discernimento comunitario sarà consegnato al Consiglio Pastorale e all’Equipe Sinodale della Diocesi, in vista dell’assemblea diocesana che si terrà nell’Aprile del 2025.
Il vescovo Palmieri ha poi sottolineato come il cammino sinodale, al di là delle cose da fare, aiuta a maturare due atteggiamenti che, essendo molto preziosi, sarebbe bello rimanessero permanentemente come frutto anche dopo la sua conclusione.
«Il primo atteggiamento è quello dell’ascolto, nelle sue tre declinazioni: ascoltarci tra di noi, ascoltare la Parola di Dio e ascoltare tutti, anche le persone lontane dalla Chiesa. Questo atteggiamento spirituale ed interiore è importantissimo e ci salva dall’autoreferenzialità. Ascoltare, infatti, significa che non ha la priorità quello che penso io, bensì mi converto ad ascoltare una parola diversa dalla mia. Credo che per il cammino sinodale il testo di riferimento più importante sia il discorso fatto da papa Francesco alla Chiesa di Roma il 18 Settembre 2021: il più bello sul tema e tutto centrato sull’ascolto.
Il secondo, legato al primo, è l’atteggiamento spirituale del discernimento. Noi cristiani non facciamo semplicemente delle riunioni, in cui parliamo del più e del meno, bensì siamo chiamati a fare discernimento, che è cosa ben diversa, perché ha come obiettivo il capire cosa il Signore vuole da noi. Quindi non è una questione di decidere a maggioranza, bensì di cercare di comprendere cosa il Signore ci ispira. Ogni volta che c’è una decisione da prendere, la Chiesa riunisce tutti insieme, si mette in ascolto di tutti, fa memoria delle parole di Gesù e si chiede cosa lo Spirito Santo suggerisce. Ecco perché ascoltarci tra di noi, ascoltare la Parola e ascoltare tutte le realtà fuori da noi interpretando i segni dei tempi, sono tre finestre importanti che si aprono per poter fare al meglio il nostro discernimento. Attraverso la “conversazione nello Spirito Santo”, si può convergere su quanto viene dal Signore. Essa, infatti, saggiamente, nel secondo giro di interventi, ci costringe a conversioni, ci chiama ad evidenziare ciò che ci piace degli interventi altrui, non a ribadire il nostro pensiero, bensì a trovare nel discorso dell’altro un contributo valido per tutti, così da convergere su quanto lo Spirito suggerisce. Dietro a questa visione c’è il capitolo 1 della Lumen Gentium, il documento del Concilio sulla Chiesa, che vi invito a leggere. Ecco perché il discernimento è una cosa seria ed appassionante, che fa saltare improvvisamente dai nostri incontri tutte le beghe, le perdite di tempo, i narcisismi, le cose dette per non perdere privilegi e poteri che qualche volta viviamo».
L’ultima parte dell’incontro è stata poi riservata al terzo argomento all’ordine del giorno: il Giubileo 2025. Mons. Palmieri ha anticipato che per l’Avvento, in comunione con tutti gli altri vescovi marchigiani, le comunità riceveranno una lettera firmata dalla Conferenza Episcopale Marchigiana e una lettera firmata dal proprio vescovo. Così, quindi, sarà anche per le due Diocesi del Piceno, per le quali il prelato ha pensato di proporre due iniziative comuni.
«Ho pensato – ha detto mons. Palmieri – di individuare dei luoghi del perdono, uno per ogni Vicaria, in cui sia possibile fare tre cose: una Liturgia Penitenziale, quindi l’accostamento al Sacramento della Riconciliazione; la Memoria del Battesimo e la Professione Fede con alcuni gesti significativi come l’accensione della candela al Cero pasquale e la proclamazione del Credo; infine un gesto concreto di carità».
«L’altra proposta, un po’ più audace, riguarda invece le porte della Speranza – ha continuato il vescovo -. Ogni comunità parrocchiale, pensando al proprio territorio, è chiamata a chiedersi di quale speranza c’è bisogno e a provare ad organizzare qualche iniziativa. Può trattarsi di un convegno oppure di una festa oppure di un evento di più giorni, magari dando particolare attenzione a qualche aspetto specifico, come quello dell’educazione, del lavoro, della povertà, dell’economia. Se lo si riterrà opportuno, potranno anche unirsi più parrocchie, progettando e realizzando insieme una comune porta di speranza. Al di là dell’iniziativa che verrà scelta, sarà importante il processo decisionale, ovvero che ciascuna Parrocchia si chieda cosa serve al territorio e come possa contribuire per dare speranza».
Dopo aver ascoltato le riflessioni di alcuni presenti ed aver risposto a qualche domanda, il vescovo Gianpiero ha sottolineato ancora una volta come i Consigli Pastorali siano «organismi di discernimento molto importanti, che hanno il compito di avviare processi di rinnovamento pastorale» che possono riguardare «concrete proposte di annuncio», la formazione alla vita e alla fede, la corresponsabilità della Chiesa, «sperimentando magari nuovi percorsi». Ha poi concluso l’incontro, dicendo: «Dunque ci aspetta molto lavoro!».