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Giubileo 2025. Israele si prepara ad accogliere i pellegrini

Giubileo 2025, Basilica Santo Sepolcro, (foto SIR/Marco Calvarese)

Daniele Rocchi

“Siamo un paese ricco non solo di storia, ma anche di spiritualità. Il Giubileo sarà per questo un’occasione straordinaria per ribadire il legame storico tra Italia e Israele: la nostra è un’amicizia solida e le collaborazioni si estendono in vari campi: economia, marketing, turismo, con una declinazione particolare legata proprio al pellegrinaggio; veniamo da mesi duri e difficili, ma guardiamo con ottimismo al futuro”: lo ha detto il direttore generale del ministero del Turismo, Dani Shahar, parlando con la stampa nel corso di un evento promosso dall’Ufficio nazionale Israeliano del Turismo svoltosi il 21 ottobre a Roma. L’incontro ha fornito l’occasione anche per fare il punto sulla crisi del settore turistico in Israele, in caduta a causa della guerra a Gaza, scoppiata dopo il 7 ottobre 2023, e in Libano. Quello del Turismo è uno dei tre ministeri più importanti a livello economico per Israele. Il numero record di cinque milioni di presenze registrate in Israele nel 2019, oggi sono solo un ricordo e questa assenza si fa sentire sul Pil del paese. E non sono certamente viaggi e piccoli pellegrinaggi di ‘solidarietà’ a rialzarne le sorti. Sebbene, è stato spiegato durante l’incontro, “in vista del Natale dai vari tour operator e agenzie di pellegrinaggi arrivano segnali di risveglio con richieste di mete”. Molto dipenderà dagli sviluppi del conflitto.

(Foto Sir)

Fiducia in una prossima ripresa. Ma la fiducia non manca nelle Istituzioni israeliane che vedono nel Giubileo ordinario 2025 un volano per la ripresa del turismo e dei pellegrinaggi, come ha sostenuto Kalanit Goren Perry, delegata dell’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo (sede di Milano). Il direttore Shahar, che in questi giorni ha avuto riunioni in Vaticano, con il Dicastero per l’Evangelizzazione, – ne sono previste altre a Gerusalemme anche con il Patriarcato latino e la Custodia di Terra Santa – per promuovere alcuni cammini e itinerari giubilari, ha confermato: “Siamo fiduciosi che torneremo presto a quelle cifre. Confidiamo in una prossima ripresa e ci stiamo preparando al meglio per garantirla. L’anno prossimo sarà un anno di pace”. Lo sperano anche le centinaia di migliaia di pellegrini che attendono di tornare nei luoghi biblici. Va ricordato, infatti, che anche in Terra Santa sarà possibile ottenere l’indulgenza legata al Giubileo del 2025: nelle norme predisposte dalla Penitenzieria Apostolica e diffuse lo scorso 13 maggio dalla Santa Sede, si specifica che sarà possibile conseguire l’indulgenza giubilare concessa dal Papa ai pellegrini che faranno visita ad almeno una basilica tra Santo Sepolcro (Gerusalemme), Natività (Betlemme) e Annunciazione (Nazaret).

I 60 anni anni Nostra Aetate. A dare sostegno alla speranza del direttore lo stanziamento, da parte del Ministero, di alcune centinaia di milioni di shekel per potenziare, ammodernare e rendere più accessibili le infrastrutture ricettive di mete di villeggiatura e di luoghi santi come, per esempio, Gerusalemme, Nazareth e Tiberiade. Ottimismo condiviso anche da Yaron Sideman, neo ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede che ha sottolineato, oltre al Giubileo, anche un’altra ricorrenza: “i 60 anni, nel 2025, della dichiarazione Nostra Aetate. Le opportunità per fare qualcosa insieme sono tante e il nostro orizzonte è il cielo”.

“Israele è un paese in cui in tanti possono ritrovare le proprie radici e in cui si può godere di una prospettiva unica sul pluralismo culturale”.

Ha parlato di “collaborazione naturale tra Italia e Israele” il viceambasciatore israeliano a Roma, Lior Keinan: “Numerosi progetti avviati dai nostri due Paesi prima del 7 ottobre si sono interrotti. Ma si tratta soltanto di una pausa, perché presto ripartiremo”. In attesa di ospitare turisti e i pellegrini in arrivo per il Giubileo, il Ministero del Turismo, ha concluso Shahar, “continua la sua opera di assistenza degli oltre 250 mila sfollati israeliani sparsi dal sud (confine di Gaza) al nord (confine con il Libano) molti dei quali ospitati negli alberghi. Di questi 250 mila, circa 30mila stanno rientrando a casa. Ma tanto lavoro resta da fare”.

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