X

Ascoli, Monastero di Sant’Onofrio: Amore, accoglienza e vocazione, la testimonianza di Madre Sophia Gitahi

Madre Sophia Gitahi

ASCOLI PICENO – Con oltre sette secoli di storia e di fede alle spalle, il Monastero di Sant’Onofrio continua ancora oggi a rappresentare un punto di riferimento per la comunità ascolana. Merito della preghiera e del lavoro quotidiano di sette sorelle, che ogni giorno vivono appieno la regola benedettina condividendo l’amore per Dio e per l’altro in un rapporto profondo con la città e la Diocesi di Ascoli.

A guidare la comunità di Sant’Onofrio in un cammino intrapreso a partire dal 1248 è Madre Sophia Gitahi, badessa del Monastero di Sant’Onofrio, reduce dalla partecipazione insieme al Vescovo Gianpiero Palmieri ed altri membri della Diocesi a un incontro promosso a Loppiano per avvicinare ulteriormente le nuove generazione alla parola di Dio e alla Chiesa.

«Abbiamo preso parte a un laboratorio particolarmente interessante e stimolante – racconta Madre Sophia – Abbiamo dato vita a un brain storming molto coinvolgente, con l’obiettivo di capire insieme come poter aiutare formatori e persone da formare a vivere il Vangelo in maniera più incisiva».

Un’esperienza di fede e di condivisione perfettamente in linea con il percorso di fede di Madre Sophia, che a 16 anni ha scelto di mettere la propria vita al servizio di Dio e degli altri.

«All’epoca ero molto giovane – ricorda – Mi sono sentita follemente amata da Dio, amata così com’ero, e di fronte a un amore così forte, che appaga e dà forza, non ho potuto far altro che mettermi a disposizione di Dio e della Chiesa.

Dio è amore, ama ognuno di noi e tutti noi siamo chiamati a realizzare in pienezza l’amore che portiamo in noi. Lasciandoci amare e rispondendo al suo amore riusciamo davvero a condividere, donare e percepire appieno l’amore con cui siamo stati creati. In fondo, lo scopo della nostra vita è amare ed essere amati, come ci insegna anche Chiara Corbella Petrillo.

Le mie origini sono italo-africane – spiega – Sono nata a Venezia e, dopo un periodo trascorso in Africa, sono tornata a vivere con la mia famiglia a Venezia, dove ho portato avanti i miei studi. Dopo la maturità sono entrata nel monastero delle monache benedettine di Offida, dove ho trovato uno stile di vita e di preghiera a me davvero congeniale.

Successivamente mi hanno trasferito ad Ascoli, dove ho aiutato le novizie nello studio della lingua italiana e nella formazione monastica. Infine, nel 2011, le mie sorelle mi hanno eletta badessa».

Oggi Madre Sophia vive nel Monastero di Sant’Onofrio, nel centro storico di Ascoli, insieme ad altre sei suore monache benedettine contemplative di clausura. Il silenzio, la preghiera, l’ascolto della parola di Dio convivono con il lavoro, l’ospitalità, la formazione e un’intensa vita comunitaria, fatta di dialogo, condivisione e apertura con chi ha davvero bisogno di aiuto.

«Io e le altre sorelle, di età compresa dai 47 agli 87 anni di età e di diverse nazionalità, non viviamo una chiusura verso l’esterno, anzi. La clausura è una norma ascetica, un filtro che ognuno di noi pone con l’esterno affinché non tutto ciò che è esterno entri e non tutto ciò che è interno esca. È un aiuto per rimanere in Dio, con Dio e con noi stessi.

Tuttavia, ci sono contatti continui con la comunità ascolana. Usciamo per necessità, ma riceviamo visite da tutte le persone che hanno bisogno di aiuto, di cibo, di fare incontri di preghiera e di meditare. È un monastero aperto all’accoglienza, dato che l’ospitalità è uno dei cardini degli insegnamenti di San Benedetto».

Fede, amore, accoglienza e condivisione sono le parole d’ordine di una comunità in costante cammino, nella consapevolezza di poter rappresentare una guida per le nuove generazioni. Chi cerca consiglio e aiuto troverà sempre una porta aperta a Sant’Onofrio, così come le giovani chiamate dal Signore alla scoperta della propria vocazione.

«Non è una scelta che si compie – precisa Madre Sophia – si è scelti per questa vita e, da parte nostra, si può dare corrispondenza a questa scelta. La cosa più importante è innamorarsi del Mistero, di una vita che si fa per passione, con l’obiettivo di entrare nella profondità della preghiera.

È una scelta molto affascinante, che richiede molto coraggio nello stare nel silenzio e nel buio, così come nella piena luce al cospetto di Dio, collaborando con Lui affinché gli uomini possano sperimentare la bellezza del Mistero divino, rispondendo alla vocazione eterna che è nel cuore di ciascuno di noi».

Federico Ameli:

View Comments (1)