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Arquata del Tronto: la testimonianza di Agostina Petrucci, delle sorelle Vanda e Mariella Fontana e del sindaco Michele Franco: “C’è una comunità da ricostruire”

ARQUATA DEL TRONTO – In occasione dell’ottava commemorazione delle vittime del terremoto del 2016, avvenuta lo scorso Agosto, abbiamo promesso alla comunità di Arquata del Tronto di non abbandonarla, bensì di tenere viva la nostra attenzione sul loro territorio e sulla ricostruzione che si sta attuando. Mantenendo fede alla nostra promessa, abbiamo incontrato alcuni cittadini residenti e dimoranti ad Arquata per farci raccontare come si svolga la loro vita oggi, ad otto anni dal terribile sisma che colpì la popolazione: Agostina Petrucci, Vanda Fontana, Mariella Fontana.

Di quanto è sceso il numero degli abitanti dal sisma del 2016 ad oggi?
Nell’arco di otto anni, molte sono le famiglie che sono andate via da Arquata per stabilizzarsi nelle due città principali della provincia: Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto. Questa scelta è stata congeniale soprattutto per coloro che hanno figli adolescenti, in quanto hanno ritenuto più comodo vivere direttamente nelle città in cui sono ubicati gli istituti scolastici frequentati dai loro figli. Alcuni hanno conservato la residenza qui, ma sono in affitto altrove, altri invece hanno proprio acquistato un altro immobile. La popolazione che dimora stabilmente ad Arquata, quindi, si è dimezzata: non raggiungiamo i 600 abitanti. Dobbiamo dire, ad onor del vero, che ci sono alcuni giovani che coraggiosamente decidono di mettere su famiglia proprio qui ad Arquata, ma si tratta purtroppo di una esigua minoranza.

Dove vivete attualmente e come si svolge la vita quotidiana nelle vostre abitazioni?
La ricostruzione è iniziata tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, ma va molto a rilento. A qualcuno è stata riconsegnata la casa, ma le utenze non sono attive. È chiaro che, senza elettricità, non si possa vivere, quindi dobbiamo attendere che i servizi vengano ripristinati in toto. La maggior parte di noi, dal terremoto del 2016 ad oggi, dopo otto anni, ancora risiede nelle SAE, che sono soluzioni abitative in emergenza, antisismiche e realizzate nel rispetto del risparmio energetico. Parliamo quindi di abitazioni dignitose, che però non possiamo definire case: si tratta di strutture smontabili e riconvertibili molto piccole, di 40 mq per una coppia e di 60 mq per una famiglia di quattro persone. Siamo un po’ accampati, non sappiamo dove mettere le cose e non vediamo l’ora di tornare nelle nostre case. Tuttavia, nonostante i limiti che abbiamo evidenziato, hanno almeno due caratteristiche molto positive. Prima di tutto sono antisismiche, quindi non abbiamo nulla da temere per la nostra incolumità. Nei primi anni la paura del terremoto era molto forte e, ad ogni scossa, saltavamo letteralmente dal letto. Eravamo molto condizionati. Ora, invece, ci sentiamo al sicuro. In secondo luogo, essendo le nostre abitazioni molto vicine, si è creata una certa familiarità tra tutti noi. La vicinanza fisica ha creato una certa vicinanza anche affettiva e quindi tutti abbiamo stretto rapporti con tutti. Siamo molto uniti.

Com’è allora la vita sociale ad Arquata del Tronto?
La vita sociale è molto limitata. Abbiamo un bar e un genere alimentari, ma chiaramente nessuno viene a fare investimenti qui. In estate abbiamo maggiori possibilità: facciamo delle passeggiate tra i nostri boschi, ospitiamo turisti che qui hanno i parenti o la seconda casa e organizziamo qualche festa, soprattutto di natura religiosa, ma per il resto non ci sono molte attività ricreative.
Ci sono alcune iniziative curate dalla Pro-loco, come, ad esempio, la festa del marrone che si è svolta nei giorni scorsi o il mercatino di Natale o la mostra dei presepi.
Anche la vita di fede è cambiata dal punto di vista del culto: a causa del terremoto, infatti, alcuni edifici sono chiusi o perché inagibili o perché non ci sono residenti nella zona, come ad esempio l’antica chiesa di Trisungo. A Messa andiamo a Borgo 1, nella chiesa di legno, dedicata a San Francesco, costruita dopo il terremoto, o alla chiesa San Sebastiano nella frazione di Colle e alla chiesa Santa Croce in Pescara del Tronto. Inoltre, a volte, celebriamo Messa anche nei centri di aggregazione costruiti in alcune frazioni. Questa nuova situazione abitativa, però, ci ha anche fatto crescere spiritualmente. In questo momento una presenza molto importante per il nostro territorio è rappresentato dalle Suore appartenenti  all’Istituto di diritto pontificio delle Figlie della Santissima Vergine Immacolata di Lourdes, che si recano nelle famiglie, visitano gli ammalati e gli anziani, curano il catechismo per i ragazzi e organizzano anche alcuni eventi durante l’anno che sono occasioni di ritrovo. Grazie a queste Suore, che organizzano momenti di incontro per farci stare insieme, ormai è come se fossimo tutti una grande comunità.

Anche il sindaco di Arquata del Tronto, Michele Franco, conferma la necessità di ricostruire le anime, oltre che le case: “La vita sociale non è semplice. Purtroppo tante persone non ci sono più, altre si sono lasciate andare: c’è quindi una comunità da ricostruire, non solo le case. Tuttavia, ripartendo dalle case, dalle scuole e dalle attività lavorative, anche la comunità ripartirà. Quindi da un lato è importantissimo fare del nostro meglio per far decollare veramente la ricostruzione; dall’altro lato, però, non dobbiamo perderci d’animo, bensì realizzare anche giornate di svago, convivialità, condivisione. Per questo motivo incoraggiamo l’associazionismo e sosteniamo la parrocchia. La vita di fede, infatti, è molto viva nel nostro territorio e ci sono molte feste religiose che animano la comunità: quella in onore della Madonna della Salute, che si celebra ogni tre anni a Spelonga, la festa del Perdono del 1° Agosto a Borgo, quella della Madonna delle Grazie a Trisungo, la festa della Madonna della Neve a Faete, quella di San Silvestro a Colle, la festa di San Rocco a Pretare, quella di Sant’Egidio a Piedilama, la festa della Madonna del Soccorso a Pescara Tronto e quella del Santissimo Salvatore che un tempo si festeggiava al centro di Arquata, mentre ora al Borgo. Ringraziamo il vescovo Gianpiero per essere vicino agli ultimi: la sua presenza periodica in mezzo a noi è segno della sua vicinanza.
Come sindaco, posso dire che, oltre all’impegno di pungolare le varie ditte esecutrici dei lavori a rispettare le consegne, la nostra Amministrazione si è presa l’impegno di stare al fianco delle persone che hanno deciso di rimanere qui, al fianco sia degli anziani che sono la memoria storica di questo territorio, sia dei giovani che vogliono un futuro nella città di Arquata. Siamo qui per questo e onoreremo il nostro impegno fino alla fine del mandato.