Di Gianni Borsa
Da Cuba alla Turchia, dalla Bielorussia e dalla Russia fino all’Africa, al Medio e all’Estremo Oriente, giungendo in America Latina. È infinito l’elenco dei Paesi al mondo in cui i diritti fondamentali non vengono rispettati, le libertà individuali e collettive violate, le democrazie annichilite, le donne umiliate, le minoranze etniche o religiose perseguitate. Un mappamondo di ingiustizie e sopraffazioni, di migrazioni forzate e di tratta di esseri umani, di carcerazioni disumane e torture, che troppe volte dimentichiamo, e che il Premio Sacharov del Parlamento europeo ogni anno ci ricorda.
Sì, il valore aggiunto del riconoscimento istituito nel 1988 dall’Assemblea Ue sta proprio qui:nel mettere in luce quelle situazioni in cui i diritti umani sono negati in genere dal potere politico e dalle sue ramificazioni nelle forze dell’ordine o negli eserciti, nei poteri locali, persino nelle magistrature.Il Premio Sacharov per la libertà di pensiero, assegnato per la prima volta a Nelson Mandela e ad Anatolij Marčenko, è il massimo riconoscimento che l’Unione europea assegna “agli sforzi compiuti a favore dei diritti dell’uomo”. È attribuito a singoli, gruppi e organizzazioni “che abbiano contribuito in modo eccezionale a proteggere la libertà di pensiero”. Attraverso il Premio l’Ue “sostiene i vincitori, che sono così rafforzati e legittimati nella loro lotta per difendere le rispettive cause”.
Il Premio nel corso degli anni è giunto a dissidenti, leader politici, giornalisti, avvocati, medici, giovani donne, attivisti della società civile, scrittori, madri, mogli, leader di minoranze, pacifisti, intellettuali. Nomi noti e persone e realtà ai più sconosciuti hanno ricevuto una targa e un assegno (ora di 50mila euro), grazie alle segnalazioni giunte dai gruppi politici all’Europarlamento e alle decisioni poi assunte dal Parlamento stesso.
Tra gli insigniti compaiono diverse persone cui poi è stato conferito il Premio Nobel per la pace.Ma percorrendo l’elenco dei vincitori si scopre la carta geografica delle violazioni dei diritti fondamentali: le donne iraniane che resistono alle costrizioni religioso-culturali, il popolo ucraino, il dissidente russo Navalny (poi morto in un gulag putiniano), l’opposizione democratica bielorussa, Ilham Tohti (economista uiguro), Nadia e Lamiya sopravvissute alla schiavizzazione sessuale da parte dell’Isis, Denis Mukwege medico delle donne violate in Congo, la ragazza pakistana Malala Yousafzai, il giornalista cubano Guillermo Fariñas. Più indietro nel tempo Alexander Dubček figura di spicco della Primavera di Praga, il pacifista kosovaro Adem Demaçi e poi il presidente kosovaro Ibrahim Rugova, le Madri di Plaza de Mayo in Argentina, i giornalisti del quotidiano Oslobođenje di Sarajevo, Leyla Zana prima donna curda a essere eletta al parlamento turco, il leader dell’opposizione al regime cinese Wei Jingsheng.Il Premio Sacharov è approdato anche in Myanmar, a Timor Est, in Sudan, ancora in Cina, più volte in Russia, in Tunisia, Algeria, Siria, Egitto, Libia…Il Sacharov 2024 tornerà invece in Venezuela, Paese dalla democrazia sempre minacciata. La presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola ha annunciato nei giorni scorsi che “il premio viene assegnato a María Corina Machado e al presidente eletto Edmundo González Urrutia per la loro coraggiosa lotta per ripristinare la libertà e la democrazia in Venezuela”. González Urrutia è riconosciuto presidente del Venezuela da diversi Stati, benché sia stato proclamato presidente l’uscente Maduro. “Nella loro ricerca di una transizione equa, libera e pacifica del potere, hanno sostenuto senza paura – ha detto Metsola – i valori che milioni di venezuelani e il Parlamento europeo hanno così a cuore: giustizia, democrazia e Stato di diritto”.
Il premio sarà consegnato durante la sessione plenaria di dicembre. Per ricordarci che libertà, diritti, democrazia sono beni fragili da custodire. Sempre e insieme.