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Vescovo Palmieri: Attraverso l’Eucarestia siamo in comunione con i nostri defunti

DIOCESI – «Ci ritroviamo in questo luogo per pregare. Qui, dove la morte sembra prevalere, la Risurrezione di Gesù dona senso e speranza a tutti noi. Oggi celebriamo la festa di tutti i Santi e affidiamo al Signore tutti coloro che qui riposano: amici, familiari e quanti ci hanno preceduto nel cammino della fede».

Con queste parole il vescovo Gianpiero Palmieri ha aperto la celebrazione di ieri, sabato 1° novembre, presso il cimitero di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto.
A concelebrare la funzione, diversi sacerdoti della città di San Benedetto del Tronto: don Patrizio Spina, don Gianni Croci, don Ulderico Ceroni, don Guido Coccia, don Gianni Capriotti e Padre Mario Amedeo. Hanno prestato il loro servizio all’altare il diacono Walter Gandolfi e il diacono Emanuele Imbrescia.
La Santa Messa è stata animata dal maestro Massimo Malavolta.

Durante l’omelia, il vescovo Gianpiero ha affermato: «Sentiamo vicine le sorelle e i fratelli che qui riposano. Il cimitero è il luogo del riposo, un luogo in cui rimanere vicini ai nostri cari, anche nella preghiera. Con la consapevolezza che il Signore Risorto è in mezzo a noi, ci parla e ci dona il suo Corpo e il suo Sangue nella mensa eucaristica. Nel Pane eucaristico sono presenti i nostri fratelli e le nostre sorelle, che formano un popolo solo, un corpo solo, un Tempio solo nel Signore Gesù, insieme con noi. Noi qui sulla terra e loro nel grembo di Dio.

Anche se preghiamo per loro, per purificare ciò che deve essere purificato, sappiamo che sono nelle mani di Dio. Nell’Apocalisse, c’è un’immagine straordinaria, in cui si vede che il libro della storia umana è nelle mani di Dio, chiuso con sette sigilli. Ci interroghiamo sul senso della storia umana: tante guerre, tanti desideri di libertà, giustizia e verità… Ma in quel libro, custodito dalle mani di Dio, risiede il senso profondo della nostra storia. Soltanto l’Agnello, sgozzato e immolato, immagine del Cristo Risorto, può aprire i sette sigilli. È Gesù che spiega il senso della storia umana.

Alla fine, come si legge nell’Apocalisse, coloro che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello – i 144.000 figli di Israele e tutti i popoli – indosseranno vesti bianchissime. Ecco qual è il senso della storia umana: essa è orientata verso Dio, e la caparra di questa vita piena è lo Spirito Santo, che abita in noi, presenza divina che anima dal di dentro il cuore dell’uomo. Giovanni, nella seconda lettura, ci ricorda che metà del nostro cammino non ci è ancora stata rivelata, ma sappiamo che saremo simili a Dio, perché lo vedremo così come Egli è.

Qual è, dunque, il senso della nostra vita qui sulla terra? Diventare sempre più simili a Dio, a Gesù Risorto. Papa Francesco ci invita a essere simili a Gesù, ognuno di noi in un aspetto: alcuni riflettono il suo sguardo, altri il senso di giustizia che sa indignarsi; qualcuno agisce come buon pastore, altri ancora servono come diaconi o vivono come sposi. Ognuno di noi è chiamato a riflettere il volto di Gesù Risorto, la luce di Gesù Risorto, come un poliedro, ciascuno per un aspetto particolare.

Viviamo le beatitudini insieme a Gesù. Le vie concrete delle beatitudini tracciano una mappa per il nostro cammino terreno. Ogni beatitudine ha due parti: la prima, che ci invita a diventare piccoli, miti, misericordiosi, pacifici, a rinunciare alla violenza, alla soluzione dei conflitti con la forza; la seconda, che ci promette una pienezza donata da Dio. Essere puri di cuore significa rinunciare alla non trasparenza e lasciarsi riempire da Dio, diventando piccoli affinché Egli possa colmare il resto.

Le beatitudini ci indicano la strada verso la santità, il nostro cammino umano di somiglianza a Gesù per crescere nella vita nuova dei figli di Dio. Non è facile diventare piccoli e rinunciare al potere, alla violenza, ai soldi. La morte stessa è quel momento in cui ci facciamo piccolissimi, in cui perdiamo tutto, affinché il Signore possa ridonarci tutto.

Oggi sentiamo vivi i nostri fratelli e sorelle e preghiamo per loro, così come loro pregano per noi. Sant’Agostino ci ricorda che ricevendo il Corpo di Gesù riceviamo il Corpo di Gesù tutto, anche i nostri fratelli e sorelle. Ecco come possiamo entrare in comunione con loro. Alcuni cercano risposte dai maghi e dai ciarlatani, ma è solo nell’Eucaristia che diventiamo un solo corpo con tutti i fratelli e le sorelle. Per questo, quando riceviamo la comunione, anche loro sono nel Corpo di Cristo, sono accanto a noi.

Che il Signore ci sostenga in questa fede».

Redazione: