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FOTO La parrocchia Sant’Egidio Abate protagonista di una notte speciale di riflessione sulla santità

di Anastasia Di Lorenzo e Carletta Di Blasio

SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – È stata una notte speciale di riflessione sulla santità. Nata come una festa che potesse rappresentare una valida alternativa ad Halloween, si è rivelata molto di più: oltre a far conoscere la vita di tre grandi cristiani che hanno ricevuto il dono della santità, l’evento ha veicolato un messaggio potente, sia ai più piccoli, sia ai familiari e agli amici intervenuti per vederli. Il tema, infatti, “stoffa di santità”, che è stato il filo conduttore della serata, è stato anche la metafora di una santità che non si può raggiungere da soli, bensì attraverso la comunione ecclesiale, che tanto viene citata, cercata ed auspicata nelle parole dei protagonisti.

Tutto questo è stato al centro della spettacolazione “Aspettando i Santi … passeggiamo in paradiso” organizzata dai catechisti delle parrocchia “Sant’Egidio Abate” di Sant’Egidio alla Vibrata ed andata in scena Giovedì 31 Ottobre 2024, alle ore 21:00, presso l’oratorio di Villa Marchesa.

L’evento, giunto alla quarta edizione, ha registrato la partecipazione anche del parroco don Luigino Scarponi, promotore ed iniziatore di questa edizione e delle precedenti.
Magistralmente diretta da Sonia Faenza, che ne ha curato anche la sceneggiatura con la collaborazione di Andrea e Mafalda De Luca, la manifestazione ha ricevuto la collaborazione di tutta la comunità che ha messo in campo gli specifici doni e carismi dei partecipanti di diverse realtà e gruppi ecclesiali: prima di tutto una quindicina di bambini di varie fasce di età, dalla 4° della Scuola Primaria fino alla 1° della Secondaria di Primo Grado, che si sono rivelati degli ottimi cantanti, ballerini ed attori; poi una ventina di giovani e adulti che hanno curato gli aspetti tecnici. La scenografia e i costumi, ad esempio, sono stati affidati a Barbara Zambano, mentre l’allestimento di tutte le scene è stato curato da Adele Azzini e Catia Di Feliciantonio.

Quattro gli atti in cui sono state divise le vicende sceniche.
Molto coinvolgente già la scena iniziale, ambientata in Paradiso, dove un San Pietro indaffarato e molto simpatico, interpretato da Andrea De Luca, ha ricevuto una telefonata dal parroco don Luigino, che gli chiedeva di inviare al più presto dei Santi a Sant’Egidio alla Vibrata, per i bisogni più urgenti del paese. Dio e la Madonna, interpretati dai brillanti Maurizio Di Giacomo e Rita Di Carlo, dopo essersi consultati con il patrono Sant’Egidio, impersonato da un vispo Sabatino Pennesi, hanno deciso di mandare due Santi giovani, stoffe preziose, data la forte presenza in questo paese di giovani e anche di manifatture tessili, in passato un settore produttivo e commerciale trainante della località vibratiana, oggi invece in crisi.

Se il primo atto ha messo in evidenza il talento degli attori, nel secondo atto a prevalere è stato il talento degli interpreti nella danza. È stato il beato Carlo Acutis, prossimo alla canonizzazione e interpretato dall’ottimo Samuel Zucconi, il primo Santo ad essere inviato in città. Commovente la rievocazione della quotidianità di questo giovane Santo: ogni giorno Carlo partecipava alla Messa, rimaneva a lungo in adorazione davanti al Santissimo Sacramento ed era solito dire: “L’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo e si va dritti in Paradiso, se ci si accosta tutti i giorni all’Eucaristia!”. Sembra essere proprio la strada che vogliono percorre i bambini della comunità che si apprestano a ricevere questo Sacramento e che hanno reso plastico questo amore di Carlo per l’Eucaristia: Giorgia Benigni, Carlo Biancacci, Emma Capece, Alessandro De Luca, Maria Chiara Di Emidio, Leo D’Isidoro, Christian Matricardi, Malika Menzli, Cloe Monardi, Leonardo Paci, Luigi Teodori. Tutti questi giovanissimi, con le mani sui volanti delle auto, davanti ad un ostensorio scenico, hanno animato una danza sulle note di “Non io, ma Dio”, diretti da Adelina Costantini e Oriana Lelii, sulle coreografie di Denise Tosti.

Il terzo atto, che ha registrato un ritorno preponderante della recitazione, ha regalato agli spettatori un bellissimo momento di passaggio di consegne tra generazioni: un anziano San Giovanni Bosco, portato in scena dall’intenso Luca Di Lorenzo, è stato rappresentato mentre scriveva la biografia del giovane Domenico Savio, convinto della sua santità. Significativa la rievocazione del dialogo avvenuto tra i due Santi durante il primo incontro. Domenico, interpretato dall’ottimo Giuseppe Di Emidio, desideroso di entrare nel suo oratorio, aveva domandato al prete piemontese: “Allora, che pensa di me? Mi porterà a Torino per studiare?”. Don Bosco, sapendo che la mamma del Savio era una sarta, aveva risposto: “Mi pare che in te ci sia della buona stoffa … può servire a fare un bell’abito da regalare al Signore”. E il giovanissimo Domenico aveva replicato: “Dunque io sono la stoffa. Lei ne sia il sarto, mi prenda con lei e farà un bell’abito pel Signore”. Lo scambio di battute tra i due è stato un implicito invito rivolto a tutti gli spettatori a divenire anch’essi buone stoffe per cucire abiti da regalare al Signore.

La morte di San Giovanni Bosco ha aperto l’ultimo atto della spettacolazione, che si è conclusa con l’allestimento di una sartoria in Cielo, tutta all’opera per la vestizione del giovane Domenico Savio. Il canto ”Un abito per il Signore”, interpretato in maniera eccellente da Mafalda De Luca, che ne ha curato anche gli aspetti tecnici e musicali, ha scandito i diversi momenti della realizzazione della veste da parte della modellista, interpretata da Sofia Cristofori, della sarta, interpretata da Fiorella Galiffa, e della Madonna, che ne curava il ricamo e l’ornamento sotto la supervisione attenta e costante di Dio. Toccanti le scene finali della vestizione del giovane San Domenico Savio e dell’arrivo in Paradiso dell’anziano San Giovanni Bosco.

Dopo gli applausi scroscianti del pubblico presente e prima di un momento di agape fraterna organizzato dai genitori dei bambini che si apprestano a ricevere la Prima Comunione, la regista Sonia Faenza ha effettuato una serie di ringraziamenti verso tutti coloro che, in un modo o nell’altro, hanno contribuito alla realizzazione dell’evento.

Presenti tra i numerosi spettatori anche due rappresentanti dell’Amministrazione Comunale della città vibratiana: l’assessora Manola De Santis e il consigliere Giuseppe Meco.
Tutti positivi i riscontri del pubblico, a partire dal giovane Francesco Della Torre, il quale ai nostri microfoni ha dichiarato: «Invitato da mia madre, che ne ha curato la regia e la sceneggiatura, avevo deciso di non partecipare, in quanto avevo altri programmi. Poi, però, sono stato invitato anche da un mio amico che recitava e a quel punto ho pensato di andare a dare un’occhiata soprattutto per sostenere il mio amico e sono rimasto sorpreso di quante persone questo evento ha messo in campo. È stato importante per me riflettere sull’Eucaristia, che spesso noi giovani per impegni o altri diversivi, rischiamo di disertare. Significativa anche la sottolineatura presente sul tema della stoffa: per diventare santi, bisogna fuggire dalla costante tentazione di essere battitori liberi nella Chiesa e affidarsi, come fece Domenico Savio, alle mani di abili sarti, come la grazia di Dio e buoni formatori. Non sono mancati, poi, momenti divertenti che hanno reso la visione piacevole e allo stesso tempo profonda, in grado, secondo me, di riavvicinare alla parrocchia la comunità giovane, spesso completamente assorbita dai preparativi febbrili di Halloween».

Foto di Dario De Santis

 

 

 

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