Giorgia Spurio

ASCOLI PICENO – Nuovo appuntamento dedicato agli autori locali. Questa settimana abbiamo incontrato la scrittrice e poetessa, originaria di Ascoli Piceno, Giorgia Spurio per parlare del suo ultimo lavoro letterario intitolato “Purple Circus” edito da Polissena Fiabe e Poesie.

Il titolo del libro è appunto “Purple Circus”, cosa significa?

“Purple Circus” è una raccolta poetica, pubblicata dalla casa editrice Polissena Fiabe e Poesie. Il titolo cerca di racchiudere il messaggio di una società sempre più attenta all’apparenza e alla spettacolarizzazione della violenza e del dolore. Nei miei versi provo a descrivere il circo come allegoria dell’umanità del nostro tempo. Il tema principale che denuncio è quello della violenza in tutte le sue orribili sfaccettature: da quella psicologica a quella fisica, da quella di genere al bullismo fino a quella sugli animali.  Il colore viola è scelto perché in contrasto al classico rosso di un tendone del circo e perché solitamente è associato, nell’ideologia cristiana, ad avvenimenti nefasti o lutti. Ogni poesia racconta una storia e ha il suo personaggio: acrobata, clown o animale rinchiuso in gabbia. Ogni personaggio diventa simbolo d’altro, metafora universale di una storia su cui riflettere. Tuttavia, come docente non posso non parlare anche di speranza, quella per le nuove generazioni, il seme di una nuova umanità.

Il filo conduttore di questi suoi scritti sono la magia e la malinconia.

Ogni libro ha un suo percorso, la sua ispirazione e il suo messaggio. Ho voluto pubblicare sillogi in cui le poesie avessero un filo conduttore. Effettivamente nei miei scritti provo a fondere questi due elementi: magia e malinconia. Penso che la malinconia sia il primo motore a muovere l’ispirazione poetica, ma ovviamente non è l’unico a spingere la creazione della poesia. Inoltre, c’è della magia intrinseca nella parola. Attraverso il verso possiamo parlare per immagini, descrivere paesaggi o stati d’animo, realizzare ritratti d’inchiostro; a tutto ciò possiamo aggiungere emozioni, suggestioni, idee e riflessioni. È il grande potere della poesia.

Lei afferma che la poesia è un viaggio interminabile. Ci può spiegare meglio?

Il libro si apre con il “Preambolo di un presentatore con il cappello a cilindro” che gioca con le parole e ammalia gli spettatori. La prima cosa detta è: “Una poesia è un viaggio interminabile nel silenzio del popolo nomade che abita le nostre anime”. Penso che ognuno di noi nasconda il suo “Spirito guerriero”, citando Foscolo, che è fuoco domato, è ribellione trattenuta, e la poesia è una continua scoperta di noi stessi. È il mezzo con il quale possiamo analizzarci e far uscire quel nostro essere nomade e rivoluzionario, tirarlo fuori dal suo silenzio e dargli voce.

Questo non è il suo primo lavoro letterario dove affronta tematiche sociali, dalla diversità al pregiudizio. In questo caso si è focalizzata sulla violenza di genere.

Ho sempre voluto dare un tema ben preciso alle mie sillogi. Nel libro “Quando l’Est mi rubò gli occhi” ho scelto l’Oriente per parlare dell’equilibrio degli opposti nel creato, in “Dove bussa il mare” e “L’orecchio delle dèe” il collante è il Mediterraneo come culla di storie incredibili e coraggiose, in “Le ninne nanne degli Šar” affronto il tema del pregiudizio attraverso il viaggio di un bambino. In “Purple Circus” ho voluto focalizzarmi sul tema della violenza e in particolare quella di genere, perché non se ne parla mai abbastanza e ogni forma di oppressione va denunciata. Anche in questo volume prendo in prestito figure e personaggi della mitologia, dell’epica e della tragedia classica. La storia di Edipo diventa l’emblema dell’eroe sconfitto e deriso. È colui che riesce nell’impresa di diventare re, amato e lodato, eppure in un attimo perde tutto. La sua vita intera sembra essere stata costruita su delle bugie. Dal grande eroe, dal re amato, diventa un vagabondo cieco e l’intera famiglia cade in rovina. Non esiste compassione, ma gli spettatori del circo ridono delle disgrazie altrui. Ciò che più mi colpisce e mi addolora del nostro tempo è l’assenza d’umanità, il godere dei dispiacere altrui, il dimenticarsi che da soli non possiamo superare gli ostacoli, ma è l’unione, come ci insegna “La ginestra” di Leopardi, è la solidarietà che realmente contraddistingue il nostro essere umano. Molte poesie all’interno dell’ultima silloge possono essere rilette in questa chiave. In una in particolare, “Big Mary”, mi ispiro a un fatto veramente accaduto nel 1916 in Tennessee. Racconto di una elefantessa appartenente al circo Sparks World Famous Show in America. L’elefantessa maltrattata aveva reagito contro il suo aggressore, un assistente da poco assunto, che di conseguenza perse la vita. L’animale allora doveva essere condannato. La sua impiccagione fu vissuta come un grande spettacolo e su tutti i giornali l’elefantessa fu descritta come un mostro al quale veniva data la giusta punizione. Con questa lirica cerco di aprire riflessioni su più orizzonti. Descrivo il maltrattamento sugli animali, denuncio la loro vita nei circhi, parlo della disumana ingiustizia. Inoltre, cerco di fare un richiamo, una riflessione a chi è vittima di stupro e che spesso si ritrova sui giornali o sui programmi televisivi ad essere condannata lei stessa in quanto semplicemente donna.

Lei è docente di Lettere alla scuola “E. Medi” di Porto Recanati. Qual è il suo approccio con gli studenti e cosa pensa in merito al tema del bullismo che ha affrontato anche in un suo precedente lavoro?

Con gli studenti cerco sempre di instaurare un rapporto di fiducia reciproco. Il tema del bullismo è uno di quei temi che viene affrontato più volte durante l’anno scolastico. Il primo giorno scelgo sempre una parola chiave. Quest’anno siamo partiti dalla parola “Rispetto”: il rispetto verso noi stessi e gli altri, il rispetto verso le scelte altrui senza pregiudizi, il rispetto per la diversità che ci rende unici. Leggiamo molto a riguardo, per esempio racconti e testimonianze adatti alla loro età oppure libri di narrativa presi in prestito dalla biblioteca della scuola, che parlino anche di cyber bullismo. Il tema del bullismo è un argomento che ho affrontato e affronto nei miei scritti, infatti l’ho elaborato anche nel libro delle fiabe “I Bambini Ciliegio e altre storie”. Bisogna parlarne fin dalla scuola dell’infanzia, abituare i bambini a saper esprimere le proprie emozioni e a rispettare se stessi e chi li circonda.

Qual è il riconoscimento che ha ricevuto durante la sua carriera da scrittrice e al quale è più affezionata?

Ho ricevuto vari premi letterari sia in poesia che in narrativa e ricordo ognuno con grande affetto, perché ho sempre vissuto le premiazioni come momenti di condivisione. Sono motivo d’incontro con altri autori, con editori e con appassionati alla scrittura. Per questo motivo diventa per me molto difficile poter scegliere uno solo. Ho nel cuore i premi con i quali ho potuto pubblicare i miei libri e tutti gli eventi con il quale ho stretto delle belle amicizie e collaborazioni. Se dovessi fare una scelta direi il Premio Inedito con il quale ho pubblicato il romanzo “Gli occhi degli orologi”, perché mi ha dato l’opportunità di vivere per tre volte il Salone del Libro di Torino e presentare in occasione della fiera Più Libri Più Liberi a Roma. E queste sono veramente delle esperienze stupende.

Ascoli e Montegallo sono le location di un film che tratta i temi del terremoto e bullismo e che nasce da un suo progetto. Ci può raccontare?

Il progetto del film è nato grazie ad una amicizia. Il merito va a Marco Pietrzela musicista e insegnante, ma anche presidente dell’associazione Egeria, a cui è venuto in mente di portare un progetto contro il bullismo nelle scuole. Così mi ha contattato per poter pensare a un cortometraggio. È nata in questo modo la prima sceneggiatura che ho scritto dopo aver scambiato e condiviso idee sulla storia da raccontare. Dopodiché è arrivata la collaborazione del regista Gabriele Ogiva che ha voluto credere nel progetto e trasformarlo in qualcosa di più, quindi in un film da poter presentare non solo alle scuole. Per cui rimane la mia prima idea, e sono onorata di questo, su cui Ogiva ha costruito la nuova sceneggiatura per il film che ha tra le protagoniste anche la bella e brava Iole Mazzone.  È stata una collaborazione meravigliosa in cui le varie arti si sono intrecciate e ho conosciuto delle persone splendide, aiutando nel mio piccolo e quando ho potuto anche sul set. E poi è una grande emozione vedere la propria città e il proprio territorio protagonisti di un film che affronta due tematiche così forti come il terremoto del 2016 e il bullismo. Tra le località che si sono prestate alle riprese ci sono, oltre ad Ascoli e Montegallo,  anche Montemonaco e Castignano, inoltre va un plauso e un profondo ringraziamento al liceo artistico Licini dove sono stati coinvolti in prima persona studenti e insegnanti. Penso che possiamo imparare tanto dai giovani. Gli studenti, che hanno voluto impegnarsi in questo progetto, dimostrando maturità e sensibilità, sono convinta emergeranno dal film e saranno trasmesse alle ragazze e ai ragazzi che potranno godersi la visione.

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