(Foto Vatican Media/SIR)

“Quanta tristezza quando si vede che si confida soprattutto nei mezzi umani e si affida ogni cosa oggi al management di turno!”. Lo ha esclamato il Papa, nella parte finale della sua “lectio magistralis” alla Pontificia Università Gregoriana, durata circa 45 minuti e lungamente applaudita.

“Come va il vostro rapporto col Signore? Come va la tua preghiera? È meramente formale, o non c’è? Dov’è il tuo cuore”, ha chiesto Francesco ai presenti. “L’università deve essere la casa del cuore”, ha spiegato Francesco, citando San Francesco Saverio e il suo desiderio di “andare in tutte le università per scuotere coloro che hanno più senso di carità, perché si sentissero spinti a fare i missionari”. “Secondo il carisma ignaziano, la cultura è una missione di amore”, ha ricordato il Papa. “Non dimenticatevi il senso dell’umorismo”, la raccomandazione di Francesco, secondo il quale “una donna, un uomo che non ha senso dell’umorismo non è umano”. Poi la citazione della “bella preghiera” di San Tommaso Moro: “Signore, dammi una buona digestione e qualcosa per digerire”. “Da più di 40 anni io la prego tutti i giorni, e mi fa bene!”, ha confessato il Papa, che ha ripetuto l’invito a “non perdere il senso dell’umorismo” e citato Sant’Ignazio: “non è il molto sapere che appaga l’anima, ma il sentire e il gustare le cose”. Alla fine, l’invito ad aiutare gli studenti “a procedere da soli, evitando i labirinti intellettualistici e l’ accumulo nozionistico, e continuando con il gusto dell’ironia”.

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