X

FOTO Grande festa nelle Diocesi del Piceno per l’Ordinazione Diaconale di Giovanni Rossi

ASCOLI PICENOLe Diocesi del Piceno hanno un nuovo diacono, il giovane ascolano Giovanni Rossi. Domenica 10 Novembre 2024, infatti, alle ore 18:00, ad Ascoli Piceno, in una chiesa San Pietro Martire gremita di fedeli, Rossi ha ricevuto l’ordinazione diaconale per l’imposizione delle mani e di preghiera consacratoria del vescovo delle Diocesi di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, mons. Gianpiero Palmieri.

A concelebrare la Santa Messa numerosi presbiteri e diaconi delle due Diocesi del Piceno. Tra i presenti: don Daniele De Angelis e don Francesco Guglietta, rispettivamente parroco e vicario parrocchiale delle comunità di San Pietro Martire e San Marcello, parrocchia di provenienza del giovane Rossi; don Mario Cataldi, don Matteo Mantenuto, don David Montalvo e Giuseppe Puglia, rispettivamente parroco, vicario parrocchiale, collaboratore parrocchiale e diacono della comunità Santi Pietro e Paolo, all’interno della quale Rossi ha vissuto il Cammino Neocatecumenale; don Massimiliano De Angelis, parroco della Chiesa di San Bartolomeo ad Ascoli, l’unica altra parrocchia in cui sono presenti le comunità neocatecumenali; don Gianni Croci, parroco della comunità di San Filippo Neri in San Benedetto del Tronto, dove da poche settimane Rossi sta svolgendo il suo servizio; don Patrizio Spina, vicario generale della Diocesi Truentina e parroco della cattedrale Santa Maria della Marina in San Benedetto del Tronto; don Luigi Nardi, parroco della cattedrale Santa Maria Madre di Dio e Sant’Emidio in Ascoli Piceno; don Gianmarco Lupini, cerimoniere della Diocesi di Ascoli Piceno, parroco in solido della parrocchia di San Benedetto Abate in Marino Del Tronto e vicario parrocchiale della comunità di San Luca Evangelista in Villa Pigna di Folignano; don Davide Tisato, dal 1° ottobre 2024 rettore del Seminario Redemptoris Mater di Macerata ed Ascoli Piceno.

È stato proprio il rettore don Davide Tisato a salutare, all’inizio della Messa, la nutrita assemblea presente alla Celebrazione Eucaristica e giunta per festeggiare con il giovane questo momento importante del suo cammino verso il sacerdozio ministeriale: «la mamma di Giovanni, Lorella; il papà Giuseppe, che ci guarda dal Cielo; i familiari, fratelli e sorelle di Giovanni; i catechisti del Cammino Neocatecumenale, che gli hanno annunciato il Vangelo, e tutta la Quarta Comunità del Cammino, presente nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo; le altre Comunità dei Santi Pietro Paolo e di San Bartolomeo; la comunità parrocchiale di San Filippo Neri di San Benedetto del Tronto, in cui Giovanni sta iniziando il suo ministero, accompagnato dal parroco don Gianni; i fratelli del Seminario Redemptoris Mater di Macerata ed Ascoli Piceno e i fratelli che svolgono questo servizio in missione; infine i fratelli che ci seguono in streaming, in particolare il fratello e la sorella di Giovanni, che sono lontano in missione, e gli amici che ci guardano dalla Papua Nuova Guinea, dall’Australia, da Israele e da Malta, che sono i Paesi in cui Giovanni ha svolto la sua missione in questi anni di formazione come seminarista. Li ringraziamo per la vicinanza».

Rossi, che oggi ha ventotto anni, è entrato come seminarista al Seminario Redemptoris Mater nel 23016, a soli vent’anni. Dopo il rito di ammissione agli Ordini Sacri, avvenuto il 2 Febbraio del 2018, ha ricevuto il Lettorato nel 2019 e l’Accolitato nel 2020. Terminati gli Studi Teologici nel 2021, è stato in missione in diverse zone del mondo, come ricordato dal rettore Tisato. Da pochi mesi sta effettuando il suo tirocinio pastorale in alcune parrocchie locali: in estate nella comunità di San Marcello ad Ascoli Piceno e da un mese nella comunità di San Filippo Neri a San Benedetto del Tronto.

Dopo i riti di presentazione ed elezione del candidato ordinante da parte del rettore don Davide Tisato, la celebrazione eucaristica è proseguita come di consueto.

Dopo la proclamazione del Vangelo, cantato dal diacono Carlos Berrio Lara, il vescovo Gianpiero Palmieri ha  iniziato così la sua omelia: «Carissimi, carissimo Giovanni, è  con gioia che la comunità diocesana di Ascoli Piceno, San Benedetto del Tronto, Ripatransone e Montalto si riunisce oggi per invocare lo Spirito Santo su di te.  Davvero è molto bello! Ed è bello anche constatare come la Parola di Dio, che è stata proclamata in profondità (Mc 12,38-44), parli proprio di quello che stiamo per vivere, del dono che stai per ricevere. Abbiamo l’immagine della vedova, con tutta la povertà e il carico di dignità che appartiene al popolo dei poveri nella Bibbia, cioè coloro che sanno benissimo di non avere niente in questo mondo se non Dio e che sanno quindi di potersi affidare solo e totalmente a Lui. La vedova del Vangelo lo sa. Sa di appartenere ad una categoria di persone che non era protetta, se non dalla Parola di Dio, perché sempre nella Scrittura Dio dice e raccomanda al popolo di occuparsi delle vedove e degli orfani. Ma nello stesso tempo la grandezza di questa donna, che si sente totalmente affidata a Dio, risplende nel gesto che fa: va al tempio e mette due monete. Il Signore, che conosce il suo cuore, sa quale sia il significato del gesto. Lì c’è tutta la sua vita. Il gesto del gettare i due spiccioli significa che tutta la mia vita è nel cuore di Dio, perché lì è il tesoro. È il popolo dei piccoli, dei poveri, il tesoro del cuore di Dio. Questa vedova alza la sua altissima dignità. Lei è nel tesoro di Dio, nel cuore di Dio. Lei appartiene a Lui. Vedi Giovanni, quando prima ho chiesto al tuo rettore se sei degno per il diaconato, in realtà è come se avessi chiesto: “Don Davide, Comunità Cristiana, Giovanni ha capito che fa parte del popolo dei piccoli e dei poveri? Oppure pensa davvero di essere qualcosa e qualcuno in questo mondo?“»

«Come si diventa allora membri di questo popolo? – ha proseguito mons. Palmieri – Vorrei sottolineare due esperienze che conosciamo bene.
La prima la ricordavi anche tu, Giovanni, quando ci siamo visti e ci siamo scambiati dei messaggi: è l’esperienza dell’essere guardati dal Signore Gesù con amore, al vertice, al colmo della consapevolezza della propria miseria; è il suo sguardo di perdono gratuito, totale; è il modo con cui Gesù è passato a servirmi con amore; è pura grazia. Tu scrivevi.  È in quel momento che noi percepiamo di essere – tu dicevi – come il pugno di farina, come quel po’ di olio, nient’altro che questo:  una piccola realtà, ma guardate con amore da Dio, che sa di appartenere a lui. In questa maniera noi, attraverso l’esperienza della misericordia,  entriamo nel popolo dei poveri.
Ma c’è anche un’altra esperienza ed è quella che viene raccontata nella Prima Lettura (1Re 17,10-16): è l’esperienza che fa Elia, quando incontra la vedova a Sarèpta e il figlio. Siamo in piena carestia e questa donna non ha di che mangiare. È rimasto un po’ di lievito, anche un po’ di farina e un po’ d’olio nell’orcio. Lei è una mamma ed ha un figlio e a questo figlio lei vorrebbe garantire la vita, ma non può. Allora con dolore fa l’ultimo gesto: va a prendere un po’ di legna per preparare una focaccia per far mangiare lei e il figlio e poi morire. Ma quando Elia le chiede un pezzo di quella focaccia, la donna non dice no. È una donna meravigliosa, sa che la dignità di una persona è in questa dimensione dell’umano: anche se sto per morire, anche se sono povera, io quello che ho non ce l’ho come una proprietà mia, per questo la condivido con qualche altro. Nella Bibbia è così. Niente mi è stato dato solo per me. Tutto mi è stato dato perché lo condivida. E questa donna lo sa e, anche se le è rimasto un pugno di farina e un po’ d’olio, lei lo condivide.

Il vescovo Gianpiero ha poi citato due grandi santi, che sono un esempio di persone che non hanno perso la propria umanità neanche in situazioni tragiche: San Massimiliano Kolbe e Santa Edith Stein, entrambi morti nel campo di concentramento di Auschwitz durante la Seconda Guerra Mondiale.  «E muoiono – ha detto mons. Palmieri –. Certo, muoiono tutti. Ma muoiono da uomini, da donne, da discepoli di Cristo, da figli del Padre, da poveri, da membri del popolo dei poveri. Anche questa esperienza è molto bella, quando io, nella comunità dei fratelli e delle sorelle in cui vivo,  sperimento la carità che ricevo e la carità che riesco a dare, mi apro quindi alla gioia di appartenere al popolo dei piccoli e dei poveri, al popolo di coloro che sentono che non c’è problema umano che non li riguardi, di quelli che non vivono la carità solo nel proprio gruppo, ma verso tutti. Imparo questo da Gesù servo e lo vivo. Lo vivo davvero».

«Carissimo Giovanni, tu hai scoperto la gioia di far parte di questo popolo dei piccoli e dei poveri – ha concluso il vescovo Gianpiero -, perché sai di essere stato guardato con amore da Dio e sai che tutto è stato un dono di Dio per te. Tu sei povero come Gesù. E con Gesù. Lui è il più piccolo di tutti, il più povero di tutti, perché appartiene totalmente al Padre ed è totalmente donato al padre. Lui sperimenta la gioia di essere il fratello maggiore del popolo dei piccoli e dei poveri. Nel messaggio che mi hai scritto – mi permetterai di condividerlo, perdonandomi spero – “io sono la vedova, anzi mi sento come il pugno di farina. Lui, Gesù, può utilizzare la mia debolezza e povertà per mostrare tutta la sua gloria“. E ancora “servire gli altri per me non è moralismo, ma è grazia. Lui è venuto a salvarmi e a riscattare la mia vita dalla situazione della morte.  Mi ha guardato con amore”. E ancora: È bello essere nella Chiesa oggi e nella Chiesa dare la mia vita per l’annuncio del Vangelo. Oggi è un tempo favorevole per la Chiesa”.  E a me veniva da dire, mentre scrivevo queste cose, sì, forse oggi, perché si sente la Chiesa poverissima e inadeguata.  E allora fai, questa sera, l’offerta di te stesso a Dio. Offriti a Dio con il tuo bagaglio di povertà e di ricchezza, di debolezza e di bellezza. Tu ti offri a Dio. E Dio ti prende. E ti rivestirà degli abiti diaconali, ti riempirà del suo Spirito e ti darà in mano la sua Parola, perché tu possa annunciarla agli altri. È questo che sei chiamato a fare, custodendo sempre nel cuore la dignità del servo, la dignità del povero».

Al termine dell’omelia, il giovane Rossi ha manifestato, davanti a tutto il popolo di Dio riunito per l’occasione, la sua volontà di assumere gli impegni derivanti dal ministero del Diaconato, con umiltà e carità, in aiuto dell’ordine sacerdotale e a servizio del popolo cristiano. Queste le promesse più significative: conformare a Cristo tutta la propria vita, custodendo in una coscienza pura il mistero della fede, per annunziarla con le parole e le opere, secondo il Vangelo e la tradizione della Chiesa; vivere il celibato in segno della sua totale dedizione al Signore; riservare filiale rispetto ed obbedienza al vescovo e ai suoi successori.

Dopo aver preso gli impegni solenni, il seminarista, come previsto dal rito, si è sdraiato a terra e, insieme all’assemblea riunita, ha pregato le Litanie dei Santi, invocandoli per concedere a lui la benedizione. A seguire Rossi si è inginocchiato davanti al vescovo Palmieri, il quale ha imposto le mani sul capo del giovane e ha supplicato il Signore di effondere in lui lo Spirito Santo, affinché lo fortifichi con i sette doni della Sua Grazia, così da compiere fedelmente l’opera del Ministero.
«Sia pieno di ogni virtù – ha detto mons. Palmieri –: sincero nella carità, premuroso verso i poveri e i deboli, umile nel suo servizio, retto e puro di cuore, vigilante e fedele nello spirito. L’esempio della sua vita, generosa e casta, sia un richiamo costante al Vangelo e susciti imitatori nel Tuo Popolo Santo. Sostenuto dalla coscienza del bene compiuto, forte e perseverante nella fede, sia immagine del Tuo Figlio, che non venne per essere servito ma per servire, e giunga con Lui alla gloria del Tuo regno».

Queste le parole che il giovane Giovanni Rossi, con gli occhi lucidi per la commozione ma con il sorriso gioioso che lo contraddistingue, ha rilasciato ai nostri microfoni al termine della Celebrazione: «Sono contento di questa Celebrazione, della fedeltà di Dio alla mia vita, dell’amore di Dio che mai mi ha abbandonato. E proprio mi sento di dire questo a tutti: il Signore non lascia mai solo nessuno, non abbandona mai nessuno. Sento di poter donare la mia vita al Signore per l’evangelizzazione, per portare alle persone questa nuova speranza, che si può vivere una vita nuova in Cristo. Sono grato al Signore per avermi donato la famiglia che ho avuto, la comunità e il Cammino che mi hanno accolto e più in generale tutte le persone che Dio mi ha fatto incontrare, da cui mi sono sentito amato e sostenuto, come stasera. Ringrazio tutti coloro che, in un modo o nell’altro, hanno partecipato alla mia gioia».

Grande la gioia dei fedeli presenti, in particolare dei familiari e degli amici intervenuti, ma anche di tutta l’assemblea: una vocazione al servizio e ad una probabile futura vita sacerdotale è una ricchezza in più per tutta la comunità diocesana, che in questo caso comprende due Diocesi.
Questo l’augurio dei catechisti del Cammino Neocatecumenale che nel tempo lo hanno formato, Gianluca Matricardi e Sara Polini, Ezio Panichi e Teresa D’Agostino, Carlo Vitelli e Rosella Marcucci: «Conosciamo Giovanni da tanti anni e lo abbiamo visto crescere. Vediamo l’opera del Signore nella sua vita: la semplicità, ha avuto i suoi combattimenti, ma lui si è donato semplicemente nella semplicità e nella gioia. Pensiamo che sia una bella vocazione, quindi l’augurio è che il Signore lo custodisca ogni giorno, così da farlo diventare un prete santo per la Chiesa».

La serata si è conclusa con un momento di agape fraterna nei locali parrocchiali della chiesa Santi Pietro e Paolo.

Foto di Simone Incicco e Carletta Di Blasio

 

 

 

 

 

 

 

Carletta Di Blasio: