DIOCESI – Sono ripartite Venerdì 8 Novembre 2024, alle ore 19:00, presso i locali attigui alla Cattedrale Santa Maria della Marina in San Benedetto del Tronto, le lezioni della Scuola di Formazione Teologica della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, che, a cinquant’anni esatti dalla sua fondazione, apre ufficialmente le porte anche alla Diocesi di Ascoli Piceno, condividendo docenti e discenti. Se, infatti, già da alcuni anni era stata avviata una collaborazione, tuttavia si trattava solo dell’assegnazione di qualche cattedra o della partecipazione di alcune specifiche categorie di studenti, come ad esempio i candidati al diaconato. Da quest’anno, invece, la condivisione tra la due Diocesi sarà totale e la Scuola quindi sarà aperta a tutti i fedeli delle due Diocesi del Piceno che vogliono approfondire la conoscenza di Dio e della Chiesa.
Durante l’assemblea di inizio anno accademico, che si è svolta alle ore 18:00, poco prima dell’inizio delle lezioni, il vescovo Gianpiero Palmieri, ha illuminato gli studenti su cosa sia davvero la sapienza di Dio, commentando in particolare il primo capitolo della lettera di Giacomo e il proemio della costituzione apostolica “Veritatis Gaudium“.
In particolare, ripercorrendo il primo capitolo della lettera di Giacomo (Gc 1, 1-27), mons. Palmieri ha spiegato le caratteristiche della sapienza di Dio: «La prima peculiarità della sapienza di Dio è che essa nasce da una ricerca dell’uomo. “Se qualcuno di voi è privo di sapienza, la domandi a Dio” – dice il testo evangelico. Eccoci: siamo noi che non abbiamo sapienza. È l’uomo che si riconosce privo di sapienza e la domanda con insistenza a Dio. E Giacomo ci dice che c’è speranza per tutti, perché Dio dona sapienza a tutti coloro che la chiedono, con semplicità e senza condizioni. Anzi una condizione c’è. L’unica: che la domandi con fede, senza esitare. E qui c’è l’immagine bellissima dell’onda del mare, mossa e agitata dal vento, a cui viene paragonato chi esita. “Un uomo così – dice Giacomo – non pensi di ricevere qualcosa dal Signore: è un indeciso”, letteralmente con due anime, due mondi interiori, quindi “instabile in tutte le sue azioni”.
Andando avanti nella lettura del testo, scopriamo anche un’altra caratteristica: la sapienza di Dio viene dall’alto, viene donata dal “Padre della Luce”. Nel mito della Genesi, ad un certo punto, nel giorno uno, Dio dice: “Sia la Luce“. “E Luce fu”. I rabbini si chiedevano che Luce fosse quella, visto che gli astri, il sole, la luna e le stelle sarebbero stati creati successivamente, al quarto giorno. La Luce del principio, dell’eternità di Dio, è la Parola luminosa di Dio. La sapienza che viene dall’Alto, regalata da Dio, cioè la Parola di Dio, è la Luce che viene dall’Alto. “In Lui (cioè in Dio) – dice Giacomo – non c’è variazione né ombra di cambiamento“.
Il testo continua elencando altre tre caratteristiche della sapienza di Dio. Prima di tutto questa Parola eterna di Dio è quella per mezzo della quale siamo stati rigenerati, “generati per mezzo della Parola di Verità, per essere una primizia delle sue creature” – dice Giacomo. Dunque, questa sapienza che viene dall’alto è la Parola che ci dona la vita, ci rigenera.
Poi questa Parola è anche molto potente: se viene accolta “con docilità”, infatti, ci porta alla salvezza.
Infine la sapienza di Dio vuole mettere radici nella nostra vita, cioè diventare pratica. “Siate di quelli che mettono in pratica la Parola e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi” – dice Giacomo – “perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: appena si è guardato, se ne va e subito dimentica come era. Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato, ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla”. Mettere in pratica significa che la Parola si impregna talmente tanto nella nostra vita che plasma pensieri, sentimenti, azioni. Diventa carne. La Parola è come uno specchio: noi ci mettiamo davanti a lei – lei che è la radice della libertà – e riconosciamo il nostro vero volto. Quando invece fissiamo lo sguardo su di lei, ma non la trasformiamo in vita, ecco che è come trovarsi davanti allo specchio e dopo un po’ dimenticarci di come eravamo».
Analizzando l’immagine della Parola rappresentata come uno specchio, il vescovo Gianpiero ha poi spiegato cosa sia lo studio della Teologia: «In fondo cos’è lo studio della Teologia, nella diversità delle sue discipline? Noi abbiamo accolto questa Parola luminosa nel nostro intimo ed essa pian piano, sempre di più, mette radici dentro di noi. Uno dei modi per far sì che la Parola metta radici nella nostra vita è la comprensione. Una comprensione che è fatta non soltanto con la mente, ma anche con il cuore, che diventa anche pratica nella nostra vita. In questa maniera lo studio della Teologia permette il radicarsi in noi della Parola, che si diffonde del tutto dentro di noi ed illumina così ogni parte della nostra esistenza. Studiare Teologia significa così scoprire le straordinarie ricchezze della Parola di Dio.
In ogni stagione della storia noi facciamo Teologia e la facciamo in maniera diversa, perché diversa è l’epoca in cui interroghiamo la Parola di Dio. Ricordate che abbiamo detto che è come lo specchio? Allora attenzione all’epoca storica o al periodo di vita che stiamo vivendo. Attenzione a metterci davanti alla Parola e a non specchiarci la nostra vita. L’effetto sarà lo stesso raccontato da Giacomo: guardiamo un attimo la Parola, ma poi ci dimentichiamo quello che la Parola dice di noi, perché non l’abbiamo interrogata con le domande della nostra vita di oggi. Magari abbiamo fatto un ottimo lavoro di erudizione, abbiamo approfondito il senso preciso di un’espressione oppure abbiamo studiato in maniera filologica molto attenta gli autori antichi o approfondito la storia del Concilio per capire esattamente il senso delle espressioni. Tutto lavoro preziosissimo! Ma finché non è la nostra vita che si mette davanti allo specchio, il rischio è che tutto questo non sia incontrare la Parola, il rischio è quello di mettersi allo spicchio e dimenticare tutto la mattina dopo.
Ognuno di noi, dunque, si metta davanti allo specchio della Parola con la propria faccia, la propria vita, la propria epoca!».
Mons. Palmieri ha poi proseguito la sua prolusione, analizzando il proemio della costituzione apostolica “Veritatis Gaudium“: «Fino a poco tempo fa, “Sapientia Christiana” era l’unico documento che regolava gli studi teologici nel dopo Concilio. Poi papa Francesco nel 2018 ha promulgato la costituzione apostolica “Veritatis Gaudium” come una elaborazione del documento precedente.
Nel Proemio il pontefice sottolinea questa dualità che abbiamo detto finora: da un lato la Parola di Dio, la rivelazione di Dio, insegnata nella Scrittura e nella Tradizione ecclesiale; dall’altra l’uomo di oggi, le domande di oggi, il nostro volto e i nostri interrogativi. Qui si realizza in più una circolarità importante: da una parte la Parola di Dio ci dice chi siamo; dall’altra parte, proprio perché interroghiamo la Parola di Dio, ne tiriamo fuori tutti i tesori, anche quelli più nascosti, che fino ad ora non hanno trovato comprensione, non hanno trovato una piena consapevolezza, non sono emersi in tutta la loro straordinaria bellezza. È come se la nostra immagine nello specchio facesse emergere in primo piano, in prima luce, ogni volta dettagli diversi, lasciandone sullo sfondo altri. Non c’è da meravigliarsi che nella Teologia questo sia accaduto molte volte: alcune questioni ritenute fondamentali in passato, oggi sono sullo sfondo, ritenute marginali, e viceversa.
Scrive papa Francesco al num.2 della “Veritatis Gaudium” che l’obiettivo del Concilio era superare la frattura fra la teologia e la pastorale, tra la Parola di Dio e la vita di tutti i giorni. “Oso dire che ha rivoluzionato in una certa misura lo statuto della Teologia, il modo di fare e di pensare credente“: scrive il Pontefice. Il mistero di Cristo, dunque, agisce nella vita della Chiesa, ma anche nella storia del genere umano che si interroga. È lo schema del documento conciliare “Gaudium et spes“, la costituzione pastorale dove non c’è soltanto una Chiesa che insegna e un mondo che apprende, perché non è che da una parte Dio c’è, mentre dall’altra parte non c’è.
Quindi, quando dagli uomini, dal mondo, emergono delle domande, ci può essere la convinzione che le domande più importanti, più profonde, più vere vengano per illuminazione del mistero di Cristo, vengano dallo Spirito Santo. Dall’altra parte c’è il deposito della rivelazione della Scrittura, della Tradizione della Chiesa, dove agisce lo Spirito Santo per illuminare gli uomini. È come dire che Dio sta qui, ma sta pure lì. Dio guida la storia umana e lo Spirito si fa sentire attraverso i segni dei tempi».
«Come fare allora a raggiungere questo scopo? Quale è il compito della nostra Scuola di Teologia? – ha chiesto mons. Palmieri -. Ecco la risposta:
– prima di tutto la meditazione e lo studio della Sacra Scrittura quale anima di tutta la Teologia;
– poi la partecipazione alla Sacra Liturgia, quale prima e necessaria sorgente di vero Spirito Cristiano, come ad es. il patrimonio dei testi liturgici;
– infine lo studio sistematico della Tradizione viva della Chiesa, in dialogo con gli uomini del proprio tempo, in ascolto profondo dei loro problemi, delle loro ferite, delle loro istanze. Quindi non le varie tradizioni che sono singole decisioni umane, ma la Tradizione con la T maiuscola, ovvero la vita della Chiesa nella storia, in dialogo con il nostro tempo: che lo vogliamo o no, infatti, questo è inevitabile! Allora anche le questioni spinose non vanno messe sotto al tappeto, bensì vanno approfondite. Può capitare che questioni, che un tempo erano sullo sfondo, oggi siano in primo piano e vadano quindi trattate ed analizzate. Vi faccio un esempio pratico: quando andavo nelle Scuole, soprattutto nelle classi quinte, un tempo la domanda ricorrente era: “Si può fare sesso prima del matrimonio o no?“. Oggi, invece, la domanda più ricorrente riguarda l’omosessualità. Questo tema, a mio giudizio, non lo abbiamo ancora approfondito bene. Anche su questo e su altre domande bisogna fare chiarezza.
Ecco allora come si fa Teologia! Non con l’atteggiamento di chi va a vedere i reperti in un museo, bensì con l’atteggiamento di chi va ad interrogare la Parola di Dio per lasciarsi illuminare e farle mettere radici nella propria vita. Quindi ascoltiamo la Scrittura, studiamo la Tradizione ecclesiale e in particolare la sua vita liturgia, approfondiamo la Tradizione e la Teologia della Chiesa in dialogo con gli uomini del nostro tempo e alla luce dei loro interrogativi. Fare Teologia in questo modo è assolutamente entusiasmante! Questo è il metodo! È così che stiamo andando a fare Teologia. In questo modo».
«La Scuola di Formazione Teologica – ha concluso il vescovo Gianpiero – si pone quasi al cuore di tutti i processi formativi della Chiesa Locale. Io immagino questa formazione a cerchi concentrici, con un centro comune che si dirama verso percorsi diversi a seconda degli interessi della persona o dei servizi svolti in parrocchia».
Il segretario della Scuola, il dott. Alessio Perotti, ha poi preso la parola per illustrare i dettagli tecnici del nuovo anno accademico, come l’orario e le materie: “Le lezioni si terranno ogni Venerdì dalle ore 19:00 alle ore 22:00 in presenza, presso i locali della sede della Scuola di Formazione Teologica, in via Pizzi n. 6 a San Benedetto del Tronto.
La nostra Scuola lavora in costante sinergia con altri Uffici Diocesani, come ad esempio il Servizio di Apostolato Biblico della Diocesi e il G.R.I.S. (Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa ) Diocesano. Sono perciò previsti durante l’anno alcune iniziative condivise, così come è prevista anche una giornata di visita nel territorio delle nostre Diocesi per apprezzarne meglio i suoi tesori artistici e culturali.
La nostra Scuola è altresì caratterizzata da una grande flessibilità. Ogni studente infatti potrà scegliere se aderire all’intera proposta formativa o iscriversi solo a singoli corsi o singoli seminari”.
Ricca l’offerta formativa per il nuovo anno accademico, come riportato nel file allegato.
Queste le parole di don Lorenzo Bruni, direttore della Scuola di Formazione Teologica: «Il mio primo pensiero è un profondo sentimento di gratitudine verso tutti coloro che in qualche modo hanno speso il loro tempo e le loro energie in questi cinquant’anni della Scuola: a padre Giuseppe Crocetti, che l’ha fondata e diretta per circa quarant’anni; ai vescovi, da Radicioni a Chiaretti, da Gestori a Bresciani, fino a giungere al vescovo Palmieri, che, nonostante siano trascorsi solo pochi mesi dal suo ingresso nella Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, ha già manifestato interesse per la nostra realtà informativa, aggiungendo anche alcuni docenti dell’ormai sorella Diocesi di Ascoli Piceno.
La Scuola ha inaugurato il nuovo anno accademico in maniera assolutamente inconsueta, ma efficace, attraverso la prolusione del vescovo Gianpiero, una lectio magistralis di circa un’ora sulle Sacre Scritture e sulla costituzione apostolica “Veritatis Gaudium“, che già aveva avuto modo di approfondire con il Collegio dei Docenti. Interessante anche il confronto con gli studenti, avvenuto dopo la prolusione del vescovo.
Rivolgo ai laici delle due Diocesi del Piceno un caloroso invito a partecipare ai corsi che, in maniera rinnovata e variegata, offriamo quest’anno. L’accesso alla formazione teologica purtroppo è reso più difficile – se non addirittura scoraggiante – dal fatto che sia tutta concentrata a livello regionale nel capoluogo di Ancona: chiunque abbia una famiglia ed un lavoro, è fortemente penalizzato nel dover raggiungere la sede regionale una o più volte alla settimana. In questo contesto la nostra Scuola è una grande opportunità per il nostro territorio e spero quindi che possa essere sempre più partecipata e sfruttata nella sua esperienza di approfondimento delle scienze teologiche, ma soprattutto delle Sacre Scritture. La perla nascosta del piano di studi appena presentato, infatti, è rappresentata dalla presenza di sei corsi sulle Sacre Scritture, così da abbracciare l’intero Corpo biblico. Come già avvenuto per l’ambito della Comunicazione delle due Diocesi, così anche per la Formazione, a cui è deputata la nostra Scuola, il cammino dell’unità pastorale tra le due Chiese, ormai unite nella persona del vescovo Gianpiero, diventa efficace. E credo che tutti possiamo già sperimentare che questa sia una grande risorsa per il territorio piceno».
Chi fosse interessato a frequentare la Scuola di Formazione Teologica ha tempo fino al 30 Novembre per compilare l’iscrizione on line o in sede. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito della Scuola: www.scuoladiformazioneteologica.it.
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