(Foto Missio/Annechini)

Di Ilaria De Bonis

(Montesilvano) “Noi in Brasile crediamo fortemente che la storia climatica la si cambia a partire dai territori”. Non si può pensare di preservare il clima “finanziando le lobby di potere e i governi”. In linea con quanto afferma Papa Francesco, che alla Cop29 di Baku chiede una nuova architettura finanziaria e insiste sul condono del debito ai Paesi poveri, padre Dario Bossi, comboniano in Brasile, afferma: “Va finanziato un multilateralismo dal basso, quello cioè delle comunità indigene e afro-discendenti”.

Sostenere le comunità. Il missionario vive e lavora nella foresta amazzonica e in questi giorni è stato a Montesilvano per il Forum missionario della Fondazione Missio. Ha spiegato:“Il Papa stesso lo dice e lo ha anche scritto nella Laudate deum: la scommessa è il multilateralismo dal basso. Non quello dei ricchi”.La governance globale, secondo padre Dario, “è indebolita rispetto al potere e all’arroganza delle nazioni che vivono di sovranità autoreferenziale. Dobbiamo invece – ripete convinto – rafforzare il multilateralismo dei piccoli, delle comunità”.
Per il summit sul clima in corso a Baku, Papa Francesco, tramite il Segretario di Stato Parolin ha invitato le nazioni ricche a riconoscere la gravità di tante decisioni passate e a condonare i debiti ai Paesi poveri. “Più che generosità, è questione di giustizia”, questo il messaggio.“C’è un debito sociale e ambientale enorme, tra i nord del mondo e il sud globale, marcato da rapporti neocoloniali che sussistono”, spiega padre Bossi.“É davvero questione di giustizia e di urgenza: se non investiamo in una vera alleanza con i Paesi del Sud, saremo tutti insieme vittime di successivi disastri ambientali, l’ultima e più esplicita conseguenza di un debito mai saldato…”.

Le organizzazioni locali. Ma come farlo? Dando sostegno “alle organizzazioni locali, alle reti di contadini e di pescatori, agli attivisti, che hanno già dimostrato di voler investire soldi a partire dalla loro presenza sul territorio”.Questi gruppi indigeni, ambientalisti, “hanno capacità di riconoscere i meccanismi per garantire l’equilibrio climatico e ambientale”, argomenta il comboniano.Sono loro i veri protagonisti, perché si battono per preservare un sistema che tutelano da sempre. “Purtroppo l’Onu non riesce a farlo, perciò il Papa con molta lucidità definisce l’immagine del multilateralismo fatto da una rete fitta e sottile di persone che si avvia a partire dai territori”. La Chiesa brasiliana porterà le sue istanze alla Cop29 ma soprattutto alla Cop30 che si terrà proprio a Belem, in Amazzonia.

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