DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse, del Monastero Santa Speranza.
Cosa accomuna il brano tratto dal libro del profeta Daniele ed il Vangelo di questa domenica? Entrambe le letture ci presentano una analoga situazione.
Daniele ci parla di «un tempo di angoscia come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo…». Ma, continua Daniele, proprio «in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro».
Nella pagina evangelica anche Gesù parla di giorni nei quali «il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo».
Può sembrare un po’ tetro lo scenario che ci viene presentato da questa parola, le parole di Daniele e di Gesù potrebbero incutere paura, quasi terrore. Si parla di angoscia, di tribolazione, di distruzioni, di sconvolgimenti. Ma, andando in profondità, possiamo toccare con mano il loro essere, entrambe, parole di speranza.
Il discorso di Gesù non racconta la fine del mondo ma la conclusione della storia, che non sono la stessa cosa. Non descrive le situazioni in cui verranno a trovarsi gli ultimi uomini, ma le nostre quotidiane situazioni: persecuzioni, catastrofi, guerre sono cose che appartengono ad ogni epoca della storia, non soltanto alla fine.
Situazioni da leggere, prosegue Gesù, a partire dalla certezza del ritorno glorioso del Signore.
Così anche le parole di Daniele. In un tempo di persecuzione e gravi difficoltà, tutte cose che possono portare il singolo e la comunità allo scoraggiamento, il profeta sottolinea al popolo le ragioni della fiducia: proprio nel tempo dell’angoscia il popolo sarà salvato, quelli che dormono nella polvere si risveglieranno, «i saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento».
Certezza del giudizio e certezza del trionfo di Gesù, timore e consolazione, vigilanza e fiducia costituiscono l’atteggiamento fondamentale con il quale il cristiano è chiamato ad affrontare il presente della storia nel quale vive e prende decisioni.
E proprio guardando lo scorrere del tempo, ci è chiesto di riscoprire che questo oggi, che ogni oggi è il momento decisivo, perché proprio oggi, proprio ora, quando angoscia e tribolazione si fanno più intense, Dio viene a salvare il suo popolo.
Come quando vediamo il ramo dell’albero di fico diventare tenero e spuntare le prime foglie noi deduciamo che arriva la bella stagione, così quando si staglia all’orizzonte quello che più spaventa, proprio in quell’ora, in quell’oggi, occorre cogliere la presenza del Figlio dell’uomo, del Risorto: Lui che ha già attraversato angoscia e morte, mostrandoci la loro sconfitta.
La Scrittura ce lo conferma: «Il cielo e la terra passeranno – dice Gesù – ma le mie parole non passeranno».
Per questo preghiamo con il salmista: «Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare […]. Il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa».
Vegliamo, allora, perché possiamo sempre avere la forza di alzare e rialzare lo sguardo e riconoscere così il Signore che ci viene incontro.