MONTEPRANDONE – Sabato 16 novembre, alle 18.30, nella Sala Giovanni Paolo II presso la parrocchia Sacro Cuore di Gesù di Centobuchi, centinaia di persone hanno partecipato a un incontro con il sacerdote e scrittore di libri e saggi di carattere filosofico, teologico e spirituale, don Luigi Maria Epicoco.
Il sacerdote, in questa occasione, ha invitato i presenti a riflettere sull’attesa che ogni fedele dovrebbe vivere nel periodo dell’Avvento, del Natale e in vista dell’imminente Giubileo dell’Anno Santo, che inizierà il 24 dicembre 2024.
«Ci prepariamo ad affrontare l’Avvento», ha detto don Epicoco, «ma come lo facciamo? Sappiamo davvero attendere? Oppure lo viviamo in maniera ripetitiva, anno dopo anno, con la stessa ritualità monotona? Dobbiamo imparare ad attendere perché fa parte della nostra vocazione. Occorre rimanere in attesa con la speranza. La speranza ci differenzia dagli altri. Da come aspettiamo, ci distinguiamo come cristiani».
Don Epicoco ha sottolineato che bisogna ripartire ogni anno con la predisposizione alla riflessione e all’accoglienza della speranza nelle proprie vite, resa possibile dalla parola di Gesù. «Con l’Avvento, il Signore ci offre una nuova occasione per un cammino di conversione», ha aggiunto.
Proseguendo nel suo intervento, il sacerdote ha posto un’altra domanda: «Ma dove troviamo la speranza?». E ha risposto: «La troviamo nella nostra umanità, nascosta nelle cose concrete della vita. La possiamo riconoscere nei familiari, negli amici, in ciò che ci circonda e, soprattutto, nella parola di Dio. Dio ci insegna ad aspettare. Ci insegna l’attesa nei tempi e nei modi che Lui decide. Senza questa capacità, diventiamo pretestuosi, pieni di rabbia e risentimenti».
Citando figure bibliche come Abramo, Mosè e Anna, don Epicoco ha ricordato che anche loro hanno vissuto l’attesa con fiducia e speranza. «Dio ci chiede di aspettare e di attraversare la purificazione del tempo. Bisogna imparare ad accogliere senza rovinare l’attesa. Ecco a cosa serve l’Avvento: a purificarsi. Bisogna decidere di prendere in mano la propria vita e darle un senso autentico, agendo con i fatti, come Dio che si è fatto Verbo ed è venuto in mezzo a noi».
Don Epicoco ha quindi concluso che solo così l’Avvento, il Natale e il Giubileo avranno un significato autentico. Ha invitato inoltre i presenti a riflettere: «Chi vogliamo essere? Abbiamo il dono della libertà e siamo artefici della nostra vita. Non adagiamoci nella superficialità, ma desideriamo la pienezza del nostro essere».
«Siamo così assuefatti che, nelle nostre vite, non vediamo più il bene alla fine della giornata», ha osservato. «Chiediamo dunque a Dio la grazia della speranza per testimoniare agli altri cosa vuol dire essere cristiani. Bisogna essere “pellegrini di speranza”!», ha concluso.
L’incontro si è concluso con un lungo applauso da parte del numeroso pubblico, che ha riconosciuto nella riflessione di don Epicoco una vera lectio magistralis sulla giusta attesa, nei modi e nei tempi di Dio, per vivere un autentico Avvento, un Santo Natale e l’Anno giubilare.