Il picchetto di ieri sera, 20 novembre

COMUNANZA – La Beko Europe, la divisione dell’ex Whirlpool recentemente acquisita dalla multinazionale turca Arcelik, ha deciso di ridimensionare la propria presenza in Italia, con gravi ripercussioni per le Marche. Tra le misure adottate, c’è la chiusura dello stabilimento di Comunanza e il ridimensionamento di quello di Fabriano. La decisione ha scatenato una forte preoccupazione nelle istituzioni locali, nei sindacati e nei lavoratori, che temono un impatto devastante sul tessuto socio-economico delle aree interne.

“La situazione è estremamente difficile, c’è uno sciopero in corso. Oggi pomeriggio si terrà un Consiglio comunale straordinario per trattare questa questione vitale per Comunanza e per l’intero territorio”, afferma il sindaco di Comunanza, Domenico Sacconi. “Stiamo cercando di creare una delegazione che ci porti direttamente al primo ministro, perché la questione ha assunto una dimensione tale che occorre interagire direttamente con il presidente del Consiglio. C’è una grande preoccupazione. Parliamo di circa mille addetti tra interni e indotto, e la situazione rischia di minare anni di investimenti per la ricostruzione del nostro territorio, sia dal punto di vista sociale che economico”.

Il sindaco Sacconi sottolinea come la chiusura dello stabilimento rappresenterebbe un grave danno per l’intera area, che sta cercando di risollevarsi dalle conseguenze del sisma. “La chiusura di Beko a Comunanza va assolutamente scongiurata. Stiamo realizzando un’azione di rilancio e sviluppo economico, e non possiamo permettere che venga minata da decisioni aziendali di questo tipo”.

Il Commissario Straordinario per la ricostruzione del sisma, Guido Castelli, ha espresso la sua ferma contrarietà alla decisione della multinazionale. “La chiusura dello stabilimento di Beko Europe a Comunanza va assolutamente scongiurata perché determinerebbe un grave danno per tutto quel territorio che, con grande volontà, sta cercando di risollevarsi dopo le conseguenze del sisma del 2016. Ringrazio il Governo, e in particolare il sottosegretario Bergamotto, per l’attenzione e la prontezza dimostrata attraverso risposta nella quale viene sottolineata la contrarietà rispetto al Piano presentato da Beko Europe e l’intenzione di far rispettare la Golden power. A Comunanza e in tutto il cratere sisma stiamo realizzando un’azione strutturale di rilancio e sviluppo economico che non può essere minata da azioni come quella comunicata oggi”. Il Commissario Castelli, dunque, ha ribadito che: “Il lavoro, nei nostri territori, è vitale per contrastare il fenomeno dello spopolamento e sono certo che verranno compiute tutte le azioni necessarie per tutelare i dipendenti e l’indotto”.

Anche le sigle sindacali, tra cui Fim, Fiom, Uilm e Ugl, hanno manifestato una netta opposizione alla decisione di Beko di chiudere lo stabilimento di Comunanza. “Ieri (mercoledì ndr.) al Ministero, Beko ha comunicato la chiusura dello stabilimento, con una data limite fissata per il 31 dicembre 2025 – hanno dichiarato i rappresentanti sindacali – Questo rappresenta una catastrofe sociale ed economica per il territorio montano, che vedrebbe una desertificazione industriale. Ai 330 dipendenti diretti della multinazionale si sommano i lavoratori dell’indotto, mettendo in pericolo l’economia di un’intera area. Ci opporremo con tutte le nostre forze a questa sentenza. Esortiamo il Governo all’applicazione della Golden power, come ribadito dal ministro Urso, e le istituzioni ad unirsi alle nostre iniziative”.

Anche il Segretario Nazionale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera, ha condannato fermamente la decisione di Beko. “Doveva essere annunciato un piano industriale per rilanciare il settore e i siti italiani con nuovi prodotti e investimenti. Invece ci viene proposto un piano di dismissione. Non accettiamo imposizioni unilaterali e chiediamo al governo di intervenire immediatamente, mettendo in campo la Golden power per fermare questa distruzione del settore degli elettrodomestici in Italia”.

La preoccupazione per il futuro occupazionale dei lavoratori è palpabile. Le sigle sindacali hanno proclamato lo stato di agitazione in tutti gli stabilimenti fino alla riapertura del tavolo previsto per il 10 dicembre prossimo. “Non accetteremo posizioni aziendali unilaterali senza un confronto –  ha ribadito Spera – Vogliamo un piano a lungo termine che scongiuri chiusure e licenziamenti. Non possiamo accettare la chiusura di due stabilimenti storici e l’esubero di oltre 2.000 lavoratori”.

In questo scenario di forte incertezza, la politica e i sindacati si uniscono nell’appello al governo, sperando che vengano prese misure concrete per salvaguardare l’occupazione e lo sviluppo del territorio marchigiano, minacciato dalla chiusura di uno stabilimento simbolo della produzione industriale locale.

La situazione di questa mattina, 21 novembre

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