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Carceri e minori. L’impegno di imprese, Terzo settore e Chiesa

Foto Calvarese/SIR

Filippo Passantino

L’annuncio è arrivato nei giorni scorsi dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio: “Entro dicembre entreranno in servizio 354 funzionari pedagogici e 450 addetti ai servizi sociali”. Il sottosegretario, Andrea Ostellari, spiega la ‘ratio’ di questa scelta: investire sulle persone che possano sostenere i minori negli ipm. Si tratta di “ruoli fondamentali per cercare di ridare dignità ai ragazzi”. “Il funzionario pedagogico li sostiene in percorsi di recupero – osserva -. Assieme alla polizia penitenziaria devono alimentare la speranza”. Perché “il nostro ordinamento determina di tenerla accesa attraverso strumenti riabilitativi. E noi lo facciamo con la formazione e il lavoro, con le persone che ci accompagnano nel circuito carcerario, assieme al Terzo settore, alle imprese e la Chiesa”. E gli attori di questi tre ambiti si sono ritrovati a dialogare con alcuni esponenti del governo nel confronto sul loro ruolo “a supporto della riabilitazione dei giovani negli istituti minorili”, promosso dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede in collaborazione Eni Foundation.

La voce delle imprese è rappresentata proprio da Eni che ha presentato il proprio impegno nel sociale, soprattutto attraverso la propria fondazione, con l’attività di “costruire reti”, “intercettandole, attraverso il potenziamento delle infrastrutture istituzionali, che sono di solito quelle dei ministeri della Salute dei Paesi dove operiamo, e lo riferiamo ai servizi eventuali presenti sul territorio – spiega il presidente Domenico Giani -. Lo stesso facciamo attraverso questa rete per introdurre nella società i giovani”. Per il Terzo settore la voce è quella di Lucia Ercoli, presidente dell’Associazione Fonte d’Ismaele OdV, che con il supporto di un atelier d’arte ha realizzato un laboratori di mosaico. Un manufatto è stato allestito e installato nel sottopasso che congiunge Tor Bella Monaca a via Casilina, a Roma: 350 bambini di 40 nazionalità hanno lavorato insieme con il coinvolgimento dei genitori. Nel loro mosaico hanno disegnato il loro quartiere, Tor Bella Monaca – periferie est della Capitale – nella prospettiva della città ideale. Hanno partecipato anche minori del dipartimento per la messa alla prova. “Quello più violento per i suoi metodi ha riconosciuto col suo gergale di aver collaborato a qualcosa di bello per cui vale la pena cambiare”, racconta Ercoli. L’impegno della Chiesa ha il volto e le mani di don Raffaele Palmisano, che dal 2008 ha avviato l’esperienza della comunità canonica solidale per “fare sentire che l’accoglienza è gratuita: perché i ragazzi non sono accolti come utenti ma come ospiti”. “Infatti, la casa si gestisce assieme e si fanno i progetti per il futuro”. “Se stiamo attenti alla prevenzione cercando di offrire opportunità ai giovani, possiamo costruire una società solidale – dice l’arcivescovo di Firenze, mons. Gherardo Gambelli -. Il Papa ci ricorda sempre che solidarietà e solidità vanno sempre assieme”.

“Per cui quanto più noi cerchiamo di mettere assieme le forze per far fronte a questa emergenza educativa tanto più noi costruiamo una società che abbia un futuro, una società solida”.

Infine, l’impegno del governo, nei numeri snocciolati dal viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci: “Sono stati stanziati 250 milioni di euro come risorse straordinarie per le comunità per l’infanzia e l’adolescenza nei luoghi dove la violenza è più alta, nell’ottica di una alleanza tra lo Stato e il privato sociale. Oltre 300 milioni per il potenziamento dei servizi sociali e delle equipe multi-disciplinari con psicologi, pedagogisti, funzionari pedagogici. Per i minori che entrano nelle maglie di criminalità e strutture detentive una dote di 29 milioni per la loro autonomia. Così i ragazzi dai 14 anni che si trovano in comunità possono vedere riconosciuti fino a 10mila euro per avviare il loro percorso di recupero nella vita”.