Udienza caratterizzata da annunci a sorpresa, quella di ieri, pronunciata in piazza San Pietro e dedicata ai carismi. Papa Francesco, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, ha annunciato che il 3 febbraio dell’anno prossimo si svolgerà l’Incontro mondiale dei diritti dei bambini, intitolato “Amiamoli e proteggiamoli”, con la partecipazione di esperti e personalità di diversi Paesi, e che nell’anno giubilare ci saranno due canonizzazioni, di cui ancora non è stata diffusa la data ufficiale: quella di Carlo Acutis, durante il Giubileo degli adolescenti, e quella di Piergiorgio Frassati, durante il Giubileo dei giovani.
Poi il riferimento ai mille giorni dall’inizio della guerra in Ucraina, definita dal Papa “sciagura vergognosa per l’intera umanità”, e la lettura integrale – davanti alla moglie del presidente ucraino Zelensky, presente all’udienza – di una commovente lettera inviatagli da un giovane universitario ucraino, che dice così: “Padre, quando mercoledì ricorderà il mio Paese e avrà l’opportunità di parlare al mondo intero nel millesimo giorno di questa terribile guerra, la prego, non parli solo delle nostre sofferenze ma sia testimone anche della nostra fede. Anche se imperfetta, il suo valore non diminuisce, dipinge con pennellate dolorose il quadro del Cristo risorto”. “In questi giorni ci sono stati troppi morti nella mia vita”, prosegue la lettera del ragazzo letta da Francesco: “Vivere in una città in cui dobbiamo essere testimoni di tante lacrime è difficile. Avrei voluto fuggire, avrei voluto tornare a essere un bambino abbracciato dalla mamma, avrei voluto onestamente essere in silenzio e amore. Ma ringrazio Dio, perché attraverso questo dolore imparo ad amare di più. Il dolore non è solo un cammino verso la rabbia e la disperazione: se si fonda sulla fede è un buon maestro di amore. Padre, se il dolore fa male fa male significa che ami. Quando parlerà del nostro dolore, quando ricorderà i mille giorni di sofferenza, ricordi i mili giorni in mille giorni di amore. Perché solo l’amore, la fede e la speranza reperibile così scrisse questo ragazzo universitario ucraino”.
“I carismi sono i monili, o gli ornamenti, che lo Spirito Santo distribuisce per rendere bella la sposa di Cristo”,
ha spiegato il Papa durante la catechesi: ”Il carisma è a una persona o a una comunità speciale, è un dono che Dio ti dà”, ha detto a braccio sulla scorta del Concilio: “Il carisma è il dono dato per l’utilità comune, per essere utile a tutti. Non è, in altre parole, destinato principalmente e ordinariamente alla santificazione della persona, ma al servizio della comunità”. Il carisma, inoltre, “è il dono dato a uno, o ad alcuni in particolare, non a tutti allo stesso modo, e questo è ciò che lo distingue dalla grazia santificante, dalle virtù teologali e dai sacramenti che invece sono gli stessi e comuni per tutti”: “a ciascuno la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio”. Poi la citazione di Benedetto XVI: ”Chi guarda alla storia dell’epoca post-conciliare può riconoscere la dinamica del vero rinnovamento, che ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni di vita e che rende quasi tangibili l’inesauribile vivacità della santa Chiesa, la presenza e l’azione efficace dello Spirito Santo”. “E questo è il carisma”, ha commentato ancora fuori testo Francesco. “Dobbiamo riscoprire il carisma – l’invito del Papa – perché questo fa sì che la promozione del laicato e in particolare della donna venga inteso non solo come un fatto istituzionale e sociologico, ma nella sua dimensione biblica e spirituale”.
“I laici non sono gli ultimi”, ha precisato: “non sono una specie di collaboratori esterni o delle truppe ausiliari del clero, ma hanno dei carismi e dei doni propri con cui contribuire alla missione della Chiesa”.
Secondo il Papa, “quando si parla dei carismi bisogna subito dissipare un equivoco: quello di identificarli con doti e capacità spettacolari e straordinarie; essi invece sono doni ordinari, ognuno di noi ha il proprio carisma, che acquistano valore straordinario se ispirati dallo Spirito Santo e incarnati nelle situazioni della vita con amore”. “Molti cristiani, sentendo parlare dei carismi, sperimentano tristezza o delusione, in quanto sono convinti di non possederne nessuno e si sentono esclusi o cristiani di serie B”, l’analisi di Francesco, che ha aggiunto a braccio:
“Non ci sono i cristiani di serie B, ognuno ha il proprio carisma, personale e anche comunitario”.
Poi la citazione di sant’Agostino: “Se ami quello che possiedi non è poco. Se, infatti, tu ami l’unità, tutto ciò che in essa è posseduto da qualcuno, lo possiedi anche tu! Soltanto l’occhio, nel corpo, ha la facoltà di vedere; ma è forse soltanto per sé stesso che l’occhio vede? No, esso vede per la mano, per il piede e per tutte le membra’”. La carità, ha commentato il Papa, “mi fa amare la Chiesa, o la comunità in cui vivo e, nell’unità, tutti i carismi, non solo alcuni, sono miei così come i miei carismi, anche se sembrano poca cosa, sono di tutti e per il bene di tutti. La carità moltiplica i carismi; fa del carisma di una sola persona il carisma di tutti”.
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