Alberto Campoleoni
Hans Christian Andersen raccontava di un imperatore vanitoso, attentissimo al suo aspetto esteriore e ai suoi vestiti. Due imbroglioni lo convinsero di avere a disposizione un nuovo e meraviglioso tessuto, sottile, leggero e soprattutto invisibile agli stolti e agli indegni. L’imperatore, solleticato nella propria vanità, si fece preparare un abito, che però non riuscì a vedere. Certo non poteva ammettere di essere indegno o stolto per cui indossò il vestito lodando i tessitori. Quando però sfilò davanti a tutti accadde l’imprevisto. Mentre tutti applaudivano l’eleganza del sovrano, pur non vedendo alcunché, ecco la voce chiara di un bambino: “Ma il re è nudo”.
Viene in mente la famosa fiaba leggendo le cronache di quanto accaduto a Bari, all’open day del liceo Salvemini, dove la preside, lungi dal presentare con enfasi le meraviglie della sua scuola, ha scelto di dedicare la sua riflessione all’emergenza educativa e in particolare alle responsabilità dei genitori. Parole che hanno fatto scalpore, come la denuncia di episodi di bullismo, body shaming, di atti gravi da parte di studenti – tra l’altro le fotografie alle targhe delle auto dei docenti – considerati invece “ragazzate” dalle famiglie. “Ravviso atteggiamenti che non sono assolutamente ragazzate come li giustificano i genitori ma che sono sostanzialmente dei vuoti educativi”, ha poi spiegato la preside anche in interviste successive.
Tra le parole riportate dai media, l’accusa ferma della dirigente ai genitori: “Non c’entrano i social, c’entrate voi che sovrapponete i vostri desideri alle vite dei vostri figli, educate a coltivare solo il mito del successo e del denaro, e quando sarete vecchi vi abbandoneranno in una casa di cura”. L’incapacità educativa la si vede “dai fatti di violenza di tutti i giorni”.
“Il re è nudo”: l’emergenza educativa è la vera questione da affrontare, con un serio esame di coscienza da parte del mondo adulto. Quali sono gli orientamenti proposti oggi ai più giovani? Cosa si impara in famiglia, nei gruppi di amici e, certo, anche a scuola?
Spesso si torna su questo tema, ma il risultato è sovente quello di puntare il dito proprio sulla scuola, sempre inadeguata. Povera di mezzi e oggi addirittura indifesa di fronte a prevaricazioni evidenti e gravissime. Si pensi ai pestaggi ai docenti. Basta una chat – forse falsa – a scatenare violenza senza alcun controllo.
È chiaro che il problema viene da lontano. Per la scuola, certo, occorre fare sempre di più – investimenti, strutture, preparazione dei docenti, piani su piani – ma probabilmente vale la pena di accendere la luce sulle tante agenzie educative che concorrono alla crescita delle nuove generazioni, senza dimenticare l’orientamento complessivo della nostra società. Magari rispolverando valori, “vestiti” fatti davvero da buoni sarti e non da imbroglioni.