- L'Ancora Online - https://www.ancoraonline.it -

FOTO Festa di Santa Cecilia, Vescovo Palmieri ai cori parrocchiali: “Fate un servizio straordinario!”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Come da tradizione ormai consolidata, la Vicaria San Giacomo della Marca ha onorato la festa di Santa Cecilia, patrona dei musicisti e dei cantanti, con una serata speciale all’insegna della spiritualità, della comunione e della gioia.
Quest’anno l’iniziativa, dal titolo “In…canto per la pace”, si è svolta Venerdì 22 Novembre 2024, alle ore 21:00, presso la chiesa Sacra Famiglia in Porto d’Ascoli di San Benedetto del Tronto e ha registrato la presenza di mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle due Diocesi del Piceno.
Per l’occasione i cori liturgici parrocchiali della Vicaria Truentina si sono riuniti, diretti dal M° Marco Laudi, per animare la Celebrazione Eucaristica e per regalare a tutti i presenti un intenso concerto a favore della pace, confermando quanto la musica possa essere strumento di unione e comunione fra le persone e fra i popoli.

La Messa e le parole del vescovo Gianpiero Palmieri

La prima parte della serata è stata caratterizzata dalla Santa Messa, presieduta dal vescovo Palmieri e concelebrata, oltre che dal numeroso popolo di Dio convenuto per l’occasione, anche da alcuni sacerdoti e diaconi della Vicaria: don Francesco Ciabattoni, don Albert Kalafula e Pierluigi Grilli, rispettivamente parroco, assistente parrocchiale e diacono della comunità Sacra Famiglia, che ha ospitato l’evento; don Matteo Calvaresi, parroco dell’unità pastorale Sacro Cuore e Regina Pacis di Centobuchi; don Alfonso Rosati, parroco della comunità San Gabriele dell’Addolorata e Santa Maria Bambina di Villa Rosa; don Alfredo Rosati, parroco della comunità Santissima Annunziata di Porto d’Ascoli; don Juvénal Mukamba Lukumbusho, già assistente parrocchiale della comunità Sacra Famiglia, oggi rettore dell’Università Uvira nel Congo, che è tornato in visita nella parrocchia per un mese.

«Non so se avete fatto caso al fatto che cantare sia una questione tutta umana – ha esordito il vescovo Gianpiero nella sua omelia –, così come anche danzare e parlare, nel senso che gli altri esseri non sono in grado di farlo. Cantare, mescolare insieme parole e musica, è un fatto che solo gli uomini e le donne sono in grado di fare. Gli animali possono fare dei versi, possono farlo per istinto, ma non hanno il senso della musica. Solo gli esseri umani hanno la capacità di ascoltare la musica e di avere una risonanza interiore, di utilizzarla per esprimere la gioia del cuore, talvolta anche la malinconia. Se mettiamo in mezzo a noi un bambino, anche solo di poco più di un anno, appena ci sente cantare e suonare, il piccolo si mette a danzare. Questo per dire che la danza, come risposta del corpo al canto, è un fatto tutto umano. Così è per il il canto, che nasce solo dalla nostra interiorità umana, piena di sentimenti, pensieri, piena di Spirito Santo. Sì, perché nel più profondo del nostro mondo interiore è presente Dio, che è lo Spirito Santo. E lo Spirito è quello che ci fa cantare, danzare e gioire attraverso la musica, il canto e la danza. Non so se lo sapete, ma in alcune parti del mondo, durante la Messa, il canto è accompagnato dalla danza. Chi di voi ha esperienza di questo mondo, può confermare quanto una danza possa essere piena di Spirito Santo, una danza sacra, una danza che esprime la propria fede e la gioia di stare insieme.
Quello che noi celebriamo questa sera, allora, è proprio questa ricchezza umana straordinaria che sente il bisogno di esprimersi attraverso il canto e la danza. Quando vi radunate tutti insieme, ogni Domenica e in in ogni altra occasione solenne, ed animate la Celebrazione con la musica e il canto, fate un servizio straordinario, perché permettete alle persone che vengono in chiesa di unirsi, in un unico cuore, ad una sorta di sentimento collettivo: posso essere anche un po’ stanco o affaticato, ma, se mi unisco al canto della comunità, riesco a esprimere la mia gioia anche in mezzo ai fratelli; posso essere anche un po’ superficiale, me, se riesco attraverso il canto a sondare la mia parte interiore, riesco ad avvicinarmi al Signore».

Il vescovo Gianpiero ha poi proseguito la sua omelia, commentando la Parola di Dio del giorno e spiegando in che maniera sia legata alla memoria liturgica di Santa Cecilia e quindi al tema del canto: «La Prima Lettura (Os 2,16.17.21-22), tratta dal profeta Osea, è stata scelta per Santa Cecilia, perché in passato c’era un’espressione che faceva riferimento al canto – ha spiegato mons. Palmieri –. Il testo è molto bello. Dio, a proposito di Israele, dice: “Ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore“. Nella Bibbia, quando Dio vuole aiutare il popolo a rientrare in se stesso, a riscoprire la fede che ha dentro, lo spinge sempre nel deserto, perché nel deserto il popolo aveva scoperto che Dio si era rivelato come Padre. Nel deserto Dio rivela la sua paternità, o, se volete un’altra immagine, la sua nuzialità, cioè Dio si rivela come sposo di Israele. Tornando al verso di Osea, Dio dice: “La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” e – diceva la vecchia traduzione – “là canterà, come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto“. La nuova traduzione, invece, dice “là mi risponderà“, ma l’espressione ebraica può essere tradotta in tutti e due i modi. E forse quella di prima era più bella. Là Israele canterà, perché nel deserto ritroverà che ha un padre, che ha uno sposo, ricorderà allora di quando era schiavo e adesso è vivo. E allora confermerà: “Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore“. Nel deserto riscoprirai l’amore di un tempo.

L’immagine nuziale è stata alla base anche del brano del Vangelo proclamato durante la Messa, il celebre passo di Matteo (Mt 25, 1-13), in cui Gesù racconta ai discepoli la parabola delle dieci vergini che attendono il ritorno dello sposo. «Queste dieci spose – ha detto il vescovo Gianpiero –, sono l’immagine di dieci comunità cristiane, che attendono il ritorno dello sposo con la lampada della fede accesa. E, affinché la lampada sia accesa, è necessario alimentare la lampada con l’olio dello Spirito Santo. Le spose attendono sveglie, non si assopiscono e sono pronte per le nozze, in qualsiasi momento il Signore verrà a trovarle. Tutte le spose sono chiamate ad attendere lo sposo, così anche noi tutti siamo chiamati a tenere accesa la lampada della fede. Ma la fede è un fatto personale e al contempo della comunità cristiana. Tutti, singolarmente e come comunità, siamo chiamati a lasciarci guidare dallo Spirito, ad avere il cuore sempre aperto al dono dello Spirito, per poter alimentare la lampada della fede e per poter cantare, cantare sempre, ricordando le meraviglie che il Signore ha compiuto per la nostra vita, quando eravamo schiavi e adesso siamo liberi. Cantate, cantate sempre! E danzate! Perché il sentimento più importante che abbiamo nel fondo del nostro cuore è la gratitudine, è la gioia. Quella gioia che nasce dalla consapevolezza del dono di Dio. Magari potremo vivere un momento faticoso, ma questa gioia così profonda non ce la toglierà mai nessuno, rimane sempre. Ci possiamo scegliere sempre. Anche nelle situazioni dolorose potremo dire: “Signore, ma Tu ci sei. Tu mi sei accanto. Tu rimani sempre. Tu hai acceso la lampada della fede e io ti aspetto. Ti aspetto sempre!
Ecco perché Cecilia è un bellissimo simbolo, una ragazza innamorata del Signore, che ha tenuto la lampada accesa e la gioia di cantare e danzare persino nel momento della morte. E noi, consapevoli di questo, continuiamo il nostro servizio! È un servizio alla fede, quindi alla gioia di tutti.
Il Signore vi benedica e vi sostenga nel vostro servizio!».

Il concerto: le parole del M° Marco Laudi e il programma dei canti

La seconda parte della serata è stata allietata dal concerto dei cori liturgici parrocchiali della Vicaria, diretti dal M° Marco Laudi ed accompagnati agli strumenti da numerosi Maestri: all’organo ed alle tastiere, Marco Piemontese; al basso, Antonio Marconi; alle chitarre, Cristian Vittori, Domenico di Quirico e Matteo Spinozzi; al clarinetto elettronico, Giuliano Neve; alla tromba, Matteo Luzi; ai flauti Rita Pierannunzi e Massimo Amandonico; alle percussioni, Alessandro Maizzi; al violoncello, Vincenzo Pergola.

Prima del concerto il M° Laudi ha raccontato come sia nata l’idea di riunire i cori parrocchiali, sottolineando sia le difficoltà sia la gioia riscontrate e rivelando le sfide future: «In occasione dell’anno giubilare della Misericordia del 2016, è nata la volontà di cantare insieme, da parte di noi direttori e referenti dei cori parrocchiali della nostra Vicaria San Giacomo della Marca, che raccoglie le varie comunità presenti nei Comuni di Colonnella, Martinsicuro e Monteprandone e nel territorio di Porto d’Ascoli. Cantare insieme significa anche camminare insieme, con fiducia e coraggio, per migliorare e rafforzare le relazioni, aprendoci all’altro, così da fare meno fatica e da ricevere speranza e gioia, frutti dello stare insieme».
«Noi responsabili dei cori parrocchiali della Vicaria siamo quasi tutti coinvolti in questo progetto – ha proseguito Laudi -. Non nego che ci sono, in alcuni casi, delle difficoltà da parte di alcuni cori a prendere parte a questo invito. Si tratta di riserve dovute perlopiù alla veneranda età dei coristi o alle difficoltà da parte di alcuni direttori ad aprirsi a schemi diversi, forse delle volte incompresi. Ma ci impegniamo in questo con le nostre forze, mantenendo la mano tesa verso l’altro. Questo esperimento di fare rete, che intendiamo proseguire nei prossimi anni e che ci vedrà giungere in tutte le chiese parrocchiali della nostra Vicaria, a Dio piacendo, vuole essere un valido supporto per le necessità della liturgia, anche mediante la condivisione di spartiti ed arrangiamenti musicali, e al tempo stesso l’occasione per cantare insieme e lodare il Signore in comunione fra noi».

Il programma si è aperto con due brani che sono stati un invito palese, rivolto a tutti fedeli, a lodare il Signore: “Canterò per te!”, di Fabio Massimillo, e “Cantate al Signore un canto nuovo”, di Matteo Fallorni.
I coristi hanno poi intonato un canto per coro ed orchestra, che esprime l’essenza del servizio del cristiano, “Servo per amore”, del Gen Rosso, un brano popolare molto conosciuto dal pubblico presente che, sollecitato dal M° Laudi, ha partecipato al canto corale, con autentica fede e coinvolgente partecipazione.
Il concerto è poi proseguito con un classico dell’animazione liturgica, specie nelle cerimonie solenni: si tratta dell’ “Ave Maria” di Franz Schubert, per soprano e organo, che per l’occasione è stata intonata in maniera eccellente dalla giovane artista Alessia di Quirico, neolaureata al Conservatorio Pergolesi di Fermo.
A seguire è stata la volta di un canto implorante, molto sentito e conosciuto: si tratta di “Alto e glorioso Dio” di Marco Frisina, per solista, coro e orchestra, intonato magistralmente dal giovane Eric Jason Notts.  Nel brano, a parlare è lo stesso San Francesco, che prega di essere illuminato da Dio e chiede “umiltà profonda, senno e cognoscimento”, necessari per servire con gioia i comandamenti del Signore.
Il programma si è chiuso con un brano dalle note potenti e vibranti, che in genere si esegue nella notte pasquale: si tratta di “Canto del mare” di Marco Frisina, interpretato dal coro e dai due giovani solisti: il soprano Alessia Di Quirico e il tenore Eric Jason Notts. È il canto della liberazione dalla schiavitù d’Egitto e della conquista della libertà, dono di Dio al suo popolo. In questa occasione il brano di Frisina è stato cantato come augurio a ritrovare la libertà e la pace cristiana tra tutti i popoli.
Tra gli applausi del pubblico, i coristi hanno infine eseguito anche il bis, intonato nuovamente “Canterò per te“.

Al termine della serata il vescovo Gianpiero ha ringraziato tutti i presenti e, in particolare, i musicisti e i coristi che hanno eseguito il concerto. Il parroco don Francesco Ciabattoni ha voluto omaggiare i protagonisti della serata con un piccolo dono, segno di gratitudine per i bei momenti di armonia e comunione vissuti insieme.
La serata si è conclusa nel salone parrocchiale con un momento di convivialità al quale hanno preso parte tutti i presenti.