“In una regione bellicosa, con molti movimenti etnico-politici in lotta, percorsa da forti interessi economici, che confinano e si incrociano con il criminale, Floribert è stato abitato fin da giovane da una grande voglia di vivere, e anche di fare il bene agli altri. L’incontro con Sant’Egidio lo ha portato ai poveri, ai ragazzi di strada, visti dalla gente come bande marginali, criminali e violente che rubano e intimidiscono. L’ha portato alla Scuola della Pace, che considerava il laboratorio dei nuovi congolesi”. Così il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, ha ricordato ieri sera, nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, Floribert Bwana Chui, ucciso a Goma, nella R.D. Congo, all’età di 26 anni, l’8 luglio 2207. Il Papa ieri ha autorizzato a a promulgare il decreto circa “il martirio”. Floribert, membro della Comunità di Sant’Egidio a Goma, funzionario della dogana alla frontiera con il Ruanda, si rifiutò di far passare, in cambio di soldi, carichi di cibo avariato e per questo venne torturato e ucciso. “Fin da giovane Floribert visse la conversione nell’incontro con la Comunità. I poveri e la Parola di Dio. La sua Bibbia, conservata a San Bartolomeo, ora è innanzi a noi come una reliquia preziosa. Amava la Bibbia e diceva, con la sua semplicità, ai suoi amici: Se tu dovessi avere qualche problema, qualunque esso sia, non ti affannare, prendi il Vangelo e leggilo. Ti consolerà, ti darà gioia. Perché lui sapeva spezzare così la Parola di Dio”, ha detto Riccardi: era “un ragazzo, un uomo felice, ma anche forte. Irradiava simpatia attorno a sé, divenendo un leader spesso per i giovani”.
“Il debole ventiseienne ha vinto lo strapotere dei signori della morte. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Soprattutto, sentiamo compiersi in Floribert: Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, la preghiera di Gesù, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”, ha aggiunto il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, che ha invitato a “volgere il nostro sguardo nel cuore dell’Africa, a Goma, a questo piccolo. Martire e beato, vuol dire grande nel regno dei cieli. Giovane, mai uscito dal suo Paese, questo ragazzo ci precede nel regno ed è maestro di noi tutti. Soprattutto, in questo mondo di poteri occulti, e sono tanti, corrotti, dominato da guerre incomprensibili, Floribert mostra una via di cambiamento, quella che nessuno può impedirmi, cominciare da me”. “In questo tempo, con poca speranza di pace e di liberazione dal male e dai suoi molteplici agenti – ha concluso – il nostro Floribert è una lampada che brilla in un luogo oscuro. E ci dà speranza che spunti il giorno che la stella del mattino si levi nei nostri cuori”.