Di Stefania Mistichelli
PROVINCIA – Le dimissioni protette in integrazione sociosanitaria diventano realtà nel nostro territorio grazie ad un lavoro sinergico tra l’Ast di Ascoli e gli Ambiti territoriali e sociali di Ascoli, San Benedetto e dell’Unione dei comuni della Vallata del Tronto.
Si concretizza, dunque, un progetto finalizzato a sostenere le famiglie che si prendono cura a domicilio dei propri cari non autosufficienti dimessi dall’ospedale.
«Definiamo dimissioni protette – spiega la direttrice generale dell’Ast di Ascoli Nicoletta Natalini, intervistata a radio Ascoli da Veruska Cestarelli nell’ambito della trasmissione Realtà Locali – quelle situazioni nelle quali un paziente ricoverato in ospedale non può rientrare a casa nelle stesse condizioni in cui vi è entrato, ma ha bisogno dell’aiuto qualcuno, di un ausilio o di qualunque necessità che prima non aveva».
Finanziato dall’Ue nell’ambito del Pnrr con 330mila euro, il progetto prevede che le persone parzialmente autosufficienti, o completamente non autosufficienti, in dimissione dagli ospedali ‘Mazzoni’ e ‘Madonna del Soccorso’, o dall’ospedale di comunità di Ascoli, possano ricevere un importante aiuto assistenziale.
Dal punto di vista procedurale, sarà il reparto dove si trova ricoverato il paziente a segnalare all’unità di valutazione integrata (Uvi) del distretto sanitario, al quale appartiene, il bisogno di organizzare una dimissione protetta.
L’Uvi esegue una valutazione sociosanitaria e, se la condizione clinica della persona è compatibile con la dimissione al suo domicilio, può attivare l’assistenza medico-infermieristica (Adi) o le risorse del nuovo progetto, ovvero l’assistenza al domicilio da parte di un operatore sociosanitario che sarà presente a casa anche quotidianamente, per un totale indicativo di 6 ore a settimana.
«L’aiuto che la famiglia potrà ricevere – aggiunge Nicoletta Natalini – sarà un supporto concreto della gestione quotidiana del parente non autosufficiente da parte di operatori socio-sanitari, mentre gli assistenti sociali si occuperanno di raccogliere i bisogni delle famiglie stesse».
Nei tre ambiti sono stati individuati 125 beneficiari, cui saranno destinate 3.168 ore per attività da concludersi entro il 31 marzo 2026, in cui l’operatore sociosanitario avrà il compito di supportare il paziente a casa per interventi di assistenza, ma anche per dare sostegno alla famiglia attraverso la formazione dei caregiver.