ASCOLI PICENO – Generosità, solidarietà e rispetto: sono state queste tre parole, le vere protagoniste della giornata che le Suore Pie Operaie dell’Immacolata Concezione di Ascoli Piceno hanno organizzato ieri, 27 Novembre 2024, presso il Teatrino dell’Istituto Scolastico Comprensivo Paritario “Suore Concezioniste”, per commemorare il 307° anniversario della nascita del venerabile Francesco Antonio Marcucci, cofondatore della loro Congregazione insieme a Madre Tecla Relucenti ben 280 anni fa, l’8 Dicembre 1744.
Il piacevole pomeriggio, che è stato arricchito da momenti di musica, canto e danza eseguiti dagli alunni dell’Istituto Scolastico Comprensivo Paritario “Suore Concezioniste”, ha registrato la partecipazione di mons. Giuseppe Petrocchi, cardinale emerito di L’Aquila, il quale ha donato ai presenti una riflessione sull’eredità educativa e spirituale del venerabile Marcucci, e del dott. Luigi Contisciani, presidente del BIM Tronto, il quale ha consegnato la XII Borsa di Studio intitolata “Generosi, solidali e rispettosi”, destinata a due studenti meritevoli distintisi per il loro comportamento virtuoso, che quest’anno è andata al piccolo Gabriele Maria Alberti e al giovanissimo Francesco Dino Santori.
A fare gli onori di casa e a condurre l’evento è stata Suor Maria Antonia Casotto, dirigente scolastica dell’Istituto Paritario, alla presenza della Madre Generale delle Suore Pie Operaie, Madre Maria Paola Giobbi, la quale, presentando il cardinale Petrocchi, lo ha ringraziato per la sua presenza.
Queste le parole che Sua Eminenza, il cardinale Petrocchi, ha rivolto ai presenti, facendo memoria del venerabile Marcucci: «Quando parliamo di Francesco Antonio Marcucci, non possiamo riferirci ad un personaggio del passato, come se rimanesse dentro un perimetro di eventi accaduti in un tempo lontano. Quando abbiamo a che fare con la santità, infatti, il tempo va coniugato al presente, perché chi è stato testimone del Signore Gesù, è anche oggi per noi un maestro e un amico. La santità non conosce l’usura del tempo, perché è sigillata dall’eternità di Dio! Noi, quindi, stasera avviciniamo un personaggio che è nostro contemporaneo e pertanto non possiamo farne un semplice ricordo, cioè andare con il pensiero in epoche distanti per rivisitarle e poterle descrivere. Al contrario noi siamo chiamati a farne memoria, che significa riattualizzare oggi ciò che è accaduto allora: quello che è avvenuto ai tempi di Francesco, risuccede oggi, se ci mettiamo sulla sua stessa frequenza d’animo».
Il cardinale ha poi riflettuto sulle tre virtù del venerabile Marcucci, che sono state scelte come punti di riferimento per la XII Borsa di Studio “Generosi, solidali e rispettosi”: «Le virtù non si improvvisano, ma richiedono un tirocinio, un allenamento quotidiano, un percorso di miglioramento e consolidamento. Bisogna quindi avere delle palestre spirituali, quali le comunità ecclesiali, ovvero persone brave e buone che ci sono vicine».
La generosità, una declinazione dell’amore
«Nella virtù della generosità – ha detto Petrocchi – va messo in risalto l’aspetto del voler bene. Amare, infatti, non è solo un dinamismo emotivo che scalda il cuore e quindi rimane nell’ambito dei sentimenti. Amare significa volere il bene dell’altro. Questo significa che l’altro sta in primo piano. Significa che il nostro modo di pensare e di agire ha come obiettivo quello di avvantaggiare l’altro. Per fare questo bisogna prima capire chi è, altrimenti c’è il rischio di volere il bene interpretato da noi, non quello vero.
Il primo modo di amare è imparare ad ascoltare. In tanti anni di accompagnamento ho potuto constatare che l’indice medio di ascolto in famiglia è molto basso. C’è, infatti, una differenza grandissima tra stare a sentire ed ascoltare. Io posso registrare quello che l’altro dice, ma senza dargli importanza, senza raccoglierlo ed archiviarlo nella memoria. Oggi c’è questa abitudine di lavorare con gli apparecchi tecnologici ed informatici, per cui, mentre si sta a sentire, si fa anche altro e quindi ci si distrae facilmente. Ascoltare è un atto di fiducia. Significa che quello che tu dici è importante per me. Anche se non lo condivido, accolgo fino in fondo quello che tu dici, gli faccio spazio, ci ripenso, non è qualcosa che cade nel vuoto.
Ecco allora il secondo aspetto. Per amare bisogna imparare a parlare. Non sempre la capacità di comunicazione è alta. Anche qui bisogna fare una distinzione: un conto è chiacchierare, un conto è parlare. Chiacchierare significa intrattenersi su qualcosa o su qualcuno, che rispetto a chi chiacchiera è un altro, un terzo. Parlare, invece, significa esporsi. Non è dire, è dirsi. E dirsi significa darsi. Comporta un rischio.
Il terzo passo dell’amore è imparare l’arte del perdono, fondamentale per vivere in armonia, senza risentimenti o rancori. Questa arte ha 4 coniugazioni fondamentali:
– lasciarsi perdonare, cioè fare in modo che la misericordia di Dio ci raggiunga e risieda stabilmente nel nostro cuore: se uno non accoglie il perdono, non si perdona e quindi non perdona;
– perdonarsi, cioè avere un buon rapporto con noi stessi, essere buoni amici di noi stessi, trattandoci bene; spesso invece non ci facciamo così, non ci amiamo come Dio ci ama: l’egoista, infatti, non è uno che non vi vuole bene, è uno che si vuole bene ma nel modo sbagliato, quindi si fa male e fa star male;
– perdonare, ovvero non rimanere bloccati quando abbiamo ragione: se è l’altro che ha sbagliato, che è debitore nei nostri confronti e quindi noi abbiamo subito un torto, siamo chiamati a perdonare per primi, proprio come noi siamo stati perdonati da Dio;
– chiedere perdono, ovvero non lasciar correre quando abbiamo sbagliato, bensì compiere un gesto di grande umiltà e chiedere scusa: è più facile perdonare che chiedere perdono, perché questa seconda azione ci mette in una posizione di svantaggio, pensiamo che magari l’altro possa rinfacciarcelo o approfittarne; invece quando il perdono non è dato e non è detto, le cose non risolte, non chiarite, si depositano dentro, sul nostro cuore, e con il passare degli anni non perdono la loro carica, bensì la mantengono come fosse un materiale radioattivo.
Quindi in famiglia l’arte di ascoltarsi, comunicare e perdonarsi sono tre modalità con cui l’amore si manifesta, quell’amore di cui Francesco Antonio Marcucci è campione».
La solidarietà, l’atteggiamento di chi si prende a cuore l’altro
«La solidarietà – ha proseguito il cardinale Petrocchi – nasce dal fatto che tu riconosci l’altro non solo come uno simile a te, ma, in un certo senso, come un altro te. Possiamo dire che nessuno straniero per noi deve essere estraneo. Prima di tutto perché appartiene al genere umano e quindi è uno di noi. In secondo luogo, perché, in quanto figlio di Dio, è mio fratello e, se è mio fratello, mi appartiene. Se mi appartiene, non posso ignorarlo, non posso fare come se non ci fosse, non posso adottare atteggiamenti di indifferenza o di rifiuto. Essere solidali non significa fare l’elemosina una volta ogni tanto. Significa prendere a cuore la sorte dell’altro. Significa mobilitarsi per poterlo aiutare. Nella consapevolezza che ciascuno ha il diritto ad avere ciò che è necessario per garantirsi una esistenza dignitosa».
Il rispetto, il riconoscimento dell’altro come bisogno per me
Queste le parole di Petrocchi in merito alla dimensione del rispetto: «Rispettare significa che riconosci l’altro come portatore di una identità, di una missione che è importante per te e che ti chiede di attivarti, di mobilitarti. Perché ciascuno di noi, di fronte ad un tu significativo, deve poter dire: “Io ho bisogno di te per essere me. Io da solo rimango prigioniero del mio io; da solo divento un fattore di destabilizzazione”. Al tempo stesso, io devo essere in grado di dire: “Io voglio fare tutto il possibile, perché tu possa diventare te, secondo il progetto di Dio”. Ricordo ancora una parrocchia qui in Ascoli, in cui io ho iniziato ad esercitare il mio sacerdozio: il parroco, persona bravissima a cui Dio aveva scritto parole di vita, aveva sulla parete spoglia del suo studio un manifesto in cui compariva prima Dio, poi tu, poi io. Prima Dio, perché, se non si riceve da lassù, non si ama quaggiù: noi, infatti, non siamo in grado di attingere da noi stessi la forza che ci consente di amare come il Signore vuole che amiamo. Poi perché il tu e non l’io? Perché, quando metto il tu prima dell’io, non mi danneggio, anzi pongo le condizioni per vivere sereno, per vivere bene, per poter respirare un ossigeno autentico, che è quello della carità. Ricordiamo sempre questo, allora: prima Dio, poi tu, poi io!».
La santità, una chiamata per tutti
Ha aggiunto il cardinale: «In queste virtù, Marcucci è un punto di riferimento, ma non solo: bisogna confrontarsi con lui. Quelle opere straordinarie che il venerabile Francesco Antonio ha compiuto si spiegano con il fatto che egli ha lasciato a Dio, nella sua vita, lo spazio per operare miracoli. Dove ci sono i santi, ci sono sempre miracoli. Ma non solo quelli strepitosi, che riguardano eventi che superano le leggi della natura. I miracoli grossi sono quelli interiori! Spostare una montagna è un miracoletto secondario rispetto al rimuovere un rancore! Una montagna, anche in termini tecnici, uno riesce a spianarla; un rancore, invece, è difficile da intaccare, se uno non lascia a Dio la possibilità di fare la sua parte. Chiediamo, allora, a Francesco Antonio Marcucci che ci aiuti ad amare, sapendo che, proprio amando, noi riusciamo a fare in modo che nella nostra vita abitino sempre la gioia e la pace. Una gioia e una pace che non debbono mai venire meno, anche quando stiamo in mezzo ai guai!».
Marcucci, profeta nel riconoscimento della dignità della donna
Ha infine concluso mons. Petrocchi: «Ringraziamo Dio per questi 280 anni di servizio che le Suore Pie Operaie dell’Immacolata Concezione hanno compiuto nel campo della vicinanza agli ultimi. Marcucci è stato profeta nel dare attenzione alla figura femminile nel 1700, nel capire che bisognava rispettare la vocazione della donna, fornendole mezzi anche culturali e strumentali per poter essere un centro di comunione nel luogo in cui vive. Ringraziamo le Suore per il loro servizio eroico e chiediamo al Signore che le aiuti ad essere, nel tempo, testimoni del carisma di Francesco Antonio Marcucci e di Suor Tecla Relucenti, che non è una figura minore, bensì è cofondatrice della Congregazione ed ha compiuto opere straordinarie, perché anche lei ha lasciato che Dio agisse nella sua vita».
Premiazione e consegna della XII Borsa di Studio “Generosi, solidali e rispettosi”
Il pomeriggio è proseguito con la consegna della XII Borsa di Studio “Generosi, solidali e rispettosi”. A premiare i due studenti meritevoli è stato il dott. Lugi Contisciani, il quale ha affermato: «Ringrazio il cardinale Petrocchi per le parole che ci ha donato in una sala silenziosissima, a dimostrazione del fatto che ci siamo riconosciuti in quello che ha detto: dentro le nostre famiglie comunichiamo poco, guardiamo la tv mentre ceniamo e non ascoltiamo i nostri figli mentre ci raccontano la giornata. Questi 280 anni di insegnamento, che le Suore portano avanti con fatica e coraggio, forse rappresentano un bene di cui essere veramente grati!
Per quanto riguarda il nostro ente, il BIM Tronto promuove il benessere sociale ed economico delle popolazioni. Le tante iniziative di cui siamo protagonisti hanno l’obiettivo di aiutare i giovani, attraverso il sostegno al mondo della scuola e della cultura. Per tale ragione ogni anno mettiamo a disposizione grandi risorse, tra bandi e borse di studio, così da dare ai nostri giovani la possibilità di crescere e guardare con serenità al loro futuro. Oltre a quelle iniziative che riguardano il merito in termini di profitto scolastico, siamo veramente felici ed orgogliosi di premiare anche il merito in ambito comportamentale e relazionale. La generosità, la solidarietà e il rispetto sono i pilastri dei valori sui quali si basa una buona educazione e quindi una buona società. Ci auguriamo che l’esempio dei due ragazzi che si sono distinti sia di ispirazione per tutti gli altri compagni di scuola».
La maestra Maria Candida Celani ha premiato il piccolo Gabriele Maria Alberti, che frequenta il quinto anno della Scuola Primaria, con la seguente motivazione: «Abbiamo notato in Gabriele che i valori della generosità, della solidarietà e del rispetto sono cresciuti con lui negli anni della Scuola Primaria, in modo graduale, semplice e modesto. Come un fiore, egli alla luce e al calore degli insegnamenti della scuola e della famiglia, ha saputo con impegno aprirsi a Dio e agli altri, diffondendo il profumo di tanti piccoli gesti quotidiani di bontà. Senza ostentazione, ha saputo dare ai compagni il suo aiuto e si è posto al loro fianco nei momenti di difficoltà».
A seguire la prof.ssa Marianna Sudrab ha premiato il giovanissimo Francesco Dino Santori, che frequenta il terzo anno della Scuola Media Secondaria di Primo Grado, con la seguente motivazione: «Francesco in questi anni, oltre ad un grandissimo impegno e ad un ottimo rendimento scolastico, ha abbracciato gli ideali del Marcucci, dimostrandosi gentile, solidale e rispettoso verso se stesso e gli altri. L’alunno è riuscito ogni giorno ad essere generoso, aiutando tutti i suoi compagni nelle difficoltà e gioiendo dei loro successi scolastici; è stato solidale, sempre pronta a dare il suo contributo con il sorriso e la gentilezza che lo contraddistinguono; è stato rispettoso, perché ha visto sempre l’altro, non imponendo il suo punto di vista, ma testimoniando in maniera umile i suoi valori. Francesco, ti auguriamo che tu possa portare sempre con te le tre virtù di Marcucci, affinché ti guidino nelle tue future scelte di vita!».
Gli studenti all’opera: musica, canto e ballo in onore del venerabile Marcucci
Numerosi sono stati momenti di musica, canto e danza con cui i giovanissimi studenti dell’Istituto Scolastico Comprensivo Paritario “Suore Concezioniste” hanno voluto onorare la memoria del venerabile Francesco Antonio Marcucci. Gli alunni della Scuola Primaria, ad esempio, hanno aperto il programma con il canto “Sian le tenere piantine”. Gli studenti della Scuola Secondaria di Primo Grado, invece, hanno recitato l’arietta “Vanne Rusciel che scorri”, mentre la classe quinta della Primaria si è esibita in un balletto. La giovane Marta Luzi, alunna della classe seconda della Scuola Secondaria, ha eseguito al pianoforte i brani “Hallelujah” di Cohen e “Imagine” di Lennon, accompagnata dalla voce della prof.ssa Silvia Palermi. Immancabile l’omaggio mariano con il canto “Ha detto sì”, eseguito dagli alunni della Scuola Primaria con l’accompagnamento musicale di Suor Maria Giuseppina Coccia.
Soddisfatta la dirigente, Suor Maria Antonia Casotto, la quale ai nostri microfoni ha dichiarato: «Siamo felici di aver festeggiato i 307 anni dalla nascita del venerabile Francesco Antonio Marcucci. La nostra gratitudine va al Signore, per la vicinanza che sempre ci fa sentire, al cardinale Petrocchi, per le parole sapienti e cariche di verità, e agli studenti del nostro Istituto, che hanno cantato, suonato, ballato e gioito insieme, mettendo in campo ciascuno con il proprio talento».