(Foto ANSA/SIR)

Daniele Rocchi

“Sono rientrato oggi in fretta e furia da Damasco, dove ho partecipato all’Assemblea dei vescovi siriani. La prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di mettere al sicuro la nostra comunità cristiana, soprattutto i più giovani che frequentano l’Università che non è molto distante dal nostro quartiere e dai luoghi presi di mira dai jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (Organizzazione per la Liberazione del Levante), che hanno attaccato la città di Aleppo”.

Per mons. Hanna Jallouf, francescano della Custodia di Terra Santa, vicario apostolico di Aleppo dei Latini, è un tornare indietro nel tempo quando era parroco di Knaye, uno dei tre villaggi cristiani della Valle dell’Oronte (gli altri due sono Yacoubieh e Gidaideh) distante solo 50 chilometri da Idlib, capoluogo dell’omonimo Governatorato, ultimo bastione nelle mani dei ribelli che combattono contro il regime del presidente siriano Bashar al Assad. Da quelle zone, ricorda, “sono passati tutti i gruppi di ribelli e terroristi, Isis, i filo turchi di al-Nusra, oggi Hayat Tahrir al-Sham”. È sempre stato così dal 2011 quando ha avuto inizio la guerra. È forse anche per questo motivo che, parlando con il Sir, il frate non si dice “particolarmente sorpreso da questo attacco”.

“Erano almeno due mesi che si vociferava di qualcosa di simile che adesso è realtà”.

Aleppo (Foto CEI)

300 morti. Le milizie jihadiste filo-turche sono entrate ad Aleppo, città patrimonio dell’Unesco, senza trovare apparente resistenza da parte delle forze governative. Particolare non di poco conto se si pensa che negli ultimi otto anni la seconda città siriana, capitale economica del Paese, è stata saldamente in mano alle forze lealiste e ai suoi alleati, Russia e Iran. I ribelli, riporta l’Ispi, sarebbero inoltre riusciti a bloccare l’autostrada M-5, la principale arteria del Paese che collega Aleppo e Damasco, aprendo un secondo fronte nella parte orientale di Idlib, avanzando verso la città di Saraqib, pesantemente occupata dalle forze russe e sostenute dall’Iran. L’escalation – che si verifica in un momento di crescente instabilità regionale e a meno di 48 ore dalla fragile tregua raggiunta tra Israele e Hezbollah – avrebbe portato anche all’uccisione del generale di brigata del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Irgc), Kioumars Pourhashemi, alto consigliere militare iraniano in Siria, ucciso ad Aleppo. L’offensiva, cominciata tre giorni fa, ha provocato 300 vittime tra i combattenti, oltre a una trentina di civili, tra i quali, dice il vicario apostolico, anche “quattro giovani universitari”. Gli sfollati, secondo stime dell’Onu, sarebbero per ora almeno 15mila, per un bilancio ancora provvisorio.

“La situazione in città adesso è piuttosto tranquilla – spiega mons. Jallouf – ma dovremo aspettare qualche giorno per capire meglio le posizioni sul campo e le relative tattiche offensive e di resistenza. La popolazione è molto spaventata, anche le nostre comunità cristiane temono il ritorno della guerra civile e di cadere sotto il regime dei ribelli jihadisti che si sono attestati a soli 4 chilometri da noi”.

A poco servono i proclami dei capi delle milizie jihadiste ai civili di Aleppo: “Siamo vostri fratelli! Non abbiate paura!”. Le ferite della guerra civile sanguinano ancora e i sentimenti della popolazione sono di timore e paura. Sarebbero circa 60 i villaggi e le località nel nord-ovest conquistati dalle milizie nella loro avanzata verso Aleppo. Il gruppo jihadista, riferisce al-Jazeera, ha annunciato di aver preso il controllo del quartier generale della polizia e dell’edificio del governatorato ad Aleppo. Proclamato in città anche il coprifuoco dalle 23.30 ora locale (le 21.30 in Italia) di ieri sera alle 8 di questa mattina (le 6 in Italia). Dal canto suo, l’esercito russo ha annunciato che la sua aviazione sta bombardando gruppi “estremisti” in Siria, a sostegno delle forze del regime, “eliminando 200 combattenti”.

“Gente nel panico”. Aggiornamenti da Aleppo giungono dall’ufficio di Pro Terra Sancta, l’ong della Custodia di Terra Santa, ad Aleppo: “Non sappiamo se scappare o rimanere, alcuni dei nostri colleghi hanno già lasciato la città per paura dei combattimenti. Tutti stanno chiudendo. Sentiamo i suoni degli attacchi, sembra che vengano sempre più vicini. Sembra abbiano già occupato le periferie di Aleppo Ovest e stiano tentando di entrare anche da nord”. “La gente è in panico – spiega padre Bahjat, il parroco latino della città -. Ci sono combattimenti e sembra che i gruppi armati siano penetrati già all’ingresso di Aleppo. Osserviamo come evolve la situazione”. “Durante tutta la giornata abbiamo visto un ingente spostamento di truppe e carri armati nella città – spiegano dall’ong -, ad esempio su una delle arterie principali c’è una grandissima concentrazione di soldati al momento ma non ci sono combattimenti, non è chiaro se vogliano proteggere a tutti i costi questa strada o se si stiano ritirando, c’è molta confusione anche perché non ci sono stati combattimenti violenti a parte alcuni episodi di lancio di razzi e scambio di artiglieria”. Conferme in questo senso arrivano al Sir anche da altre agenzie umanitarie. “La situazione ad Aleppo al momento è abbastanza tesa e confusa. Sembra che alcuni gruppi armati siano entrati nei quartieri della periferia ad ovest, diverse persone di conseguenza cercano riparo altrove, i militari si stanno riposizionando, abbiamo visto camion con armi e uomini in movimento. L’autostrada da Aleppo verso sud è chiusa, al momento resta aperto un secondo percorso alternativo”.

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