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Aleppo, colpito il Terra Santa College dei francescani

(Foto AFP/SIR)

Continua l’avanzata in Siria dei ribelli jihadisti filo-turchi del gruppo Hayat Tahrir al-Sham (Hts). Dopo aver conquistato Aleppo e le città vicine, i miliziani sarebbero entrati ad Hama, a 140 km a sud di Aleppo, mentre l’esercito regolare siriano, con il supporto aereo russo, avrebbe colpito i ribelli rallentandoli nella marcia. Nel pomeriggio di domenica 1° dicembre, durante un raid aereo sulla città di Aleppo, una bomba è caduta sul complesso francescano del Terra Santa College. A denunciare il fatto è la Custodia di Terra Santa con una nota del Custode, padre Francesco Patton. “Grazie a Dio, non ci sono vittime né feriti, solo l’edificio è risultato danneggiato – si legge nel testo -. I nostri frati e i fedeli della parrocchia stanno tutti bene. Dalla nostra Curia siamo in costante contatto con loro”.

(Foto SIR/Lufti)

Patton parla, riportando voci da Aleppo, “di una crescente tensione e timore della popolazione civile locale per gli imprevedibili sviluppi del confronto in atto. Invitiamo i nostri frati, i cristiani di Terra Santa, e tutte le chiese ad unirsi a noi in preghiera per la pace in Siria martoriata da lunghi anni di guerra e violenze”.

Carenza di cibo e acqua. Di crescente tensione e paura tra i civili di Aleppo, parla al Sir anche Davide Chiarot, operatore di Caritas Treviso e di Caritas Italiana, da due anni in Siria e che si trova attualmente ad Aleppo. “Questa mattina – dice al Sir – alle ore 7 locali è finito il coprifuoco protratto per decisione dei jihadisti di Hts. Inizialmente doveva terminare alle 17 locali di ieri. Ancora ieri le notizie parlavano di combattimenti dentro Aleppo, dove è stato colpito l’ospedale universitario, e alla periferia. Nonostante il coprifuoco vigente ieri sono uscito per comprare del cibo, i negozi erano aperti e ho visto persone nelle strade fare scorte di viveri e in fila per acquistare pane in un forno”. L’approvvigionamento alimentare, confermano operatori di Aleppo dell’Ong Pro Terra Sancta: “è uno dei punti più dolenti dei possibili sviluppi della situazione, soprattutto dopo il blocco delle strade per portare la farina dentro e fuori Aleppo”, spiega Jacob uno di loro. “Al momento, stiamo affrontando interruzioni dell’elettricità e mancanza di acqua, ma la squadra del Collegio di Terra Santa continua, nonostante l’attacco, a garantire la distribuzione di pane. Ho visitato proprio stamattina il forno: abbiamo ancora scorte di 2.000 kg di farina, nella speranza che bastino”.

Preoccupati per il futuro. “Parlando con la gente – aggiunge Chiarot – si percepisce tutta la preoccupazione di tornare a rivivere i momenti più bui della guerra, non si sa cosa potrà succedere. A colpire è soprattutto la velocità con cui i ribelli sono entrati in città e occupato ampie zone. Bisogna anche ricordare che

la guerra in Siria non è mai definitivamente finita

e gli equilibri sono sempre stati precari. Quanto sta avvenendo lo sta a dimostrare. La popolazione vive una situazione molto difficile, viene dalla guerra, dal terremoto dell’anno scorso, ora di nuovo il ritorno del conflitto”. In questo contesto si colloca, spiega Chiarot, “l’operato della Caritas Italiana a supporto di Caritas Siria, con cui collabora, come anche con la Chiesa locale, per progetti umanitari e socio-pastorali. Seguiamo attività di aiuto in campo sanitario, progetti di microcredito per attività di impresa, corsi di formazione professionale e lavori di ricostruzione dopo il terremoto del febbraio 2023. Lavoriamo anche per sviluppare iniziative rivolte in particolare ai giovani per aprire percorsi di pace e di riconciliazione”.

(Foto AFP/SIR)

Bombe su Idlib. Sul futuro Chiarot non si sbilancia: “Bisogna vedere l’entità della risposta delle forze regolari appoggiate dai russi. Le notizie ci dicono che stanno bombardando Idlib. L’autostrada M5 che collega Aleppo verso sud in direzione di Homs e Damasco è stata interrotta così come altre vie di comunicazione e questo rende difficile uscire da Aleppo e dalle altre zone di combattimento. “Al momento – spiega l’operatore Caritas – siamo in attesa di notizie per il convoglio delle Nazioni Unite. Sono in contatto con l’ambasciata italiana a Damasco”. Per la partenza si attende il via libera da tutte le parti coinvolte nei combattimenti.

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