X

FOTO I pellegrini del Piceno a Loreto, Vescovo Palmieri: “Le persone che si vogliono bene sono il segno del Regno di Dio che cresce in mezzo a noi”

 

DIOCESI – Il 29 novembre è stato un giorno di grande raccoglimento e preghiera per i pellegrini delle diocesi di Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, che si sono recati in pellegrinaggio presso la Santa Casa di Loreto, luogo profondamente legato alla tradizione cristiana e alla devozione mariana.

La giornata si è svolta seguendo un programma spirituale intenso e coinvolgente, che ha offerto ai fedeli un’opportunità di riconciliazione, preghiera comunitaria e celebrazione eucaristica.

Alle ore 16.00, i partecipanti si sono riuniti nella Sala Macchi per un significativo momento di Liturgia Penitenziale. Durante questa celebrazione, è stato possibile accostarsi al sacramento della Confessione, offrendo a tutti un’opportunità di riflessione e riconciliazione. Questo tempo di preparazione spirituale ha permesso di vivere con cuore rinnovato i successivi appuntamenti della giornata.

Alle 16.45, una suggestiva processione verso la Basilica ha preso il via. Il gesto simbolico ha rappresentato il cammino spirituale di ogni cristiano verso Dio, un viaggio interiore che trova nella Santa Casa di Loreto un segno tangibile della presenza e della vicinanza di Maria, madre di Cristo e della Chiesa.

Il momento culminante della giornata è stato alle ore 17.00, con la celebrazione della Santa Messa solenne nella Basilica della Santa Casa. La celebrazione è stata presieduta da Mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle due diocesi in pellegrinaggio, e concelebrata da numerosi sacerdoti. La Messa, animata dalla viva partecipazione dei pellegrini, è stata un’occasione di profonda comunione e fede, rinnovando nei presenti il senso di appartenenza alla comunità cristiana e l’affidamento alla protezione di Maria.

Durante l’omelia, Mons. Palmieri ha sottolineato la gioia di ritrovarsi insieme in pellegrinaggio: “È una gioia ritrovarsi così numerosi insieme in questo pellegrinaggio. È una gioia stare qui. Come abbiamo recitato nel versetto del Salmo: «Ecco la tenda di Dio con gli uomini». La tenda di Dio con gli uomini, l’abitazione di Dio con gli uomini, era 2000 anni fa, la casa di Nazareth. Ma nel Signore risorto, nel quale formiamo un unico corpo, un’unica tenda o un unico tempio, la tenda di Dio tra gli uomini è questa comunità cristiana, è la Chiesa intera.

Noi sentiamo che il Signore abita in mezzo a noi come la sua tenda, da a noi la dignità di essere la Sua casa, la Sua casa in mezzo agli uomini, il luogo della Sua presenza. La Bibbia in ebraico dice: «la sua shekinah in mezzo agli uomini».

Vedete, la storia umana, ci dice Gesù, è complicata. Questo brano di Vangelo conclude il capitolo 21 di Luca, che mediteremo anche domenica prossima. Purtroppo lo meditiamo a pezzi, ma quando andate a casa leggetelo tutto per intero.

Gesù si sente dire dai discepoli mentre esce dal Tempio: «Hai visto, Signore, come sono belle le pietre di questo tempio?».

E Gesù risponde: «Di questo tempio non rimarrà pietra su pietra». I discepoli sono angosciati perché il tempio, per Israele, è proprio la shekinah, la tenda di Dio in mezzo agli uomini. Dio abita il tempio, il luogo più riposto, il Santo dei Santi. Se viene distrutto che significa? Che Dio non è più in mezzo a noi? Ecco l’angoscia dei discepoli.

E allora Gesù comincia un lungo discorso che noi conosciamo bene. Nella storia umana ci sono le guerre, le carestie, le pestilenze, le pandemie, dice Gesù. E noi lo sappiamo, lo sappiamo bene. Ma non è ancora la fine. C’è un tempo nella storia umana in cui la Chiesa vive, in questo tempo cercando di testimoniare il Signore, rimanendo la casa del Signore in mezzo agli uomini. In questo tempo la comunità cristiana verrà perseguitata. Ma, dice Gesù, non è subito la fine. Bisognerà, aspettare la fine della storia umana perché passino il cielo e la terra.

E aggiunge Gesù: in tutti gli eventi della storia, le guerre, le pandemie, le persecuzioni: voi alzate il capo. E quando alzerete il capo che cosa contemplerete? Il Figlio dell’uomo che viene sulle nubi del cielo.

Qui Gesù cita un versetto del libro di Daniele, ma è lo stesso versetto che Gesù dice di fronte alla domanda del sommo sacerdote durante il processo: «Dcci tu chi sei?». E Gesù risponde: «Vedrete il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo». In quel versetto del libro di Daniele si vuole dire che Gesù è colui che viene dal cielo, dall’aspetto umano. Il Padre a lui darà il Regno eterno e universale, grande come il mondo, e senza fine. Lui è il Re. Lui è il Figlio dell’uomo che cavalca le nubi del cielo.

Allora Gesù fa riferimento al giorno della sua risurrezione, quando, come un guizzo, come un lampo, apparirà la gloria del Figlio dell’uomo. Quindi, che cosa dice il Signore Gesù in mezzo alle angosce della storia umana, che siano le guerre, le pandemie, le persecuzioni, o perfino venisse giù il mondo, perché è arrivato il momento della fine, alzate il capo e contemplate il Signore risorto. E ritroverete fiducia. E ritroverete la forza di vivere nella storia da “tenda” della presenza del Signore Gesù.

E noi lo sappiamo bene, fratelli e sorelle quanto  è importante la fede. Quanto è importante alzare lo sguardo e riconoscere la presenza in mezzo a noi di Gesù risorto. Cambia tutto se noi abbiamo questo sguardo. La storia umana può vivere tutte le sue logiche, le sue dinamiche inique, noi alziamo lo sguardo, contempliamo il Signore e ritroviamo il senso del cammino: lui vive in mezzo a noi, noi siamo la sua tenda, siamo la sua comunità, il suo corpo nel mondo.

E la stessa cosa dice Gesù nel Vangelo. Gesù dice: «Quando vi sembrerà che tutto sia terribile, che il ramo sia secco, che la malvagità umana abbia distrutto tutto, guardate attentamente, troverete in mezzo alla storia umana i segni del Regno di Dio che germoglia.

Come trovate d’estate, quando si avvicina l’estate, i segni sull’albero di fichi che sta per germogliare». È un’immagine bellissima. Gesù ci dice: «Voi vivete questa storia, ma senza mai pensare che sia arrivata la catastrofe. Perché, se guardate bene, troverete i segni del Regno di Dio che cresce». E dove li troviamo? Nelle persone che si vogliono bene, nella fede che continua nonostante tutto, nella speranza che gli uomini hanno comunque della pace, nei tentativi di costruire la comunione, nei gesti di solidarietà. In un pellegrinaggio come oggi alla Santa Casa, fatto da un popolo pieno di fede che non si rassegna al male.

Ecco che l’albero germoglia, ecco che il Regno di Dio mette i primi frutti. E Gesù dice: «Può venire giù il mondo, il cielo e il mare e la terra possono essere distrutti. Ma la mia parola non passerà mai». La mia parola eterna è la parola di Dio. Quello che vi ho promesso non passerà mai.

Anche il libro dell’Apocalisse dice questo. A un certo punto il libro dell’Apocalisse dice: «La storia sarà un’alternanza di vittoria di Dio e di apparente vittoria del male. Voi tenete conto che io, Satana, lo butto nell’abisso, lo incateno e chiudo a chiave». Dice il libro dell’Apocalisse nel brano che abbiamo letto: «E poi l’oggetto insieme alla bestia, la bestia è il potere politico a servizio del demonio. Io li butto nello stagno di fuoco perché siano distrutti, fuoco e zolfo». E ci sarà un momento in cui sembrerà che i giusti trionferanno: durerà 1000 anni. 1000 nell’Apocalisse è il simbolo della storia umana. E poi, dopo un po’, sembrerà che vinca il male, è così. Ed è quello che ci capita anche a noi. Talvolta abbiamo l’impressione che vinca il bene, altre volte ci sembra che il male sia troppo forte e vinca lui.

Ma Gesù risorto dice: «Sono io il vincitore. Io ho distrutto il potere di Satana. Vedrete la città santa, Gerusalemme, scendere dal cielo come una sposa adorna per il suo sposo. E vedrete Dio che ci dona cieli nuovi e terra nuova». Sono letture molto belle, ci invitano ad avere fede. A non rassegnarci mai al male, a combatterlo sempre, anche quando sembra che sia soverchiante sulle forze del bene.

E ci invita questa parola di Dio a essere tempio del Signore. Noi veniamo a Loreto, nella Santa Casa, per ricordarci che siamo noi la Casa di Dio oggi. E quando passeremo dentro la Santa Casa facciamo una preghiera per la nostra Chiesa, per le nostre Chiese di Ascoli, San Benedetto, Ripatransone e Montalto, perché siamo comunità spose, sempre fedeli alla parola di vita eterna. E così sia”.

La celebrazione si è conclusa con il passaggio dei pellegrini delle diocesi del Piceno nella Santa Casa di Loreto, un momento carico di emozione e raccoglimento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Redazione: