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Il pianista sambenedettese Paolo Prado: “La musica, una passione per cui ringrazio i miei genitori”

 

Paolo Prado

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – A 15 anni Paolo Prado, studente del liceo classico sambenedettese, con il suo pianoforte conquista la giuria del concorso per strumentisti organizzato in memoria del maestro elpidiense Carlo Marcucci, a dieci anni dalla sua scomparsa e a cento anni dalla sua nascita. Il giovane sambenedettese si è esibito nelle scorse settimane al Teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio.

Paolo come è stato esibirsi di fronte a una giuria composta dagli ex allievi del maestro Marcucci e presieduta da Paolo Vergari?
Ho già partecipato ad altri concorsi sia nazionali che internazionali, mi sono esibito in concerto in teatro e all’aperto di fronte a platee sempre diverse. In questo caso è stata una giuria con nomi molto conosciuti, a partire dal suo illustre presidente, con la particolarità di comprendere musicisti provenienti anche da strumenti ed esperienze differenti dal pianoforte e dalla musica classica. Ma proprio questo, credo, sia stato lo stimolo per cercare un metro di giudizio comune che, come ha riassunto a fine serata Paolo Vergari, si è necessariamente basato soprattutto sulla musicalità ed espressività dei candidati. Non nego che la cosa ha contribuito a rendere ancora più speciale questo concorso.

Lei, oltre a vincere il primo premio nella “Categoria 13-18” ha ricevuto anche una borsa di studio.
Prima di tutto tengo a precisare che non è affatto comune che un concorso metta in palio anche un premio in denaro, oltre le consuete pergamene e medaglie. Questo è un punto di merito all’organizzazione del Premio Marcucci. Come primo classificato la mia borsa di studio consiste in alcune centinaia di euro, veramente un bel premio. Anche perché la vita del musicista è fatta sì di impegno e sacrificio, ma anche di spese: libri, strumenti, viaggi, corsi di perfezionamento e vestiti.

Quando ha iniziato a suonare il pianoforte?
Ho iniziato lo studio vero e proprio del pianoforte nell’estate del 2022, subito prima di iniziare il liceo. Un percorso che, con tanti tira e molla, è iniziato quando avevo tre anni. Infatti ho trascorso l’infanzia a suonare su una tastiera elettronica, più motivato dal divertimento che dalla prospettiva di una carriera. La vera passione per lo studio della musica è saltata fuori solo quando ebbi a disposizione un pianoforte vero, si trattava di un vecchio verticale preso in affitto. Antiquato, graffiato, macchiato, che ha avuto però il merito di cambiare radicalmente il mio rapporto con la musica. All’epoca non avrei potuto neanche immaginare in cosa tutto questo potesse tramutarsi.

A chi deve questa sua passione?
Qui la risposta è facile, la devo ai miei genitori che mi hanno continuamente motivato e spronato a non mollare, soprattutto quando ho avuto ripensamenti dovuti alle difficoltà nello studio o alle asperità del percorso che, come ripeto, è fatto di rinunce e sacrifici ma che, nei momenti importanti come questo, sa darmi delle grandi soddisfazioni ed emozioni. Sono felice che i miei genitori vivano e condividano questi sentimenti insieme a me.

Che tipo di musica ascolta?
Nei gusti musicali sono assolutamente sregolato, ascolto un po’ di tutto. Infatti lo studio della musica mi ha portato ad apprezzare generi anche molto distanti dalla classica che però, in quanto espressioni artistiche, mi suscitano emozioni positive. Quindi spazio dalla musica classica, soprattutto quella dedicata al mio strumento il pianoforte, al pop, jazz e, particolarmente, alle novità. Ma più di tutto amo le sale da concerto dove si suona dal vivo, qualunque tipo di musica. L’adrenalina che la musica dal vivo procura è una sensazione impareggiabile.

Al terzo anno del liceo classico Leopardi, come sta affrontando questi anni di studio?
La scuola è senz’altro per me un momento importante della giornata, ma poi c’è tanto altro: i compiti e lo studio per le verifiche e le interrogazioni, l’esercizio allo strumento, la lettura della musica e il canto. Insomma, cerco di bilanciare scuola, musica e svago, ma non è facilissimo.

Lei è allievo del maestro Enrico Belli presso il Conservatorio Statale di Musica “G. B. Pergolesi” di Fermo, diretto dal maestro Piero Di Egidio. Quante ore a settimana si esercita?
Il mio maestro di pianoforte è in grado di tirare fuori il meglio di me ad ogni lezione, che di regola si tiene il sabato pomeriggio durante l’anno accademico. Lui mi sa dare quelle indicazioni e quei consigli, settimana dopo settimana, che mi aiutano nello studio a casa. È stato proprio lui a consigliarmi di partecipare al concorso Marcucci. Comunque la dedizione allo studio di ogni musicista dovrebbe essere quotidiana: io per esempio mi esercito per due ore tutti i giorni (o quasi) dall’autunno alla primavera. D’estate poi cerco di raddoppiare il tempo di esercizio, dato che è un periodo di esibizioni e di corsi di perfezionamento. Poi devo dire che frequentare il Conservatorio di musica fa la differenza e, in questo contesto, trovo che il “Pergolesi” sia molto ben organizzato con tante iniziative promosse proprio dal direttore Di Egidio. Tra queste ci sono i dottorati di ricerca, un percorso che per ora osservo a distanza, ma che mi interessa moltissimo.