ASCOLI PICENO – Iniziato il percorso “Il Vangelo che si fa voce e cuore”, il nuovo itinerario formativo promosso congiuntamente dalle Diocesi di Ascoli Piceno e di San Benedetto – Ripatronsone – Montalto, che nella serata di ieri, giovedì 5 dicembre, ha assistito a una tappa inaugurale molto partecipata e ricca di spunti di riflessione.
Nella chiesa parrocchiale dei SS. Simone e Giuda ad Ascoli, nella frazione di Monticelli, decine di fedeli di ogni età, catechisti, insegnanti, religiosi e sacerdoti si sono ritrovati per prendere parte al primo appuntamento, dedicato all’“Evangelizzazione tra liturgia annuncio e carità”.
Alla presenza, tra gli altri, del parroco don Gianpiero Cinelli e del direttore della Caritas diocesana di Ascoli Piceno Giorgio Rocchi, a condividere con i presenti delle interessanti riflessioni sul tema è stato don Mario Cataldi, parroco della parrocchia dei SS. Pietro e Paolo ad Ascoli, nel quartiere di Campo Parignano.
Don Mario, per oltre 20 anni impegnato nell’Ufficio Liturgico diocesano, ha centrato pienamente l’obiettivo di questo ciclo di incontri, offrendo delle risposte concrete alle domande spirituali sul tema attraverso un punto di vista estremamente moderno e in linea con le esigenze di una Chiesa al passo con i tempi, fornendo delle indicazioni essenziali per vivere la fede in maniera sempre più autentica.
“La Chiesa evangelizza con la bellezza della liturgia”: è stato questo il punto di partenza di un incontro in grado di fornire un’ampia panoramica sul tema, a partire dall’evoluzione della riflessione all’interno della Chiesa fino ad arrivare alla contemporaneità delle nostre parrocchie. A fornire lo spunto decisivo a don Mario è la prima esortazione apostolica di Papa Francesco, “Evangelii Gaudium”, all’interno della quale il Santo Padre sottolinea come la Chiesa evangelizzi e si evangelizzi attraverso la bellezza della liturgia, che è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi. In questo senso, l’omelia rappresenta parte integrante della liturgia.
Sulla scia del pensiero di Papa Francesco, don Mario si sofferma anche su “Desiderio Desideravi”, lettera apostolica del 2022 che il Pontefice dedica alla liturgia, vista come la storia della salvezza e luogo autentico dell’incontro con Cristo.
La liturgia, come sottolineato da don Mario, rientra a pieno titolo nel trasfigurare, una delle 5 vie individuate dal Convegno ecclesiale nazionale andato in scena a Verona nel 2006, insieme a “uscire”, “annunciare”, “abitare” ed “educare”. In questo modo la Chiesa supera il tradizionale tripode “Evangelizzazione-liturgia-carità”, privando però, almeno in apparenza, la liturgia della sua precedente centralità.
«È necessario ritrovare il soggetto della liturgia» spiega don Mario, che in questo senso recupera il principio della partecipazione attiva dei fedeli espresso dai Padri conciliari nella Costituzione liturgica Sacrosanctum Concilium (SC 48). Le azioni liturgiche, infatti, non sono azioni private, bensì celebrazioni della Chiesa che appartengono all’intero corpo della Chiesa. I fedeli, dunque, non assistono come spettatori a questo mistero di fede, ma anzi, partecipano all’azione sacra attivamente e con consapevolezza, nonostante le difficoltà con cui la comunità cristiana, per una serie di ragioni, ha dovuto fare i conti da questo punto di vista.
«Siamo tutti commensali alla mensa eucaristica, con delle persone incaricate di accompagnarci e assisterci in tutto quello che abbiamo bisogno» ricorda don Mario, che pone l’accento sulla necessità di un’evoluzione liturgica, come sottolineato anche dal sacerdote e teologo palermitano Rosario Giuè, che evidenzia la necessità di abituarsi a far leggere il Vangelo anche oltre la soglia delle nostre chiese e di contribuire a ridurre la distanza tra la parola di Dio e le attese della società contemporanea, in una profonda riflessione ecclesiale sulla Chiesa che celebra sotto gli occhi del mondo di oggi.
«Se l’evangelizzazione non diventa esperienza liturgica rimane informazione, che però deve portarci all’incontro con Gesù. Si tratta di un evento vero e proprio, e non solo di un annuncio». Lo spiega dettagliatamente don Mario, che nel suo ragionamento si sofferma anche sull’esigenza di evangelizzare il mondo moderno abbinata al ruolo delle nostre chiese. Molti luoghi sacri, anche in città, sono vuoti e non ospitano più celebrazioni. «Se non ce ne prendiamo cura crolleranno, e con loro la nostra memoria storica – avverte don Mario – È necessario tenere sempre una porta aperta per consentire a chi vuole di entrare e pregare».
Al di là della soglia, che una volta superata consente di entrare in chiesa e partecipare alla celebrazione con una scelta di fede, c’è un luogo che dovrebbe parlare di ciò che si è fatto e che si è celebrato, anche in assenza di celebrazioni. Per farlo, ogni chiesa deve poter contare sull’altare, elemento in cui la comunità cristiana si identifica come vera e propria “comunità dell’altare”, l’ambone e la sede destinata al ministro, colui che presiede l’assemblea.
Caratteristiche e principi che, se messi in praticano, aiutano le nostre chiese a comunicare al meglio i segni della parola di Dio, trasmettendo un’atmosfera diversa e un’occasione unica per approfondire la propria fede. Insegnamenti spirituali ma al tempo stesso estremamente concreti quelli di don Mario, da cui trarre ispirazione nella nostra quotidianità e rinnovare un cammino di crescita e riflessione che proseguirà negli altri tre incontri in programma nei prossimi mesi del 2025.
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