(Foto Giovanni De Marco per Comune di Jesolo)

Gigliola Alfaro

Uno Jesolo Sand Nativity ispirato direttamente da Papa Francesco. L’edizione 2024 dello Jesolo Sand Nativity ha come titolo “Fratelli tutti”, titolo dell’enciclica papale pubblicata il 3 ottobre 2020 e firmata da Papa Francesco sull’altare della basilica di San Francesco ad Assisi, che lo scorso inverno ospitò una maestosa natività realizzata con la sabbia della città. La 22ª edizione del celebre presepe di sabbia è dedicata al dialogo interreligioso quale premessa, percorso e testimonianza per arrivare ad essere popoli che vivono da “fratelli tutti”. “Pur essendo un evento cristiano, la natività è aperta a tutti: si tratta, infatti, del momento in cui il Divino si fa storia e afferma la dignità di ogni uomo”, spiega una nota degli organizzatori del presepe di sabbia.

(Foto Giovanni De Marco per Comune di Jesolo)

“Pur avendola scritta a partire dalle mie convinzioni cristiane, che mi animano e mi nutrono, ho cercato di farlo in modo che la riflessione si apra al dialogo con tutte le persone di buona volontà”, scrive Papa Francesco nella “Fratelli tutti”. Il filo conduttore dell’enciclica è la parabola del buon samaritano. “Questa parabola è un’icona illuminante – continua il Santo Padre -. Davanti a tanto dolore, a tante ferite, l’unica via di uscita è essere come il buon samaritano. Ogni altra scelta conduce dalla parte dei briganti, oppure di quella di coloro che passano accanto senza avere compassione”.

L’obiettivo dello Jesolo Sand Nativity, giunto alla sua 22ª edizione, è quindi quello di contribuire a un messaggio di pace e dialogo.

Per certi versi un filo rosso che unisce le ultime tre edizioni del presepe di sabbia jesolano: l’edizione 2022/2023, intitolata “Sculture di pace”, venne inaugurata a poche settimane dallo scoppio del conflitto bellico alla presenza del vescovo di Kiev, mons. Oleksandr Yazlovetskij; l’anno passato fu la figura di San Francesco e il racconto della sua vita, veicolo di messaggi di pace, unità e accoglienza, che vide l’avvio di una collaborazione con la Custodia generale del Sacro Convento di San Francesco dei Frati minori conventuali e l’invio di un messaggio a Papa Francesco da parte dei ragazzi di Jesolo.

(Foto Giovanni De Marco per Comune di Jesolo)

Il percorso artistico della 22ª edizione del celebre presepe di sabbia si compone di 12 sculture, realizzate da 14 artisti provenienti da tutto il mondo, che declinano i temi di fratellanza, pace e dialogo contenuti nell’enciclica “Fratelli tutti”, che, per l’appunto, ispira la mostra. Tra le 12 sculture, un’opera che raffigura la parabola del buon samaritano è stata dedicata alla memoria di Giacomo Gobbato, con il coinvolgimento della famiglia. Il buon samaritano è infatti il simbolo universale di misericordia e la compassione da mostrare verso il nostro prossimo, chiunque esso sia. Una figura nota in tutto il mondo, con un’influenza tale che con “buon samaritano” si intende la persona generosa e pronta a fornire aiuto.Esattamente ciò che ha fatto Giacomo Gobbato lo scorso settembre, quando rimase vittima di un accoltellamento mortale per le vie di Mestre mentre prestava soccorso a una donna che stava subendo una rapina.

(Foto Giovanni De Marco per Comune di Jesolo)

E un messaggio di fratellanza, dialogo e apertura all’altro è partito da Jesolo nel corso dell’inaugurazione della 22ª edizione di Jesolo Sand Nativity, venerdì 29 novembre. Il taglio del nastro ha visto la partecipazione del vescovo ausiliare e vicario generale emerito del Patriarcato di Gerusalemme, mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, rafforzando l’invito al dialogo interreligioso contenuto nella mostra. “A Gaza è tutto distrutto, non c’è più nemmeno una scuola in piedi. Fortunatamente nell’area della nostra chiesa qualcosa è rimasto, qualcosa funziona ancora, e lì stiamo cercando di aiutare più persone che possiamo – ha detto mons. Marcuzzo -. Intorno alla nostra chiesa, alla canonica, alla casa delle suore, vivono qualcosa come 600 persone, le une accanto alle altre, tutti laici ma di religioni diverse, come in una sorta di convento. Il patriarca Pierbattista Pizzaballa è riuscito a ottenere un permesso speciale per far arrivare dei camion con generi alimentari, qualche medicina, alcuni mezzi di educazione.Con queste scorte cerchiamo di aiutare le persone quantomeno a non morire, di fame o per le malattie che non riescono a curare perché non ci sono medicine.Ma nonostante questa difficilissima situazione, dove il 7 ottobre rappresenta una causa e non un effetto, fatti terribili e da condannare ma che rappresentano un grido di disperazione, esiste ancora una speranza. Le persone sperano che tutto questo finisca e di poter vivere una vita normale”. Poi ha osservato:“Da Jesolo partono più messaggi e il primo ci arriva dalla sabbia stessa: un materiale fragile, come l’uomo, dal quale riusciamo però a ottenere qualcosa di bello. Queste statue, un Natale. Lo stesso per l’uomo, dalla cui vulnerabilità può trarre qualcosa di buono”.Particolarmente pregno di significato il momento in cui un gruppo di studenti della classe V del liceo classico Eugenio Montale di San Donà di Piave hanno letto un messaggio destinato a tre amici di fede cristiana, ebraica e musulmana, poi sottoscritto dalle autorità presenti.

(Foto Giovanni De Marco per Comune di Jesolo)

Sempre il 29 novembre mons. Marcuzzo ha incontrato l’amministrazione comunale e gli studenti degli istituti Cornaro, D’Annunzio e Calvino di Jesolo ricevendo i loro elaborati, risultato di un importante progetto di approfondimento sulla parabola del buon samaritano ideato e poi sviluppato dall’associazione culturale “Mons. Giovanni Marcato” e dalla comunità monastica di Marango di Caorle. Il vescovo ha acceso una fiammella, simbolo di speranza, alimentata da olio di Gerusalemme contenuto all’interno di una colomba in ceramica donata al sindaco di Jesolo, Christofer De Zotti. La sera, al termine della cerimonia di inaugurazione dello Jesolo Sand Nativity, mons. Marcuzzo è intervenuto durante l’incontro “Dove finisce il dialogo, là inizia la guerra”, conclusasi con la fiaccolata e l’accensione di un braciere da parte del vescovo quale simbolo di speranza per la pace. A completare il percorso culturale che accompagna la mostra di sculture di sabbia sarà l’incontro “Nel dialogo di pace, l’impegno dei giovani”, organizzato dall’associazione Marcato in collaborazione con l’Istituto di studi ecumenici San Bernardino di Venezia, che si terrà venerdì 31 gennaio presso il centro congressi Kursaal e al quale parteciperanno gli studenti delle classi V del liceo Montale e dell’istituto Cornaro confrontandosi sul dialogo interreligioso, poi vi saranno le testimonianze di un giovane frate francescano impegnato nel dialogo interreligioso in Marocco e di alcuni giovani della Cittadella della Pace “La Rondine” di Arezzo.

La mostra di sculture è stata aperta al pubblico dal 30 novembre e lo resterà fino a domenica 9 febbraio 2025. Gli orari di apertura sono: dal lunedì al venerdì 9.30-12.30; 14.30-19.30; sabato, domenica e festivi orario continuato 9.30-19.30. Dal 22 dicembre al 6 gennaio orario continuato dalle 9.30 alle 19.30. L’ingresso è libero. Massima accessibilità: non ci sono barriere architettoniche. Dalla prima edizione oltre 1 milione e 600mila persone hanno visitato il Sand Nativity.

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