Di Pietro Pompei

DIOCESI – Quest’anno celebriamo i 170 anni dalla proclamazione del Dogma, da parte del papa Pio IX (Mastai Ferretti, nato a Senigallia), e, purtroppo, questo evento come allora ci trova quasi indifferenti e poco propensi a capirne fino in fondo la sua importanza. Nell’arroganza dei nostri tempi, così superbi per i risultati tecnologici raggiunti, da farci dimenticare perfino il peccato originale, questo Dogma potrebbe apparire obsoleto e di poco rilievo. Fu scomodo allora nell’imperversante liberalismo e lo è tutt’oggi. Il “Voto” è stato solo un’occasione per riflettere su quel dono della Vergine che si concatenava con l’incarnazione di Gesù. Ultimo avvenimento di questi giorni: le molte voci elevate contro i cattolici in difesa dell’aborto. L’Immacolata è una sfida con cui confrontare le nostre certezze. Il vescovo-scrittore Fulton Sheen, molto letto nella nostra gioventù, diceva: “In questi tempi l’uomo pretende, da moderno pagano qual è, di essere stato lui pure concepito senza macchia”. Convinti di questo, il titolo di Immacolata e il Dogma che Pio IX ha definito verità di fede, spesso sono ignorate, misconosciute e da certe letture ignominiosi travisamenti. C’è in tutto questo, il tentativo, oggi evidentissimo, di contrastare una visione cattolica della realtà. Si può riassumere tutta qui la negazione di riconoscere le radici cristiane da più parti.

Il cardinale Robert Sarah, guineano, nel libro “Dio esiste?” editori Cantagalli, ha anche criticato l’atteggiamento dell’Europa che tende a rinnegare le sue radici cristiane: “Come un adolescente in crisi che non accetta né il suo nome né le sue radici, l’Europa tenta invano di convincersi che non viene da nessuna parte, che si è costruita senza ricevere l’apporto fecondo e decisivo del Cristianesimo”. Ed aggiunge: “Questo atteggiamento risulta patetico, immaturo e suicida agli occhi del resto del mondo” .È la manovra evidente di non voler far emergere in modo particolare una verità propria della tradizione. I dogmi sono spesso visti come un’imposizione della Gerarchia, essi, invece, aiutano i credenti a vivere meglio la propria fede.

La Madonna è l’attesa della storia. Grazie a Lei, l’Eterno entra nel tempo e cambia l’umanità, ridando all’uomo quella dignità che aveva perduto. L’Immacolata è la donna profetizzata e come dice il Beato Pio IX: “Fu preservata per particolare grazia e privilegio di Dio Onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento”. Maria Immacolata ci si presenta come modello di perfezione, a Lei dobbiamo guardare per realizzare noi stessi, per aderire al nostro destino di creature così come Dio ci ha pensato dall’eternità. “La Madonna- scrive V. Sansonetti in un libro sull’Immacolata- ci aiuta a rendere il nostro “esistere” coincidente con il nostro “essere”.

Fin dalle origini la Chiesa ha riconosciuto la santità della Madonna. Di questo nessuno mai ha avuto dubbi. Difficile è stato il cammino per giungere ad accettare una creatura esente dal peccato originale, perché sembrava togliere qualcosa al potere salvifico di Cristo. Dopo dispute teologiche interminabili ed anche violente, si giunse nel sec XIX ad una richiesta corale, perché la Chiesa e per essa il Papa, proclamasse il Dogma dell’Immacolata. Il Santo che più di ogni altro si batté per questo riconoscimento fu San Leonardo da Porto Maurizio. La sua “lettera profetica” in cui chiedeva all’allora papa Clemente XII “come grazia di voler dichiarare dogma di fede il grande mistero”, fu letta e tenuta in grande considerazione da Pio IX.  «Dopo ben 6 Papi». L’8 dicembre del 1854 il Papa Pio IX mise termine a tutte le dispute con il Dogma che ebbe conferma, quattro anni dopo, dalla stessa Madonna nelle diciotto apparizioni di Lourdes a Bernardette Soubirous.

Il nome di San Leonardo mi ha fatto tornare in mente un altro personaggio, devotissimo della Madonna in particolare intesa come Immacolata Concezione: personaggio legato alla nostra terra, essendo nato a Force e vissuto, per molti anni ad Ascoli Piceno: Mons. Francesco Antonio Marcucci.

Si incontrarono in Ascoli nel lontano 1738 chiamati allo stesso scopo: per una Missione Apostolica. Il Marcucci, non ancora sacerdote, S.Leonardo che dopo un tempo di intervallo, tornava a fare il Missionario in missioni itineranti e ritiri spirituali che lo avevano impegnato per più di vent’anni. Posso dire che si incontrarono in tutto, ma posso aggiungere, conoscendo il prosieguo della loro vita, che l’argomento che li trovò pienamente concordi fu il Mistero grande dell’Immacolata Concezione che dopo tanti secoli era ancora  motivo di lotte all’interno della stessa Chiesa. Sicuramente un incontro voluto dallo Spirito Santo: entrambi decisi di portare avanti una missione con scritti e opere, con rinnovato entusiasmo. Di S. Leonardo posso aggiungere la diffusione della Via Crucis in tutte le parrocchie, del Nostro (leggo da un suo libro) “gli fu particolarmente caro il mistero dell’Immacolata Concepimento di Maria; lo meditò, lo studiò fu l’argomento preferito delle sue prediche: l’amore all’Immacolata vivificò il suo sacerdozio, le sue missioni, ogni sua azione”.

Dopo alcuni rinvii il 14 giugno 1744 ottenne il permesso di fondare un Istituto femminile. Mons. Marcucci ebbe a scrivere: “La nuova Congregazione avrà il fine di educare ed istruire le fanciulle di ogni ceto e prenderà il nome di “Pie Operaie dell’Immacolata Concezione”, perché, la vita dei suoi membri sarà di preghiera e di lavoro educativo nel nome e per la gloria della Celeste Regina”.

Oggi questi Istituti li troviamo in vari Paesi delle nostre Diocesi, a San Benedetto del Tronto lungo la valle dell’Albula, con le Suore con abito bianco.

Mons. Marcucci fu anche Vescovo della diocesi di Montalto Marche e Vicegerente di Papa Clemente XIV.

Il nostro popolo che mostrò indifferenza per tale evento, vide nel “cholera morbus” diffusosi l’anno dopo, quasi un castigo per tale comportamento, ed implorò l’Immacolata Concezione affinchè tale flagello cessasse, con un “Voto” che ogni anno si ripete. La novena dell’Immacolata è entrata nella tradizione della nostra città e vede, ogni anno, la partecipazione di tutta la città.

In questi giorni sto ripensando alle nostre nonne e mamme e ai loro interminabili rosari fatti di giaculatorie sempre abbondanti. E la preghiera iniziava sull’uscio di casa, nelle mattine fredde del mese di dicembre, quando ci si avviava su per la costa, con quelle nuvolette che uscivano dalla bocca tra un ‘Ave Maria e la fatica della strada.

Aggrappati agli scialli delle nostre madri eravamo contenti, nonostante l’ora, perché con la novena dell’Immacolata pregustavamo tutte le feste natalizie, con le poche cose straordinarie che esse comportavano. Giunti in chiesa, normalmente si iniziava la recita del rosario ufficiale. Ricordo con simpatia come le decine venivano iniziate sempre con un forte sospiro e con una voce forte e decisa che andava vieppiù scemando. Alla mia richiesta del perché di quel sospiro, mi spiegarono che era un modo di chiedere scusa alla Madonna, per le inevitabili distrazioni. Passo ai “sapienti” questa risposta.

Sarebbe doveroso che in questi giorni vengano ricordati tutti quelli che ci hanno lasciato in eredità questa bella tradizione che sa molto di devozione e di amore.

Domenica 8 Dicembre le celebrazioni nelle diocesi del Piceno

Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto

  • Ore 16.30: Cattedrale Madonna della Marina, Recita del Rosario
  • Ore 17.00: Cattedrale Madonna della Marina, Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Mons. Palmieri Gianpiero
  • Ore 18.00: Processione con il simulacro della Madonna Immacolata (Percorso: Via Pizzi, Via Gramsci, Viale Secondo Moretti, Via XX Settembre, Via Fileni, Via Voltattorni, Piazza Sacconi e arrivo alla Chiesa Abbaziale di San Benedetto Martire con rinnovo del “Voto cittadino”)

Diocesi Ascoli Piceno

  • Ore 15:00: Dono di fiori alla statua della Madonna Immacolata, Piazza Immacolata.
  • Ore 17:30: Chiesa San Francesco, S. Rosario
  • Ore 18:00: Santa Messa celebrata da S. Em.za Card. Giuseppe Petrocchi, Frati Conventuali di S. Francesco.

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