Ilaria De Bonis
È alerte maximale, massima allerta in Repubblica Democratica del Congo, dove è in corso un’epidemia misteriosa che ha ucciso finora quasi cento persone nella regione di Kwango, nell’ovest del Paese. Giunti in ospedale con febbre altissima, tosse, mal di gola e anemia, i pazienti sono deceduti per “mancanza di trasfusioni di sangue”.
Bambini le prime vittime. I casi segnalati arrivano a 380: dal 10 al 25 novembre la malattia “non classificata” (ma che presenta tutti i sintomi influenzali con un esito drammatico) ha ucciso tra le 76 e le 143 persone, secondo il ministero della Sanità. Circa 27 sono morte in ospedale, le altre in casa e
tra le vittime la maggior parte erano bambini sotto i 5 anni.
“Somiglia ad una malattia respiratoria – ha dichiarato ieri il ministro della Sanità Roger Kamba in conferenza stampa – ma è difficile parlare del modo in cui si trasmette prima di aver ricevuto i risultati delle analisi di laboratorio dei campioni prelevati”.
Evento sanitario sconosciuto. Particolarmente colpita è la zona di Panzi, a circa 700 km a sud-est di Kinshasa. Il ministro Kamba ha ammesso di non possedere per ora gli strumenti sufficienti per inquadrare il virus e che si tratta di un “evento di salute pubblica sconosciuto”.
È “un livello di epidemia da tenere sotto stretta osservazione”,
ha detto. L’Organizzazione mondiale della sanità sta lavorando in sinergia con il ministero per arrivare ad una diagnosi.
Un Paese travagliato. La Repubblica democratica del Congo affronta altre gravi calamità, anzitutto la destabilizzazione dell’Est del Paese in balìa della guerriglia armata da parte delle milizie dell’M23 e dell’Adf, responsabili della distruzione di interi villaggi nel Nord Kivu. È inoltre reduce da un’altra complicata epidemia, quella del virus di Mpox, che ha ucciso mille persone in pochi mesi.