Di Manuel João Pereira Correia
Ieri, 8 dicembre, abbiamo celebrato la Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Maria è stata concepita senza il peccato originale, in previsione del ruolo che avrebbe avuto come Madre del Salvatore. Non si tratta del concepimento verginale di Gesù, ma del fatto che Maria stessa è stata preservata dal peccato fin dal primo momento della sua esistenza. Tale celebrazione si inserisce armoniosamente nel contesto dell’Avvento, invitandoci a vivere questo tempo liturgico sotto lo sguardo di Maria, madre di Gesù e madre nostra.
Il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria è stato solennemente proclamato da Papa Pio IX l’8 dicembre del 1854, dopo un’ampia consultazione con l’episcopato di tutto il mondo. Nella dichiarazione papale leggiamo: “La Beatissima Vergine Maria, nel primo istante del suo concepimento, per singolare grazia e privilegio di Dio Onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale” (bolla Ineffabilis Deus).
Quattro anni dopo, il 25 marzo 1858, a Lourdes, la Vergine Maria si presentò all’adolescente Bernadette Soubirous (1844-1879) con queste parole: “Io sono l’Immacolata Concezione”, pronunciate in dialetto locale: “Que soy era Immaculada Councepciou”.
La proclamazione del dogma è recente, ma la festa dell’Immacolata Concezione ha radici profonde nella tradizione cristiana. È frutto di secoli di riflessione teologica, celebrazione liturgica e devozione popolare. Possiamo dire che il dogma è stato anticipato dal sensus fidei, l’intuizione del popolo cristiano. Infatti, fin dall’epoca patristica, Maria era vista come “la nuova Eva” (Sant’Ireneo). In questa visione c’era il primo presagio del dogma dell’Immacolata Concezione. Eva, come prima donna, fu creata da Dio senza macchia di peccato; Maria, la nuova Eva, chiamata a essere la Madre di Dio, è concepita anch’ella immacolata.
Contemplare questa singolare grazia e bellezza di Maria, tuttavia, non dovrebbe portarci a innalzarla sopra la terra e la nostra umanità, come una Stella irraggiungibile. Guardare Maria solo come una donna aggraziata da privilegi e doni celesti rischierebbe di allontanarla da noi. Per scoprire il ruolo della Vergine Maria, bisogna ritornare alla semplicità dei Vangeli. Una volta che “l’angelo si allontanò da lei”, Maria rientra nella grigia quotidianità di gioie e sofferenze, di preoccupazioni e affanni, di dubbi e incertezze… Una di noi, che cammina con noi, che vive di fede!
Diceva Santa Teresa di Lisieux: “Perché una predica sulla Santa Vergine mi piaccia e mi faccia del bene, mi deve far vedere la sua vita reale, non la sua vita supposta; sono sicura che la sua vita fosse assolutamente semplice. La si mostra inaccessibile; bisognerebbe, invece, mostrarla imitabile, farne scoprire le virtù, dire che viveva di fede come noi, citando il Vangelo. […] Altrimenti, se ascolti una predica, e si è obbligati a sbalordirsi dal principio alla fine e ad esclamare: Ah! ah!, uno ne ha abbastanza!” (21/8/1897).
Spunti di riflessione
Concepiti nel mistero
Ogni concepimento è avvolto nel mistero. Concepita dai suoi genitori – Gioacchino ed Anna, secondo la tradizione –, ignari del disegno divino, solo Dio ha conosciuto quel momento in cui concepì Maria nel Suo amore. La creò come nuova Eva, “a Sua immagine e somiglianza”, in vista del Suo progetto su di lei. Qualcosa di simile avvenne con ciascuno di noi. Il Signore ci ha conosciuti ed amati, prima ancora che i nostri genitori si accorgessero della nostra esistenza.
L’Immacolata Concezione rivela qualcosa anche del nostro concepimento. Anche a noi Dio “ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale”; anche a noi “ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità, predestinandoci a essere per Lui figli adottivi” (Efesini 1,3-6, seconda lettura).
In ogni persona rimane una parte “immacolata”, “vergine”, “originale”, il terreno buono dove la Parola di Dio può attecchire e dare frutti di amore.
Visitati da Dio
Come a Maria, Dio visita ciascuno di noi. Egli ci invia il Suo Angelo, la Sua Parola, per trasmetterci un triplo messaggio:
– “Rallegrati! perché il Signore è con te!”. Dio ci invita alla gioia. Ogni vera gioia nasce da questa consapevolezza che non siamo soli, in balia degli eventi della vita, ma che il Signore è con noi.
– “Non temere! perché hai trovato grazia presso Dio!”. Il Signore ci dice di non avere paura. La paura – ogni paura, ma soprattutto quella della morte! – ci impedisce di vivere serenamente e di godere appieno della vita. San Paolo, consapevole di questa realtà, esclama: “Io sono persuaso che [nulla] potrà mai separarci dall’amore di Dio” (Romani 8,35-39).
– “Ed ecco, concepirai un figlio! perché nulla è impossibile a Dio!”. Quanto volte abbiamo pensato di avere una vita sterile, meschina, vuota o addirittura senza senso! Il Signore ci dice: “Lasciami entrare nel tuo cuore, e io ti prometto di rendere feconda la tua vita, feconda come quella di Abramo!”.
“Dove sei?” – Eccomi!
Dio ci visita continuamente, ma siamo pronti a farci trovare? “Dove sei?” È la domanda esistenziale che Dio continua a rivolgere a ciascuno di noi. Non è una domanda di giudizio, ma l’espressione della preoccupazione amorevole di un Padre o del Buon Pastore.
Spesso ci nascondiamo dal Suo sguardo per pudore. Ci sentiamo nudi, indegni di comparire alla Sua presenza. Eppure, la gioia di Dio nel ritrovare il figlio o la figlia perduta è così grande da fargli dimenticare il nostro smarrimento.
Facciamoci coraggio: usciamo dai nostri nascondigli! Andiamogli incontro e rispondiamo con fiducia alla Sua chiamata, come fece la Vergine: “Eccomi!”. Egli ci rivestirà subito con la tunica del Figlio, rinnovando la nostra dignità.