RIPATRANSONE – I fedeli della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto hanno onorato la loro Patrona, la Madonna di Loreto, con una Celebrazione Eucaristica che si è svolta ieri, 10 Dicembre 2024, alle ore 18:30, presso la concattedrale dei Santi Gregorio Magno e Margherita in Ripatransone. Durante la Messa si è rinnovata l’offerta dell’olio votivo alla lampada della Madonna di San Giovanni, titolo con cui localmente è conosciuta la Madonna di Loreto, da parte di una delle Vicarie della Diocesi Truentina. Quest’anno l’onore è spettato alla Vicaria Santa Maria in Montesanto, che ha partecipato all’appuntamento con una numerosa rappresentanza giunta in pullman dal vicino Abruzzo.
La Chiesa riunita per celebrare la sua Patrona
La Santa Messa, presieduta dall’arcivescovo Gianpiero Palmieri, è stata concelebrata da don Nicola Spinozzi, parroco delle comunità di Ripatransone, don Tommaso Capriotti, vicario parrocchiale della parrocchia del Duomo di Ripatransone, don Patrizio Spina, vicario generale della Diocesi, don Gianni Croci, delegato diocesano per la Pastorale, don Marco Claudio Di Giosia, vicario della Vicaria Santa Maria in Montesanto e parroco della comunità San Giuseppe di Paolantonio, don Elvezio Di Matteo, parroco delle comunità Santa Maria in Montesanto e Sant’Angelo a Ripe di Civitella e della comunità Santa Maria della Misericordia a Faraone, don Stefano Iacono, parroco delle parrocchie Santa Maria del Carmine in f.ne Villa Lempa e San Pietro Apostolo in Cerqueto, don Luigino Scarponi, parroco della parrocchia Sant’Egidio Abate di Sant’Egidio alla Vibrata, don Silvio Giampieri, vicario parrocchiale della comunità Sacro Cuore e Madre Teresa di Calcutta di Martinsicuro, don Rex Sungcad, proveniente dalle Filippine, dai diaconi Walter Gandolfi, Emanuele Imbrescia e Giovanni Rossi e da tutto il popolo di Dio riunito per l’occasione.
L’animazione liturgica è stata affidata ai fedeli della Vicaria Santa Maria in Montesanto.
La Santa Casa, immagine potente di come Dio voglia fare casa con noi
Queste le parole del vescovo Gianpiero durante l’omelia: «L’immagine della Santa Casa di Loreto immediatamente ci aiuta ad entrare dentro una dimensione spirituale importantissima: il Signore vuole fare casa con noi. Voi sapete che, in ogni tempo ed in ogni luogo, l’uomo ha sentito la necessità di trovare un posto in cui incontrare Dio, un tempio che fosse la sua casa. È una tensione umana molto frequente. Anche noi cristiani, ad un certo punto, abbiamo sentito il bisogno di costruire le chiese. Però, nella tradizione cristiana, c’è una correzione, perché, se noi teniamo conto soltanto della tendenza a costruire un tempio per Dio, dove poterlo incontrare, e ci dimentichiamo che Dio è sempre ed ovunque con noi, corriamo il rischio di vivere due momenti distinti: il momento di Dio, quando entro nel suo tempio e vivo la sua presenza, e il momento della mia vita di tutti i giorni, dove posso illudermi che Dio non ci sia. Noi, invece, sappiamo che Dio vuole fare casa con noi.
L’immagine della Madonna di Loreto e la venerazione per la Santa Casa, perciò, sono un simbolo potentissimo! Possiamo costruire chiese bellissime, ma non ci devono mai far dimenticare che, se noi incontriamo il Signore nella chiesa, lo incontriamo anche nella vita di tutti i giorni, perché lo dobbiamo alla sua iniziativa di fare casa con noi. Il Signore vuole essere uno che abita con noi, come nella stessa casa».
Per mezzo di Maria, la realizzazione del “Tempio” di Davide, Gesù
Commentando poi il celebre brano del Vangelo di Luca riguardante l’Annunciazione (Lc, 1, 26-38), mons. Palmieri ha detto: «È bellissimo proclamare proprio oggi il Vangelo della Casa di Nazareth, perché non solo quella casa, secondo la tradizione e gli storici, è stata messa in salvo dalla terra Santa portandola a Loreto, ma anche perché quello che qui l’angelo dice a Maria ha a che fare con la casa.
Per comprendere meglio, bisogna riflettere sul capitolo 7 del 2° Libro di Samuele, a cui l’evangelista Luca si ispira, quando scrive il Vangelo dell’Annunciazione. Il brano riguarda il re Davide, vissuto mille anni prima di Gesù. Davide dice al profeta: “Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda. Voglio costruire un tempio a Dio“. Sembrerebbe una bella iniziativa, ma, per mezzo del profeta., Dio gli dice: “Ma quale casa vuoi costruire? Il cielo è la mia casa, la terra è lo sgabello sotto i miei piedi. Quale luogo mi può contenere? Io sono ovunque. Ricordati: Io, Dio, voglio dare a te, Davide, una casa – nel senso di un casato, una famiglia –, che duri per sempre“. “Vedi – dice Dio a Davide –, Io ti farò grande e tuo figlio sarà per me mio Figlio. E il tuo regno non avrà mai fine”. Dio si sta riferendo proprio a Gesù, il figlio di Maria, che sarebbe stato la casa di Dio in mezzo a noi, il tempio che vive in mezzo a noi.
Maria sa cosa le sta dicendo l’angelo. Quando ascolta le parole pronunciate dall’angelo, Maria ricorda quel brano, perché gli Ebrei, al tempo di Gesù, conoscevano a memoria i testi più importanti dell’Antico Testamento. Maria conosce il significato di queste parole: “Io ti darò un figlio che regnerà per sempre. Sarà il vero figlio di Davide, la sua casa entrerà per sempre in mezzo a noi!”».
Maria ci insegna come vivere la nostra filialità domestica con Dio
«È molto bello poter proclamare oggi questo Vangelo – ha proseguito il vescovo -, perché il simbolo della casa di Davide ci ricorda che Dio vuole fare casa con noi, che noi non abitiamo senza un pavimento sotto ai piedi, senza un tetto sopra la testa, perché è Gesù stesso questo pavimento, è Gesù stesso questo tetto, è Lui la casa in cui abitare. E Maria, che ha vissuto in questa casa, insieme a Giuseppe, l’alzarsi la mattina, l’andare a dormire la sera, il mangiare insieme, Maria, che ha vissuto questa familiarità domestica con Gesù, ci dice come Dio vuole fare casa con noi. Così. Ecco allora che noi ci alziamo e preghiamo Dio a casa, poi lo facciamo prima di andare a dormire, preghiamo Dio anche prima dei pasti. Noi sappiamo bene che nelle nostre case abbiamo i segni che Dio abita lì, che Lui ha fatto casa con noi per sempre. Noi sappiamo che è bello venire in chiesa per incontrare il Signore e vivere la liturgia, ma sappiamo anche – e lo abbiamo capito in modo particolare durante il Covid – che Dio vuole fare casa con noi nella vita di tutti i giorni. Questo la Santa casa di Loreto ce lo ricorda continuamente. Quando la visitiamo, pensiamo: “Questa è stata la casa della filialità domestica di Gesù“. E ci commuoviamo e ci verrebbe voglia di rimanere lì, perché quel luogo ci insegna a vivere questa quotidiana compagnia con Gesù.»
Dice Paolo nella Lettera ai Galati (Gal 4, 1-7): “Voi non siete schiavi. Voi non avete Dio come padrone. Voi non siete sotto la legge di un Signore che vi ha dato delle leggi a cui obbedire. Voi siete figli di Dio, eredi del Regno dei Cieli. La vostra dignità è enorme! Vi è stato dato lo stesso Spirito Santo, lo Spirito che abitava nel cuore di Gesù, affinché, insieme a Gesù, voi possiate gridare al Padre: ‘Abba!'”, cioè ‘Papà!’. Ecco la nostra casa con Gesù. Ecco: Maria ci insegna come essere Chiesa, ci insegna a vivere questa filialità domestica, intima, prossima tra noi e Dio, tra noi e Gesù».
Lo stile di Nazareth, modello per la Chiesa, famiglia di Dio
Mons. Palmieri ha poi concluso: «Questo ci insegna anche un certo stile di essere Chiesa. La Chiesa è il popolo di Dio, il corpo di Cristo, il tempio dello Spirito, è la famiglia di Dio. Tra noi ci sono relazioni di famiglia: siamo fratelli e sorelle, abbiamo un unico Padre. Tra noi c’è l’intimità fraterna. Tra noi c’è la condivisione delle gioie e anche delle difficoltà. Tra noi c’è una filialità domestica. Sentiamo di essere Chiesa così. Non abbiamo bisogno di relazioni formali, non ci trattiamo con i guanti bianchi. No. Tra noi c’è la familiarità che la Santa Casa di Loreto, la Santa casa di Nazareth, ci insegna. Questo stile fraterno, familiare – lo stile di Nazareth – deve caratterizzare tutta la vita della Chiesa. Se Gesù, il figlio di Dio, ha voluto vivere la maggior parte della sua vita così, in relazioni intime in famiglia e nell’amore cristiano in un paese, questo significa che per Dio questa nostra vita di famiglia è importantissima, è il luogo in cui circola lo Spirito Santo, dove circola l’Amore di Dio. È qui, in questa intimità, che può crescere la nostra vita spirituale, la nostra vita cristiana.
Chiediamo allora al Signore, che ci doni questo stile di Nazareth, questo stile di vita fraterno, che ci faccia essere intimi con gli altri e intimi con Dio».
L’offerto dell’olio votivo per la lampada della Madonna di San Giovanni
Subito dopo la benedizione finale, i celebranti si sono recati processionalmente nel santuario adiacente all’altare maggiore e dedicato alla Madonna di San Giovanni, che fu progettato dall’architetto Giambattista Carducci e costruito tra il 1846 e il 1858. Al suo interno è conservata la Sacra Immagine della Madonna giunta da Recanati oltre 400 anni fa, precisamente nel 1620, ai cui piedi arde perennemente, giorno e notte, una lampada ad olio. È ormai tradizione consolidata che ogni anno, in occasione della ricorrenza della festività della Madonna di Loreto, una Vicaria della Diocesi offra l’olio per far ardere la lampada per l’intero anno. Quest’anno l’onore del dono è spettato alla Vicaria abruzzese di Santa Maria in Montesanto, i cui fedeli hanno consegnato al vescovo Palmieri due anfore di olio votivo durante l’offertorio.
La condivisione fraterna con le Suore Carmelitane Missionarie Teresiane
Dopo i ringraziamenti del parroco don Nicola Spinozzi, al termine della celebrazione, le Suore Carmelitane Missionarie Teresiane hanno condiviso, con chi ha voluto, un momento di convivialità, offrendo una cena speciale con menu italo-filippino, per festeggiare le due ricorrenze del giorno: oltre alla festività della Patrona della Diocesi, la Madonna di Loreto, infatti, ieri ricorreva anche il 277° anniversario dalla fondazione della loro Congregazione (1747-2024). Queste le loro parole: «Un semplice ringraziamento a Dio per le innumerevoli benedizioni che ci ha concesso in tutti questi anni. Preghiamo il Signore, affinché ci mandi ancora nuove vocazioni per essere i suoi testimoni!».