Il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha condannato ieri con durezza il gravissimo massacro avvenuto ad Haiti, e precisamente nel quartiere Wharf Jérémie di Cité Soleil, sobborgo della capitale, Port-au-Prince, dove, secondo fonti del Governo haitiano riportate dalle maggiori agenzie internazionali, la banda armata Micanor avrebbe masacrato durante lo scorso fine settimana 180 persone, in gran parte anziani, per “colpa” di una pratica “vudù”, in seguito ad accuse di stregoneria.
Ha dichiarato il portavoce di Guterres, Stéphane Dujarric: “Il Segretario generale invita le autorità haitiane a condurre un’indagine completa e a garantire che gli autori di questi e di tutti gli altri abusi e violazioni dei diritti umani siano assicurati alla giustizia. Il Segretario generale ribadisce ancora una volta il suo appello urgente agli Stati membri affinché forniscano alla missione multinazionale di sostegno alla sicurezza il necessario supporto finanziario e logistico per assistere con successo la polizia nazionale haitiana nell’affrontare la violenza delle bande.
Il Governo haitiano ha avvertito che con questo massacro è stata superata “una linea rossa”. In una dichiarazione dell’Ufficio del Primo Ministro, il gabinetto condanna con “assoluta indignazione l’atrocità assoluta perpetrata a Wharf Jérémie, che è costata la vita a circa 180 connazionali senza difesa, orchestrata dal capo della banda Micanor”, capeggiata da Monel “Mikano” Felix.
La Rete nazionale per la Difesa dei diritti umani, che tiene un costante monitoraggio della violenza ad Haiti, aveva parlato, in un primo momento, di 110 persone uccise, tutte di età superiore ai 60 anni Ma ha anche avvertito di un probabile bilancio più grave, perché molti corpi mutilati sarebbero stati dati alle fiamme. L’ong ha affermato che Felix aveva ordinato la violenza dopo che suo figlio si era ammalato e dopo aver chiesto consiglio a un sacerdote vudù, il quale accusato gli anziani della zona di aver fatto del male al bambino attraverso la stregoneria.

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