L’attesa è strettamente legata ad un annuncio, che, a dire il vero, può esserci o non esserci (in quanto un’attesa può crearsi anche a prescinderne…) ma che, una volta lanciato, implica in se stesso un sentimento che prelude necessariamente a qualcosa e pone nell’atteggiamento di chi, appunto, “attende” che l’annuncio si realizzi. Purtroppo non sempre è un annuncio buono, e in questo caso l’attesa si tramuta in paura o angoscia. E’ il caso di tante vicende drammatiche che coinvolgono persone e popoli, di cui abbiamo continua esperienza in questo tempo: un esempio per tutti, ineludibile, l’allarme aereo che risuona così frequentemente nei cieli dell’Ucraina o in quelli del Medio Oriente. E’ il tragico annuncio che arriveranno presto, spesso troppo presto, i missili, le bombe, i droni kamikaze… Un annuncio di cui si farebbe volentieri a meno – come per altri che preludono a sventure -, ma che si rivela esso pure necessario per salvare qualche vita. Annunci che possono anche risultare inutili e fuorvianti – questi dei sistemi d’allarme o altri – quando l’evento annunciato non si realizza, o per errore o per deliberato falso allarme o per una vera minaccia rientrata.
Ma vogliamo piuttosto concentrarci un attimo di più sugli annunci buoni. Buon annuncio è esattamente, ed etimologicamente, il “Vangelo”, la “buona novella” che si diffonde nel mondo proprio a partire da quella che noi chiamiamo “annunciazione” pensando all’incontro dell’arcangelo Gabriele con Maria di Nazareth – un episodio che risuona così spesso in questo tempo di Avvento e che vediamo così di frequente riprodotto in tante forme, sempre con un particolare afflato di grazia che coinvolge. Di buoni e begli annunci è costellata anche la vita quotidiana; quando, ad esempio, si sviluppano in essa promesse di bene che poi raggiungono il loro scopo; quando si concorda un appuntamento che, realizzato, reca conforto o felicità reciproca; quando chi ha pubbliche responsabilità s’impegna seriamente per portare a termine quanto preannunciato a suo tempo. Oppure quando si annuncia la nascita di un bimbo: particolarmente toccante questo annuncio, tenuto segreto, per qualche mese, come un prezioso regalo da elargire ai familiari e agli amici, che non dev’essere sciupato perché diffuso troppo presto.
Proprio l’annuncio di un Bimbo che nascerà ci viene donato in questi giorni. Anzi di un Bimbo che “è nato”, ma la cui nascita continua nella storia del mondo e nel cuore di ogni donna e di ogni uomo che lo accolga, come seppe accoglierlo la vergine di Nazareth.
Di questo annuncio vogliamo gioire tutti, a pochi giorni dal Natale. Certo, le circostanze non sono delle migliori: nubi si addensano nei cieli vicini e lontani, esse stesse, purtroppo, annunciatrici di cose che tutti vorremmo allontanare. Ma – per ricordare ancora una volta quell’antifona d’introito già citata dal latino delle messe d’Avvento – invochiamo che le nubi “facciano piovere la giustizia”, o meglio ancora – come altri traduce – “facciano piovere il Giusto” il quale solo può portare la vera giustizia. Di questa giustizia ha sete l’umanità, come terra riarsa. Sappiamo come sia difficile vederla realizzata quaggiù, ma nessuno – tra i potenti, come tra gli ultimi – si sottragga al compito di coltivarla nel cuore e di praticarla nella vita, ciascuno nel suo ambito. E’ una responsabilità di tutti: annunciarla e far sì che si compia.
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