“Lucia è una donna e la sua santità indica alla vostra e a tutte le Chiese quanto le donne abbiano modi loro propri di seguire il Signore”.

Lo scrive il Papa, nella lettera inviata all’arcivescovo di Siracusa, mons. Francesco Lomanto, in occasione della Traslazione temporanea del Corpo di Santa Lucia.

“Sin dalle narrazioni evangeliche, le discepole di Gesù sono testimoni di un’intelligenza e di un amore senza i quali il messaggio della Risurrezione non ci potrebbe raggiungere”, l’’omaggio di Francesco: “Il simulacro della vostra Patrona, se lo osservate bene, esprime vigorosamente la dignità e la capacità di guardare lontano, che le donne cristiane portano anche oggi al centro della vita sociale, non lasciando che alcun potere mondano rinchiuda la loro testimonianza nell’invisibilità e nel silenzio”. “Abbiamo bisogno del lavoro e della parola femminile in una Chiesa in uscita, che sia lievito e luce nella cultura e nella convivenza”, l’appello del Papa: “E questo ancora di più nel cuore del Mediterraneo, culla di civiltà e di umanesimo, tragicamente al centro di ingiustizie e squilibri che sin dal mio primo viaggio apostolico, a Lampedusa, ho suggerito di trasformare da cultura dello scarto in cultura dell’incontro”. “Il martirio di Santa Lucia ci educhi al pianto, alla compassione e alla tenerezza”, l’auspicio contenuto nella lettera: “sono virtù confermate dalle Lacrime della Madonna a Siracusa. Sono virtù non solo cristiane, ma anche politiche. Rappresentano la vera forza che edifica la città. Ci ridanno occhi per vedere, quella vista che l’insensibilità ci fa perdere drammaticamente.

E come è importante pregare perché guariscano i nostri occhi!”. “Stare dalla parte della luce, espone anche noi al martirio”, la tesi di Francesco: “Forse non ci metteranno le mani addosso, ma scegliere da che parte stare ci toglierà qualche tranquillità”. “Stringersi attorno a una Santa – e penso all’immensa folla che a Siracusa circonda Santa Lucia – significa avere visto la vita manifestarsi e scegliere ormai la parte della luce.

Essere persone limpide, trasparenti, sincere; comunicare con gli altri in modo aperto, chiaro, rispettoso; uscire dalle ambiguità di vita e dalle connivenze criminali; non temere le difficoltà”. “Mai stanchiamoci di educare bambine e bambini, adolescenti e adulti – a cominciare da noi stessi – ad ascoltare il cuore, a riconoscere i testimoni, a coltivare il senso critico, a obbedire alla coscienza”, l’invito finale del Papa: “non dimenticate di portare spiritualmente nella vostra festa le sorelle e i fratelli che in tutto il mondo soffrono a motivo della persecuzione e dell’ingiustizia.

Includete i migranti, i profughi, i poveri che sono presso di voi. E, per favore, ricordatevi di pregare anche per me”.

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