Sergio Perugini
Mariangela Melato, Virna Lisi, Monica Vitti. A loro è dedicato “Diamanti” di Ferzan Ozpetek. In verità la dedica potrebbe essere allargata a Franca Valeri, Claudia Cardinale, Bette Davis, Gloria Swanson e in generale tutte le dive del cinema di ieri e di oggi. Nel suo ultimo film Ozpetek ha coinvolto diciotto interpreti con capofila Luisa Ranieri e Jasmine Trinca. Un copione che, oltre a rendere omaggio al mondo del cinema, del teatro e dell’arte in generale, compreso il genio di couturier di moda e di storici laboratori sartoriali, è un inno alla forza, alla resilienza e alla solidarietà femminile.Un film raffinato, avvolgente e vibrante, che tratteggia il valore del “Noi” e il desiderio di riscatto nonostante le fatiche, le fratture della vita.In uscita in più di 400 copie dal 19 dicembre con Vision Distribution, “Diamanti” si candida a essere uno dei titoli forti del Natale, per una storia che unisce forma e contenuto, con un cast di grande richiamo. Tra le interpreti: Geppi Cucciari, Anna Ferzetti, Nicole Grimaudo, Milena Mancini, Paola Minaccioni, Elena Sofia Ricci, Lunetta Savino, Vanessa Scalera, Carla Signoris, Kasia Smutniak e Mara Venier.
L’atelier dei sogni
Roma, 1974. Il laboratorio Canova, diretto dalle sorelle Alberta e Gabriella, ha fatto la storia del cinema e del teatro. Da loro si servono per i costumi grandi autori e Premi Oscar. Alberta ha il polso della situazione, dura e diretta, capace di dare ritmo alle tante sarte e modiste che lavorano nell’atelier. La sua vita è il lavoro, non c’è posto per altro. Gabriella invece fa fatica, perché non riesce ad accettare la perdita della figlia. Un giorno arriva la commessa per un importante film ambientato nel XVIII secolo, con i bozzetti realizzati dalla famosa costumista Bianca Vega. Il lavoro è tanto, troppo, e il tempo a disposizione poco. Le sarte si sostengono l’un l’altra, ma ciascuna a casa ha i propri problemi cui far fronte: chi un marito violento, chi scarsità di denaro, chi un figlio malato o da sostenere negli studi, ma alcune soffrono anche per solitudine…
Ozpetek tra Piero Tosi e Gloria Swanson
“È un omaggio alla ricca tradizione dello stile – indica il regista –, dell’eleganza raffinata e confortevole, alla grande artigianalità, e nell’evocare tutto questo ho voluto mostrare tra gli altri i costumi originali di Claudia Cardinale nel ‘Gattopardo’ e Romy Schneider in ‘Ludwig’. Questo progetto era l’occasione ideale per potere raccontare un mondo attorno al quale eleggere le donne a protagoniste assolute e l’ho fatto convocandone molte di quelle con cui ho lavorato nella mia carriera”.Un film che onora la storia del cinema e del teatro, grandi dive e importanti autori, come Luchino Visconti, Franco Zeffirelli o Federico Fellini. E i costumisti che hanno fatto scuola come Piero Tosi e Maurizio Millenotti.Ricorrono poi le citazioni anche alla Hollywood classica tra cui “Eva contro Eva” (1950) di Joseph L. Mankiewicz e “Viale del tramonto” (1950) di Billy Wilder.
“Diamanti” è come una stoffa dai ricami preziosi intessuta della storia del cinema e del teatro, ma anche dei ricordi personali di Ozpetek, del suo periodo formativo da aiutoregista negli anni ’70-’80 e delle sue incursioni nei laboratori della sartoria Tirelli. Vero perno del racconto però è lo sguardo sull’universo femminile. Ozpetek compone un elegante mosaico di donne, forti e fragili, ferite e resilienti, tenaci e solidali, capaci di realizzare grandi imprese. Il suo desiderio è quello di raccontare storie tra schermo e realtà, ispirazionali, donne che sanno sempre rialzarsi dopo una caduta e fare fronte comune.
“Diamanti” conquista per forma e contenuto
Ozpetek firma un film riuscito e potente, in pieno equilibrio tra forma e contenuto.Il suo quindicesimo lungometraggio è un viaggio nella memoria del cinema, ma anche un diario personale dove tornano volti, ricordi e miti di cui il regista si è circondato nel corso della sua carriera. “Diamanti” si apre con un incipit “insolito” e piacevolmente sorprendente, l’incontro vero dell’autore con le sue interpreti attorno a un tavolo imbandito di cibo – cucinato da Mara Venier – per la lettura del copione, per passare poi alla dimensione della finzione, alla storia del laboratorio Canova. È il racconto di una grande famiglia al femminile, dove la fatica si divide equamente tra proprietarie e lavoranti, che si adoperano perché le creazioni dei grandi costumisti del tempo prendano vita.
Il film seduce dunque molto, dal punto di vista visivo-formale, per il racconto puntuale del lavoro in sartoria tra tintura di stoffe, lavorio di macchine da cucire, rammendi e scelta di materiali (i costumi di scena sono realizzati da Stefano Ciammitti). A questo si aggiungono le scene corali, impreziosite dalla presenza (immancabile) di cibo, tavolate e ambienti eleganti, curati nel dettaglio. Ancora, a imprimere magia all’atmosfera i brani del tempo, quelli di Mina e Patty Pravo, ma anche inediti interpretati da Mina e Giorgia (che Ozpetek ritrova da “La finestra di fronte” del 2003). Le musiche sono composte da Giuliano Taviani e Carmelo Travia.
“Diamanti” però non è solo puro piacere estetico. Ozpetek è attento a costruire una narrazione credibile e coinvolgente, che poggia sulle vicende del laboratorio e sulle microstorie delle protagoniste, tutti tasselli che convergono in un mosaico armonioso e raffinato.A volte qualche passaggio sembra non del tutto convincente, ma mai stonato, perché nell’insieme il racconto funziona e molto, regalando belle pagine puntellate da emozioni. Il film esalta la dimensione femminile, il grande guadagno delle donne in ambito familiare, lavorativo e sociale, non sempre valorizzate o supportate da una presenza maschile adeguata. In questo Ozpetek è un po’ “partigiano”: nell’omaggiare le donne, i ritratti maschili sbiadiscono o abitano tonalità buie, problematiche (ad eccezione dei personaggi di Luca Barbarossa ed Edoardo Purgatori).
Nell’insieme, “Diamanti” si presenta come un ottimo film, direzionato a un pubblico vasto, di certo adulto, un luminoso e dolente racconto corale dove emerge forte un’idea di solidarietà, un inno alle donne, cui maschile, società e istituzioni dovrebbero garantire più attenzione e rispetto. Consigliabile, problematico-poetico, adatto per dibattiti.
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