“Per lungo tempo, tra metodisti e cattolici, siamo stati estranei l’uno all’altro e anche sospettosi. Oggi però possiamo ringraziare Dio perché, da quasi sessant’anni, stiamo progredendo insieme nella conoscenza, nella comprensione e soprattutto nell’amore reciproco. Questo ci aiuta ad approfondire la comunione tra di noi”.
È il bilancio del Papa del dialogo tra cattolici e metodisti, stilato durante l’udienza concessa ad una delegazione del Consiglio Metodista Mondiale. “Aprirci, aprirci gli uni agli altri ci ha avvicinato, facendoci scoprire che la pacificazione è compito del cuore: è un compito del cuore più che della mente”, ha spiegato Francesco, secondo il quale “quando il Cuore del Signore Gesù tocca il nostro cuore, egli ci trasforma. È così che le nostre comunità riusciranno a unire le diverse intelligenze e volontà per lasciarsi guidare dallo Spirito come fratelli. È un cammino che richiede tempo, ma dobbiamo continuare su questa strada, sempre orientati al Cuore di Cristo, perché è da quel Cuore che impariamo a relazionarci bene gli uni con gli altri e a servire il Regno di Dio”. “Il prossimo anno, i cristiani di tutto il mondo celebreranno i millesettecento anni dal primo Concilio ecumenico, Nicea”, ha ricordato il Papa: “Questo anniversario ci ricorda che professiamo la stessa fede e, quindi, abbiamo la stessa responsabilità di offrire segni di speranza che testimoniano la presenza di Dio nel mondo. È un invito a tutte le Chiese e comunità ecclesiali a procedere nel cammino verso l’unità visibile, a non stancarsi di cercare forme adeguate per corrispondere pienamente alla preghiera di Gesù: ‘Perché tutti siano una sola cosa’”. “Mi viene in mente – ha aggiunto a braccio – una cosa che diceva il grande Zizioulas, quel vescovo ortodosso, cioè che lui già sapeva la data dell’unione, lui sapeva la data dell’unità: sarebbe il giorno dopo il giudizio finale! Ma nel frattempo, dobbiamo camminare insieme, come fratelli, pregare insieme, fare la carità insieme, e andare avanti insieme nel dialogo. Era grande questo Zīzioulas!”.