ASCOLI PICENO – «Il Terzo Settore, in particolare la cooperazione sociale, è un soggetto attrezzato, con proprie capacità imprenditoriali, in grado di creare risposte flessibili, innovative e tecnologicamente avanzate e di qualità nell’ambito sanitario e sociosanitario. I cambiamenti degli ultimi anni ci dicono che c’è un’esigenza di adeguamento, mobilità ed accelerazione che spesso stride con i tempi degli enti istituzionali e delle Amministrazioni Pubbliche. Pertanto l’ascolto, il dialogo, l’integrazione e la cooperazione tra il Pubblico ed il Terzo Settore hanno una rilevanza fondamentale. Credo che solo stringendo la cooperazione con il governo regionale, le istituzioni sanitarie locali e gli altri interlocutori del settore, potremo dare risposte sempre più adeguate ed efficaci alle persone e alle nostre comunità».
È con queste parole che il dott. Domenico Panichi, Presidente del Consorzio di Cooperative Sociali Cattoliche “Il Picchio”, ha concluso il convegno dal titolo “Sanità Pubblica e Aree Interne – Il contributo delle imprese sociali e del no-profit”, che si è svolto Venerdì 13 Dicembre 2024, alle ore 16:00, presso la Bottega del Terzo Settore di Ascoli Piceno.
L’evento, organizzato in occasione dei quarant’anni dalla fondazione del Consorzio, ha ricevuto il patrocinio del Comune di Ascoli Piceno, della Regione Marche, di Confcooperative – Confederazione delle Cooperative Italiane e all’Unione Montana del Tronto e Valfluvione.
Il pomeriggio, moderato magistralmente dalla conduttrice di TV2000 Eugenia Scotti, ha registrato la partecipazione di numerosi rappresentanti delle istituzioni politiche e religiose e di tecnici illustri che hanno analizzato le sfide e le opportunità delle aree interne, in un momento storico di profonda trasformazione per la sanità pubblica e il welfare locale.
Ad aprire l’incontro sono stati i saluti del sindaco del Comune di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti, il quale, attraverso un videomessaggio, ha sottolineato la necessità di «combattere la politica dei numeri e garantire scuola e sanità anche là dove ci sono solo dieci bambini. È necessario lavorare per un nuovo modello di sviluppo in cui al centro ci sia la persona».
A seguire anche mons. Gianpiero Palmieri, vicepresidente della CEI e vescovo delle due Diocesi del Piceno, ha portato il suo saluto ai presenti: «Le ultime vicende sismiche ci hanno fatto riscoprire come i territori interni siano capaci di creare coesione: anche se intorno ci sono solo rovine, le persone riescono ancora a tessere relazioni che le tengono strette le une alle altre. Per ora lo spopolamento non è ancora così radicale, ma, se non si agirà adeguatamente, è ovvio che con il tempo il tessuto sociale verrà meno. È dunque necessario moltiplicare tutte quelle occasioni in cui l’identità collettiva viene riproposta: feste, ricordi, manifestazioni. Oltre a questo bisogna pensare al lavoro: ricostruire gli edifici, infatti, è molto importante, ma l’elemento fondamentale è il lavoro, che restituisce dignità e speranza».
È stata poi la volta della consigliera regionale Monica Acciarri, la quale ha affermato: «Un quarto della popolazione dell’entroterra ha più di 65 anni. A questo invecchiamento della popolazione si aggiungono anche le ulteriori difficoltà legate al terremoto. Dobbiamo quindi affrontare insieme le sfide che ci attendono. La Regione Marche è intervenuta, ridando personalità giuridica agli enti locali, il che significa anche avere un portafoglio proprio. I fondi sono pochi e talvolta vengono spesi male: in questo dobbiamo migliorare. Ci vuole inoltre una rete tra imprese sociali, no profit, sanità pubblica. Come ama ripetere spesso papa Francesco, “Nessuno si salva da solo”» .
Il presidente regionale di Confcooperative, Massimo Spronati, ha portato il suo saluto, ricordando che «il lavoro, il lavoro dignitoso, è al centro di ogni cosa, e che la cooperazione è già dentro la comunità».
Anche il presidente di UNCEM Marche (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani), il dott. Giuseppe Amici, ha ribadito l’importanza del lavoro nelle aree interne: «Come si sono spostati il lavoro e l’economia, si sono spostate anche le persone. Dobbiamo quindi proteggere le occasioni di lavoro nei nostri territori e cercare di stabilizzare i nostri interessi e le nostre economie nei territori interni, scommettendo sul lavoro e sui servizi che migliorano la qualità della vita dei cittadini, come scuole e turismo».
L’incontro è entrato nel vivo con l’intervento del presidente nazionale di Confcooperative Sanità, Giuseppe M. Milanese, il quale ha dato inizio alla prima parte del convegno dedicata alla crisi e alle sfide del sistema sanitario nelle aree interne, ai bisogni emergenti della popolazione e alle possibili soluzioni innovative.
Il presidente Milanese ha spiegato perché cooperazione e sanità debbano andare a braccetto: «C’è un anelito nel mondo che chiede la cooperazione, perché cooperare significa mettere insieme le braccia e la testa e raggiungere quindi obiettivi più grandi. Questo è particolarmente vero nell’ambito della cura dei fragili. Sono reduce da un convegno a Nuova Delhi, dove si è detto proprio di andare oltre i pensieri finanziari che finora sono prevalsi: pur sapendo che richiedono un tempo maggiore, tuttavia porteranno a risultati più efficaci. Noi siamo come il bambù, il quale impiega sette anni per crescere, ma poi fornisce frutti ogni due settimane».
Il senatore Guido Castelli, Commissario straordinario di Governo per la ricostruzione nei territori dei Comuni delle Regioni di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria interessati dall’evento sismico del 24 Agosto 2016, è intervenuto tramite un videomessaggio per dire che nell’agenda pubblica la questione demografica è una priorità e che «è necessario pensare alle strategie da mettere in atto. L’aspetto antropologico della “restanza” è alla base di tutto. I giovani non devono limitarsi a non andar via, devono anche avere motivi che permettano loro di rinunciare alle seduzione della partenza. Per far sì che questo avvenga occorre munire il territorio di modernità».
È stata poi la volta della senatrice Elena Leonardi, Segretario della 10ª Commissione permanente Affari Sociali, Sanità, Lavoro pubblico e privato, Previdenza sociale, la quale ha manifestato un plauso alle realtà presenti nel territorio e ha poi rassicurato sul fatto che «il Governo sta lavorando al fianco del terzo Settore e del no profit con azioni concrete, come la legge delega, il decreto anziani. La risposta integrata tra pubblico e privato è la strada giusta da fare per vivere un percorso virtuoso che dia realmente risposta alle istanze del territorio».
La prima parte del convegno si è conclusa con l’intervento molto apprezzato del prof. Luigino Bruni, economista e storico del pensiero economico, con interessi in filosofia e teologia, Ordinario di Economia Politica alla LUMSA di Roma, direttore scientifico di “The Economy of Francesco” e presidente di SEC (Scuola di Economia Civile).
Ha detto Bruni: «La cura è una dimensione che non può appartenere solo ai medici, agli infermieri o ai badanti, ma deve essere di tutti. Una filosofa canadese sostiene che ogni persona debba lavorare solo 30 ore settimanali e dedicare il resto del tempo alla cura degli altri. Io la penso come lei. La cura deve essere un’attività di cui ogni persona, giovane o adulta, deve occuparsi. Spesso, invece, la cura è sinonimo di donna e povertà e non viene inserita nell’ambito dell’eccellenza umana. Se uno trascorre 50/60 ore a lavoro, ma dedica 0 ore alla cura degli altri, io non lo stimo. L’eccellenza non può essere solo lavorativa. Tra l’altro è importante stabilire il confine tra il lavoro e la vita privata, anche perché poi il lavoro, un giorno, finirà e cosa ci resterà?
La cura inoltre è molto pesante, perché è concentrata solo su alcune persone. Nella mia famiglia che è di queste parti, ad esempio, esiste per la donna una sorta di dovere morale della cura di tutti, per cui la donna non va a letto finché non ha adempiuto a tutto. Esiste da secoli una cultura che grava più sulle donne, le quali in media lavorano ¼ di giorno più degli uomini. Noi tutti, invece, dovremmo avere sempre ben presente la parabola del buon samaritano, che, ad un certo punto, dice all’oste: “Abbi cura di lui!”. La cura non è una cosa da one man show, bensì è una cosa che riguarda tutta una comunità. La cura coinvolge più soggetti. La cura è un’azione di sistema».
Nella seconda parte del convegno sono state portate le testimonianze delle buone pratiche già attuate in alcune realtà territoriali, ponendo l’accento su innovazione e modelli virtuosi.
Il presidente Milanese ha raccontato l’esperienza positiva di Rocca Calascio e della Lombardia.
La cittadina abruzzese, molto nota in ambito turistico, conta solo 127 abitanti: grazie all’utilizzo di particolari device di telemonitoraggio, è stato possibile evitare l’istituzionalizzazione di molti anziani e mantenerli invece nel proprio domicilio.
La seconda testimonianza, invece, riguarda Medici Insubria SC, una cooperativa costituita da 800 medici di Medicina Generale per la presa in carico dei pazienti cronici. La grande sfida è il cambio di paradigma, il passaggio da una medicina di attesa a una medicina di iniziativa per i pazienti affetti da patologie croniche.
Maurizio Conte, presidente della Cooperativa Sociale Stamira, ha invece portato l’esperienza professionale sua e dell’azienda che presiede e che si occupa di assistenza domiciliare: «Due sono le sfide: l’equità e la sostenibilità. Il nostro modello di cura, basato sulla relazione, riesce a centrarle entrambe».
La dott.ssa Michela Arragoni, responsabile del Progetto 4.0, infine, ha illustrato l’iniziativa di cui è referente: «Grazie a questo progetto, siamo riusciti a prenderci cura delle persone nei loro luoghi di vita. Crediamo molto nell’integrazione tra operatori, servizi, cittadini e il camper ci consente di portare una struttura sanitaria ovunque. Numerosi sono i servizi offerti: la radiologia mobile, la telerefertazione, la diagnostica, il servizio psicologico e anche l’educazione sanitaria».
Arragoni ha anche anticipato quale sarà la sfida futura: «Abbiamo deciso di puntare su una filiera di servizi: camper sanitari, poliambulatorio, tecnologia, intelligenza artificiale».
A chiudere l’incontro è stato il presidente del Consorzio Domenico Panichi, al quale è stata donata a sorpresa una torta per i quarant’anni dalla fondazione de “Il Picchio”.
Il pomeriggio si è concluso con un gustoso aperitivo.
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