Daniele Rocchi
“In questa fase gli eventi non hanno la stessa rapidità di due settimane fa. Ad ogni modo, si può dire che la sensazione che abbiamo è di una provvisorietà mista all’attesa del prossimo 1° marzo, data nella quale scade il mandato dell’attuale governo provvisorio, tinto di un solo colore, chiaramente islamista, per formare un governo di transizione che avrà il compito di portare la Siria alle elezioni democratiche dopo la formazione di una nuova costituzione”. È quanto fa sapere il parroco latino di Aleppo, padre Bahjat Karakach, in una nota al Sir, in cui fa il punto della situazione in Siria, dopo la caduta del regime di Bashar Al Assad per mano delle milizie di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), guidate da Abu Mohammad al Jolani.
Il futuro della Siria e il ruolo dei cristiani. In questi giorni si susseguono notizie su quello che potrebbe essere il ‘nuovo corso’ del Paese, sulla Costituzione che lo reggerà, sul ruolo della società civile, sull’introduzione della Sharia, sul rispetto delle minoranze, sul rientro dei profughi, sullo scioglimento delle fazioni che avevano sostenuto il vecchio regime. Il ‘cantiere’ Siria sta prendendo forma e, sottolinea il parroco, si chiarisce anche “il contributo che il popolo siriano sta cominciando a dare proprio in vista di questa data cruciale per la ricostruzione sociale e politica della Siria”. “Anche noi cristiani – afferma – ci siamo mossi con incontri di studio e proposte che saranno presentate ai tre patriarchi presenti a Damasco (greco melchita, greco ortodosso e siriaco ortodosso) che avranno poi il compito di stilare un testo da presentare alla Commissione costituzionale”.
La proposta cristiana. Il punto saliente delle proposte è:
“Costruire uno stato democratico e civile, in cui tutti i cittadini abbiano gli stessi diritti e doveri”.
“Siamo coscienti – ammette padre Karakach – che non sarà facile trovare una formula che soddisfi tutti, visto che la Siria è un Paese molto variegato e la possibilità di un governo islamista ‘monocolore’, che escluda gli altri è reale”. Ipotesi che “rappresenterebbe un grave rischio di una nuova dittatura oppure di una forte instabilità interna”.
Rischio islamizzazione? Le perplessità dei cristiani si manifestano anche davanti ad alcuni fatti che cominciano a palesarsi in Siria. A riguardo, il parroco latino rimarca che “diversi segni di islamizzazione del Paese cominciano a palesarsi: per esempio una preghiera pubblica molto partecipata è stata fatta nelle aule della facoltà di ingegneria dell’università di Damasco; diversi checkpoint militari chiedono espressamente alle donne cristiane di mettere il velo e agli autisti di rimuovere ogni segno religioso cristiano; diverse voci si alzano per la separazione di genere negli spazi pubblici”. “Ovviamente – aggiunge subito padre Karachak – non ci arrendiamo e contiamo anzitutto sui moltissimi siriani ‘illuminati’ che vogliono uno stato civile e democratico, sperando che la comunità internazionale aiuti queste voci ad avere un ruolo visibile e riconosciuto nel futuro del nostro Paese”.
La vita quotidiana. Per quanto riguarda la vita quotidiana, il parroco spiega che, ad oggi, “non è facile dipingere un unico quadro del Paese, perché tutto dipende, in questo momento, dalla presenza delle forze dell’ordine che non è omogenea. Il governo attuale è basato soprattutto sulle forze venute da Idlib, che non sono sufficienti per governare una vasta superficie. Alcuni servizi sono sospesi, mentre altri vanno abbastanza bene. Aleppo ha sofferto la sete per oltre otto giorni a causa di un attentato alla stazione idrica, compiuto dalle forze del partito curdo delle ‘Forze democratiche siriane’, che stanno negoziando con Damasco per un pieno inserimento dei curdi nel processo politico che porterà alla nascita del nuovo Stato”.
Segnali di speranza. In questa situazione molto complessa e in attesa di sviluppi positivi, rivela il parroco, “troviamo gesti di speranza: giovani musulmani, davanti ad alcune chiese di Aleppo e Damasco, hanno distribuito un fiore ai cristiani. Sul fiore anche un biglietto con su scritto ‘insieme possiamo ricostruire il nostro Paese’. È un periodo di grandi cambiamenti e agitazione – conclude – e preghiamo che arrivino presto tempi migliori”.
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