Si avvicina il Natale, il secondo sotto le bombe, da quando è scoppiata la guerra provocata dall’attacco terroristico a Israele da parte di Hamas il 7 ottobre 2023, e la parrocchia latina della Sacra Famiglia di Gaza, con i suoi circa 500 sfollati all’interno, si prepara a celebrarlo. “Con sobrietà, senza tanti segni esteriori di festa, con grande fede” dice al Sir padre Gabriel Romanelli, il parroco.
“Ma oggi – aggiunge subito- è anche il compleanno di Papa Francesco. Gli facciamo tanti auguri e non vediamo l’ora di ricevere la sua telefonata questa sera”.
Tra speranza e illusione. “Tra i nostri cristiani i sentimenti sono contrastanti perché nelle ultime settimane si parla sempre più di un accordo per una tregua, per il cessate il fuoco, ma allo stesso tempo i bombardamenti non finiscono mai. I colpi e le esplosioni sono continui, notte e giorno, con morti e feriti”. “Non molto tempo fa – ricorda padre Romanelli – dei raid aerei hanno colpito la zona del mercato, gremito di persone, che dista dalla parrocchia solo poche centinaia di metri. Il fragore delle bombe, del crollo delle case, sono assordanti e suscitano paura. A rendere ancora più delicata la situazione sono gli ordini di evacuazione che fortunatamente non riguardano il nostro quartiere (Al Zeitoun, ndr.) ma altre zone qui nel nord”. Paura e speranza si avvitano l’un l’altra nei cuori dei gazawi della Sacra Famiglia, e non solo, che “temono di non vedere ancora la luce in fondo al tunnel di questa guerra. Molti qui non seguono più i media perché non credono alle notizie che diffondono”.
“Non si fidano più e l’illusione per una tregua annunciata e non attuata sarebbe devastante psicologicamente”.
Preparazione al Natale… Nonostante tutto nella parrocchia ha preso il via, come tradizione, ‘la novena di Natale’: “ci prepariamo a vivere la nascita di Gesù pregando e cantando per la pace. Abbiamo allestito il presepe e l’albero – dice il parroco – all’interno della chiesa. Non ci saranno festeggiamenti esterni e non faremo il presepe vivente. Andremo, invece, a trovare i malati e gli anziani della nostra comunità e per i più piccoli abbiamo preparato delle sorprese, dei dolcetti e dei regalini”.
Guardando al Giubileo. Tante iniziative per alimentare quella ‘Speranza’ che sarà il filo rosso che unirà la minuscola comunità di Gaza alla Chiesa universale che si appresta a vivere il Giubileo che comincerà il 24 dicembre quando Papa Francesco aprirà la Porta Santa a San Pietro.
“Spes non confundit” si intitola la Bolla di indizione del Giubileo ordinario, “la speranza non delude – sottolinea padre Romanelli – cerchiamo di fare nostra questa esortazione ed è per questo che cerchiamo di aiutare chi è più nel bisogno, le famiglie che sono intorno alla parrocchia, i malati, gli anziani, i più vulnerabili, chi vive solo. In questi giorni stiamo organizzando anche la distribuzione di vestiti e indumenti di lana per i più poveri. Grazie al Patriarcato latino riusciamo anche a distribuire generi alimentari. Semplici gesti concreti che seminano speranza”. In attesa che germogli.
La comunità cristiana di Gaza si ritroverà il 24 per la Messa ‘di Mezzanotte’, che “per noi a Gaza sarà celebrata nel pomeriggio. Qui siamo al buio e, inoltre, fa notte presto e sarà come a Mezzanotte” dice il parroco. “E come accade ormai ogni giorno, dall’inizio della guerra, attenderemo anche per Natale la telefonata del Santo Padre delle ore 20 (le 19 in Italia). Ci scambieremo gli auguri e accoglieremo le sue parole di speranza che ci uniranno ancora di più alla Chiesa in questo Anno Santo. Da parte nostra continueremo a pregare per la pace in Terra Santa e nel mondo”.
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