Di Daniele Rocchi
Sono salite a cinque le vittime, e oltre 200 i feriti (40 gravi), dell’attacco a Magdeburgo, nella Germania orientale. L’attentatore, uno psichiatra saudita di 50 anni passato attraverso l’abbandono della fede musulmana, attivista a favore delle donne saudite e di chiare simpatie per l’estrema destra di Alternativa per la Germania (AfD) e per le teorie complottiste, si è lanciato con la sua auto contro le persone che affollavano un mercatino di Natale. Dell’attentato ne abbiamo parlato con Claudio Bertolotti, direttore esecutivo dell’Osservatorio sul radicalismo e il contrasto al terrorismo (React), che cura il Rapporto sul Terrorismo e il Radicalismo in Europa (https://www.osservatorioreact.it/)
Dalle prime ricostruzioni, che idea si è fatto dell’attacco a Magdeburgo? Siamo davanti all’azione di un ‘lupo solitario’?
Quello a Magdeburgo potrebbe essere definito “un attacco ‘confuso’ perché mette insieme alcune caratteristiche, specialmente dal punto di vista tecnico, utilizzate in attacchi di matrice jihadista in Europa negli ultimi 10 anni. Per questo è coerente con le tecniche che richiamano attacchi analoghi, condotti con autoveicoli, avvenuti negli anni scorsi, per esempio, a Berlino e a Nizza. Potremmo escludere la categoria dell’attentatore ‘lupo solitario’ così come si tende a fare per i terroristi di matrice jihadista, perché in questo caso mancherebbe, ma il condizionale è d’obbligo, l’affiliazione e la scelta di agire, invece, di un’organizzazione di tipo jihadista.
Quindi è più propenso a parlare di una persona disturbata mentalmente?
Va detto che il profilo del soggetto è particolare. È presto per attribuire una paternità ideologica e di fatto sembrerebbe più coerente con il profilo di una persona disturbata mentalmente. Però va detto, e questo è un aspetto importante, che nella maggior parte dei casi questo corrisponde al profilo normale dei terroristi. Per cui
possiamo dire di trovarci davanti ad un atto di tipo terroristico sia da un punto di vista motivazionale che tecnico.
L’attentato sembra ripetere un cliché già visto in altri casi analoghi. Poco fa ha citato Berlino e Nizza. È stato un attacco ‘pensato’, per raggiungere il massimo danno e la massima visibilità?
L’obiettivo dell’attacco è ottenere il massimo del risultato per quanto riguarda l’impatto mediatico e il coinvolgimento dell’opinione pubblica, non soltanto tedesca, ma anche europea in senso più esteso. Di fatto è coerente, anche in questo caso, con la maggior parte degli attacchi ad alte intensità avvenuti in Europa che si sono prodotti nel corso degli anni e che hanno caratterizzato tutto l’andamento temporale dal 2004, in particolar modo dal 2014 fino ad oggi.
L’identikit dell’attentatore riconduce alla figura di un attivista, di origini saudite, anti-Islam con simpatie per il partito tedesco di estrema destra anti-immigrazione Afd. Basta per dire che siamo di fronte ad un attentato di matrice politica, compiuto da un estremista di destra?
Più che parlare di attentato dell’estremismo di destra collocherei il soggetto attentatore all’interno della categoria dell’‘opposizione’, cioè l’opposizione a un sistema nel quale non ci si riconosce e che trova le sue motivazioni nella teoria dei complotti.
Il complottismo è un fenomeno che sta aumentando di intensità e di estensione.
Esso coinvolge tutte le correnti ideologiche, dall’estrema destra all’estrema sinistra, fino al jihadismo. Ormai è una componente consolidata che serve, non solo ad alimentare, ma anche ad accelerare la partecipazione e l’intensità degli eventi violenti di questo tipo.
Ritiene plausibile, anche alla luce dell’attuale situazione di conflitto in Medio Oriente e le relative conseguenze a livello internazionale, l’aumento di tali attacchi ‘in Occidente’?
Guardando alla situazione in Medio Oriente e alle conseguenze a livello internazionale ritengo plausibile un aumento di tali attacchi in Occidente, coerentemente con il trend storico che abbiamo registrato nel corso degli anni. Fatti come la vittoria dei talebani in Afghanistan, l’attacco di Hamas e Israele e il successivo appello della leadership di Hamas a colpire tutti gli ebrei e i loro alleati e amici sostenitori in giro per il mondo, la guerra in Siria vinta da un gruppo islamista con una forte componente radicale e jihadista, potrebbero confermarsi come ulteriori eventi in grado di condizionare statisticamente attacchi di matrice terroristica e terroristico-jihadista. Quando avviene un attacco di questa tipologia, la statistica ce lo insegna, vengono registrate una serie di azioni secondarie di tipo emulativo spesso fallimentari.
L’alto impatto mediatico di questo evento potrebbe spingere nuovi soggetti, anche aderenti ad altre ideologie fattispecie quelle di matrice jihadista, a colpire.
Questo lo potremo verificare nel corso dei prossimi 8 giorni che è il lasso di tempo nel quale si concentra il maggior numero di eventi spesso riconducibili ad attacchi ad alto impatto mediatico.