Foto di Raffaele De Blasio

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un tripudio di colori, suoni e danza. Sì, forse è proprio la parola “danza” quella che più si addice per riassumere la gioia vissuta nel pomeriggio di Sabato 21 Dicembre 2024, dalla comunità di Cristo Re in Porto d’Ascoli. Il vescovo Gianpiero Palmieri, infatti, per la prima volta ha fatto visita alla parrocchia sambenedettese, in occasione della prima edizione del presepe vivente dei bambini e dei ragazzi. Oltre a visitare le varie scene, mons. Palmieri ha anche presieduto la Santa Messa delle ore 18:30, concelebrandola insieme al parroco don Gian Luca Rosati.

Perché danza? Lo ha spiegato il vescovo Gianpiero durante l’omelia, commentando le letture del giorno: «Sono davvero contento di ritrovarmi qui stasera a celebrare l’Eucaristia con tutti voi, dopo aver ammirato il vostro meraviglioso presepe vivente dei bambini. Il Vangelo di oggi è un invito a vivere la festa del Natale non solo nella gioia, ma – anche se non compare mai la parola – anche nella danza! Questo brano vuole sottolineare che Gesù è il figlio di Davide. Per comprendere meglio, bisogna riflettere sui capitoli 6 e 7 del 2° Libro di Samuele, a cui l’evangelista Luca si ispira, quando scrive il Vangelo dell’Annunciazione e della Visitazione. Il brano riguarda il re Davide, vissuto mille anni prima di Gesù. Per mezzo del profeta, Dio fa a Davide una promessa precisa: “Io, Dio, voglio dare a te, Davide, una casa che duri per sempre. Ci sarà una discendenza di Davide sul trono di Gerusalemme per sempre. Io ti farò grande e tuo figlio sarà per me mio Figlio. E il tuo regno non avrà mai fine”. In realtà la discendenza di Davide, ad un certo punto, si interromperà, quando i Babilonesi distruggeranno Gerusalemme. Però resterà sempre un sogno, il sogno del Messia, che durerà oltre un secolo in Israele, ed in effetti Dio sarà fedele alla sua promessa: donerà un Re Messia, un discendente di Davide, che manterrà la promessa fatta da Dio agli uomini. Ed ecco che, anche se non sembra, di questo si parla nel Vangelo, perché, dopo che Davide ha ricevuto questa promessa da Dio, prende l’Arca dell’Alleanza, il trono di Jahvè, e la porta da Efron a Gerusalemme, perché lì vuole costruire il tempio di Dio. Ma, quando porta l’Arca, si mette a danzare come un matto, tutti i musici suonano all’impazzata e il popolo esulta di gioia: è una grande festa, una grande processione cantata e danzata.
Il brano del Vangelo di oggi vuole richiamare questo episodio del Libro di Samuele. Maria, che porta nel grembo il figlio di Dio, infatti, è l’Arca dell’Alleanza e Giovanni Battista, nel grembo di Elisabetta, sussulta, dice il Vangelo. Il verbo greco, però, non è sussultare, bensì danzare, lo stesso usato per descrivere quello che succede davanti all’Arca dell’Alleanza. Elisabetta è piena di gioia! E Maria ed Elisabetta cominciano ad acclamare le parole del Magnificat. Voi sapete che all’epoca i Salmi non erano solo cantati, ma anche danzati. Immaginate, allora, la scena: Maria ed Elisabetta cantano e danzano per la gioia! Gesù è il motivo della danza, della gioia!».

«Quando avete danzato di gioia l’ultima volta? – ha chiesto poi mons. Palmieri – Quando è capitata l’ultima volta che magari eravate chiusi casa, in un momento in cui nessuno vi vedeva perché vi vergognavate, e, ad un certo punto, avete sentito che vi scoppiava la gioia dentro per qualche motivo e allora vi siete messi a ballare come dei matti da soli? Da quanto tempo non vi capita? Forse un tempo capitava. Ma, se non vi capita più, è un po’ brutto. Vedete, la vita si può vivere in due modi. O come un esercizio di ginnastica: mi alzo, faccio colazione, porto i figli o i nipoti a scuola, vado al lavoro, … 1, 2, 3, 4. Tutto preciso, eh, ma che pesantezza! Oppure si può vivere la danza della vita: la vita come gioia, come esplosione d’amore, una vita in cui metto un po’ d’amore in ogni cosa che faccio. E, siccome il mio cuore è pieno di gioia, il mio corpo non regge e si mette a danzare! Guardate che la danza è una cosa seria! Solo gli uomini possono danzare, gli animali no! Quando un bambino viene al mondo, anche se non sta ancora in piedi, si siede sul letto e si muove, inizia a danzare. Questo danzare di gioia, infatti, ha a che fare con lo Spirito Santo. Tutti noi, quindi, abbiamo bisogno di una profondità spirituale che ci permetta ancora di danzare».

Ecco allora che, alla luce delle parole del vescovo, riusciamo ad interpretare bene il comportamento dei bambini che facevano da figuranti al presepe vivente: i più piccoli facevano fatica a restare fermi nelle loro postazioni, quindi si muovevano da una parte all’altra della rappresentazione, passeggiavano e saltellavano e non solo per l’età, ma per l’entusiasmo, per quella gioia incontenibile di cui parlava mons. Palmieri. Una gioia che era anche dei più grandi, a giudicare dai sorrisi e dalle risate! Una gioia che si è tradotta anche in canto: vicino alla capanna, infatti, accanto ad una dolcissima Maria con il pancione e al suo Giuseppe che l’accompagnava, pronti ad esultare per la nascita di Gesù, c’erano anche molti cantori, diretti dal M° Marco Laudi e dal M° Francesco Sciarroni, che hanno intonato canti di gioia.

Tante le scene rappresentate nei luoghi parrocchiali, adiacenti alla chiesa di Cristo Re: oltre novantacinque i figuranti, divisi in quindici diverse ambientazioni che hanno messo in scena antichi mestieri ed episodi evangelici e che hanno trasformato i luoghi dell’oratorio in una piccola Betlemme. Oltre alla tanto attesa e suggestiva mangiatoia della natività e ai re magi in cammino che seguivano delle piccole ma luminosissime stelline, particolarmente interessanti sono state la rappresentazione dei soldati romani, quella del censimento e le scene di vita familiare, come la casa in cui si cuocevano le castagne o il tinello in cui le massaie preparavano la pasta all’uovo. Numerose e ben curate anche le scene che hanno rievocato antichi mestieri, come il vasaio, il pescatore, il pastore, il contadino, il fruttivendolo, l’oste, la ricamatrice, il boscaiolo, il falegname che costruiva giochi di legno. E, come se non bastasse, tra una scena e l’altra, è stato possibile assaggiare le delizie preparate appositamente per i visitatori, come castagne, i panini con la porchetta nella scena del macellaio o le castagne nella scena domestica. Un momento di condivisione fraterna che ha fatto gioire grandi e piccini.

Molto soddisfatto e grato Rosario Brucciolo, presidente dell’Azione Cattolica parrocchiale, il quale ha dichiarato: «Il presepe vivente dei ragazzi è nato grazie alla continua sinergia tra Azione Cattolica parrocchiale e il parroco don Gian Luca. La scintilla iniziale, da cui tutto è partito, è stato il comune desiderio di mettere in campo un’iniziativa che facesse diventare protagonisti i bambini e i ragazzi della parrocchia. Sono state coinvolte tutte le varie associazioni e i gruppi parrocchiali e, grazie alla collaborazione di molti volontari – papà, mamme, artisti, falegnami, artigiani, educatori, catechisti, muratori, elettricisti, sarte, ragazzi, giovani e adulti, donne e uomini di buona volontà – è stato ricreato il villaggio di Betlemme, adattandolo ai mestieri e alle attività tipiche della comunità parrocchiale. Il lavoro non è stato semplice e ha richiesto molto tempo e sacrificio, ma tutto è stato fatto nel segno della gioia, della grazia e della condivisione. Ringrazio tutti coloro che hanno volontariamente fornito la loro disponibilità e il loro tempo per realizzare le scenografie, i vestiti e le varie attività. Un plauso immenso va ai nostri bambini e ragazzi che, con volontà e determinazione, si sono messi in scena recitando e facendo ognuno “la propria parte”».

La prossima rappresentazione del presepe vivente nella parrocchia di Cristo Re si terrà il prossimo 5 Gennaio dalle ore 16:00 alle ore 19:30. L’ingresso è libero.

 

Foto di Raffaele De Blasio

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