Raffaele Iaria
“Don Mimmo, è deprimente quello che ti sto dicendo. Non sappiamo cosa fare. È la prima volta che abbiamo paura a Betlemme. Il luogo dove è nato Gesù è vuoto, non c’è nessuno. La chiesa della Natività, che di solito era piena di gente, ora è vuota. A Betlemme si vive solo di turismo di pellegrinaggi fermi da tempo, prima a causa della pandemia e ora della guerra. La nostra piccola impresa dà lavoro e cibo a 25 famiglie. Don Mimmo, abbiamo bisogno di speranza per poter resistere fino a Natale. Ciò di cui abbiamo bisogno è il lavoro”.
Questo l’appello ricevuto da don Mimmo Basile, responsabile della Missione Cattolica di Lingua Italiana nel Canton Zugo in Svizzera, da un familiare della famiglia Tabash di Betlemme, titolare di una piccola impresa di oggetti religiosi ed artigianato locale con 25 dipendenti. In Terra Santa, la pandemia prima e poi la guerra hanno di fatto interrotto il turismo religioso a Betlemme e la conseguenza è che molte famiglie non sanno più come sopravvivere.
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Da qui l’impegno di don Basile e della Missione Cattolica italiana. Il sacerdote, infatti, durante le sue numerose visite in Terra Santa, aveva conosciuto la famiglia Tabash e visitava sempre il loro piccolo negozio per acquistare rosari e oggetti di artigianato locale.
Nel corso degli anni sono rimasti in contatto. Una relazione che oggi si è rivelata un’opportunità per entrambi. Don Basile infatti, in qualità di coordinatore di Zona, si è mosso immediatamente per aiutare queste famiglie, coinvolgendo le Missioni Cattoliche di Lingua Italiana dei cantoni di Turgovia, Sciaffusa, Lucerna e Zugo che hanno immediatamente risposto dando un segno di fraternità. E così, all’insegna del motto “Natale di fraternità”, tutti coloro che parteciperanno alle funzioni religiose natalizie in lingua italiana riceveranno in dono un rosario. In questo modo, la comunità di lingua italiana intende “lanciare un forte segnale di vicinanza e di aiuto concreto che dà speranza al Natale di Betlemme”.
Il titolare dell’impresa, Ronny Tabash, appena avuto notizia di questa iniziativa ha risposto, tramite un messaggio Whatsapp, al missionario italiano inviando “un saluto dalla terra di Gesù” e ringraziando “per questo aiuto: siete veramente molto solidali e vicini – si legge nel messaggio –, a noi e a tutta la Terra Santa e questo è per noi molto importante”. Per questo “Natale di fraternità”, la Missione Cattolica Italiana di Zug, ha avviato anche altre iniziative solidali; dalla realizzazione di un pozzo e serbatoio d’acqua a Huondé nella diocesi di Dédougou in Africa all’allestimento di un ambulatorio e casa a Beirut per test sanitari; da un centro di ascolto per medicine e scuole alla costruzione di aule per orfani in Tanzania oltre che la Casa di accoglienza per donne e bambini in difficoltà del Centro di Accoglienza Madre Elea Aiello in Congo.
La Chiesa – spiega don Basile – è comunità di pellegrinanti, sempre in cammino alla ricerca della Parola e del volto autentico di Dio, verso una patria celeste non ancora raggiunta. La Chiesa apre la sua tenda ad accogliere ‘tutti’, senza rifiutare nessuno perché nessuno è estraneo all’annuncio della salvezza. E nel corso del suo cammino incontra persone con cui fare insieme una storia umana, accoglie e integra valori di altre confessioni e religioni, scopre al suo fianco altri camminatori in ricerca di Dio … e di una patria ‘fissa dimora’”.
“Il Figlio di Dio – dice il sacerdote – si è fatto uomo: concepito nel grembo di Maria e nato a Betlemme e la Bibbia esplicita l’Incarnazione con le parole: Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare tra noi. Dio ha posto la sua tenda-dimora in mezzo agli uomini, stabilmente e per sempre. La tenda del Figlio di Dio – prosegue – è il suo corpo, la sua umanità. È entrato nel nostro mondo per mostrarci la strada, per infonderci il desiderio della patria celeste, dove abitare come concittadini dei santi e familiari di Dio. Per questo – conclude – in occasione di questo Natale facciamo della nostra vita una tenda di Amore e di accoglienza affinché in noi e attraverso di noi, quel Bambino possa nascere nei cuori nostri e in quelli di tutti coloro che incontriamo e incontreremo sul nostro cammino”.