L’incendio doloso, nei giorni scorsi, dell’albero di Natale a Suqaylabiyah, vicino ad Hama, in una zona a prevalenza cristiana, “si potrebbe considerare paradossalmente una benedizione perché è la prima volta che i cristiani manifestano in piazza, senza essere repressi con la violenza, per rivendicare rispetto, diritti e libertà religiosa”.
A dichiararlo è mons. Hanna Jallouf, vicario apostolico di Aleppo, per i cattolici di rito latino di tutta la Siria. Il gesto ha provocato le proteste di migliaia di cristiani che a Damasco sono scesi in piazza e si sono diretti verso la sede del Patriarcato ortodosso nel quartiere Bab Sharqi, chiedendo a gran voce il rispetto dei loro diritti. “Forse cominciamo ad assaporare la libertà di pensiero. Essere liberi di proclamare le proprie idee potrebbe essere un motivo ulteriore di speranza per il futuro dei cittadini siriani di fede cristiana” aggiunge il vicario che non manca di segnalare la risposta del Governo di transizione “che è stata immediata ripristinando l’albero e fermando gli autori del gesto”. Questi ultimi apparterrebbero ad un gruppo islamista “non siriano” denominato Ansar Al-Tawhid. Subito dopo la caduta del regime di Bashar al Assad, la coalizione armata guidata dagli islamisti di Hts, Hayat Tahrir al-Sham, ha subito preso contatto con esponenti delle chiese cristiane presenti in Siria per rassicurarli sul rispetto dei diritti delle minoranze e sul loro coinvolgimento nella stesura della nuova Costituzione.