Diana Papa
Spesso al termine di una relazione, di un incontro, di un evento, di un convegno, di un percorso si è soliti fare un bilancio, per capire se è stato portato a compimento un progetto, se ci sono stati dei cambiamenti nelle persone, negli ambienti, nei territori, se sono stati individuati degli aspetti da focalizzare, da approfondire o da sviluppare.
A volte si rimane paralizzati dalle difficoltà e si è tentati di non fare nessuna verifica che permetta di capire come procedere e soprattutto per cogliere i germi positivi esistenti. Spesso di fronte all’insuccesso e al fallimento non si riesce a vedere nulla di buono, nonostante il Signore continui ad elargire il bene a piene mani.
Se guardiamo a ritroso l’anno trascorso, cerchiamo soprattutto ciò che non ha funzionato o che è stato causa di sofferenza. Spesso rivediamo quasi in moviola solo le relazioni infrante, le amicizie dissolte, le famiglie attraversate da tante fragilità, i problemi di lavoro, ecc.
Durante l’anno spesso il tempo è stato occupato dalla ricerca sfrenata del benessere a tutti i costi, della visibilità continua sui social, del possesso non solo delle cose, ma anche delle persone. Riflettendo, ci rendiamo conto che l’esistenza sembra dileguarsi momento per momento, poiché si struttura il tempo rivendicando i bisogni e i diritti individuali, difendendo ad oltranza il proprio orticello anche con gesti di difesa o di offesa…di guerra!
Non c’è tempo per altro. Indaffarati nell’inseguire il tempo, non si riesce a volte a percepire neanche il respiro che ci attraversa. Si corre, si passa la vita senza uno sguardo di amore sano verso di sé, verso gli altri, verso la natura, verso il Signore che è sempre presente e che ci ama anche quando noi ce ne dimentichiamo.
Occorre fermarsi, chiamare per nome le coordinate esistenziali per ritornare a Dio e lasciarsi amare da Lui, ringraziarlo per il suo amore senza fine, per il dono della vita, per coloro che ci amano, per tutte le possibilità che ci offre per portare il suo amore ovunque.
Bisogna scoprire il silenzio come compagno di viaggio, perché ci permette di ascoltare la vita in profondità e scorgere in noi la presenza di Dio. Nella relazione con Lui ognuno ritrova se stesso, riconosce i confini che costituiscono lo spazio e il tempo in cui la persona è animata dallo Spirito. Tale consapevolezza porta a cogliere il bello che è dentro e intorno a sé, a rimanere sempre in relazione, a prevenire i bisogni altrui, a custodire il bene comune senza volere emergere a tutti i costi a scapito degli altri, a compiere scelte sempre per il bene di tutti.
Lo stare con il Signore rende capaci di non venire meno neanche di fronte alle difficoltà relazionali, perché si trova nella preghiera il sostegno e la forza che viene da Lui, per andare incontro all’altro. Se la preghiera non conduce all’apertura del cuore, all’accoglienza di ogni fratello o sorella senza distinzioni, diventa solo intimismo o lettura sterile della stessa Parola di Dio. Se vi è la pace nel profondo, è perché ci si ferma sulla soglia del Mistero e si contempla il volto del Padre di Gesù Cristo e nostro e ci si lascia amare e si veicola l’amore.
Vivendo alla presenza di Dio, possiamo rivolgere a Lui la stessa domanda di Francesco di Assisi: «Chi se’ tu, o dolcissimo Iddio mio? Che sono io, vilissimo vermine e disutile servo tuo?» (FF 1915). Da tale consapevolezza nasce l’ascolto del silenzio che fa vibrare il cuore nell’amore, che permette di ritrovare il senso della propria esistenza, di scoprire la connessione con tutte le creature, di cogliere la bellezza del creato.
Lasciare un anno dietro di sé come storia con Dio e con i fratelli e con le sorelle e immetterci in uno inedito con il cuore pieno di speranza e di gioia è testimoniare la fede nella quotidianità, incarnando ovunque i valori evangelici e quindi umani. La fede ci consente di chiamare con il proprio nome i segni di bene esistenti e custodirli, di aiutare coloro che incontriamo a scorgerli per poter vivere con speranza.
Stiamo per varcare la soglia di un nuovo anno e per di più giubilare. Come vivere allora questo tempo? Riscoprendo l’amore del Signore che ci aiuta a vedere il bene nel mondo, a contemplarlo, a custodirlo e a diffonderlo ovunque, perché altre persone siano felici!
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