Si è riaccesa nei giorni scorsi la diatriba tra Usa e Groenlandia sulla proprietà dell’isola artica a un passo dal Canada, legata alla corona danese, da qualche anno più decisamente sulla strada dell’indipendenza dal Regno di Danimarca.
Poiché tuttavia su quell’enorme territorio, dove vivono meno di 60 mila persone, a Pituffik ha sede una base americana, il presidente eletto Donald Trump, come già in passato, ha rivendicato il diritto di entrarne in possesso. Dura la reazione di Mute Egede (nella foto), il capo del governo dell’isola: “Non siamo in vendita e non saremo in vendita. Non rinunceremo alla libertà per cui combattiamo da tanti anni”, ha scritto sul proprio profilo Facebook nella sua lingua inuit, il kalaallisut, e in danese. Il premier ha tuttavia dichiarato la propria apertura “alla cooperazione e agli scambi con il mondo intero, soprattutto con i nostri vicini”, a patto che la collaborazione si basi sui valori della popolazione nativa. La Groenlandia, come le Isole Faroer e la Danimarca fanno parte del Consiglio artico, forum internazionale che lega Canada, Regno di Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti e che si occupa dei temi centrali e comuni di questa regione: le condizioni di vita degli abitanti, comprese le popolazioni indigene, i cambiamenti del clima e dell’ambiente. Nel maggio 2025, la presidenza passerà dalla Norvegia alla Danimarca e in questi mesi Groenlandia, Isole Faroer e Danimarca hanno lavorato con successo per identificare un modello condiviso di gestione della presidenza, nel rispetto delle tre entità, che avrà la forma di un direttivo politico.