Alessandro Di Medio
Sui social spopolano, come ogni anno, i video che ironizzano sull’ansia da programmazione delle feste, natalizie prima e di fine anno poi. Il consumo che stanca se stesso, e crea lo spiraglio per altro. Tuttavia non necessariamente l’alternativa a un’artificiosa frenesia o a una commensalità coatta è starsene da soli a guardare fuori dalla finestra, oppure andando a dormire (cosa comunque molto difficile a Capodanno). Attingendo al senso profondo che la sapienza della fede e la liturgia ci offrono, possiamo provare a vivere una fine d’anno che sia ricca di bellezza e di significato insieme alle persone che amiamo.
Da circa quindici anni, ad esempio, la proposta che faccio ai gruppi di giovani che si avvicendano nella mia parrocchia è la seguente: ci si ritrova nel tardo pomeriggio del 31 dicembre, armati possibilmente di una penna e un quaderno, o qualche foglio – per favore, evitiamo il cellulare! Quindi ognuno si prende un tempo cospicuo, di un paio di orette, per fare il bilancio dell’anno che va a concludersi.
È come una registrata ai bulloni: bisogna tirare le somme, e guardare con interesse, sincerità, accettazione e obiettività a quanto hai fatto quest’anno – lungo l’intero anno. Si tratta di una specie di esame di coscienza e di riconoscenza ipertrofico: riguarda non le singole ore scandite nel giorno, ma i mesi scanditi nell’anno e, entro i mesi, eventi, passaggi, crisi, successi, sconfitte, cose e persone, lavori e informazioni, grazie e peccati, ecc. che sono avvenute.
Un anno è tanto, ma è anche fugace, perché siamo noi che siamo fugaci. Non dobbiamo permettere che scivoli nell’oblio.
Di ogni mese, andranno fatte due colonne “positivo” e “negativo”, che andranno riempite con quanto è successo, con quello che si è fatto, con quello che si è ottenuto… Terminato l’elenco, ci si chiederà: nel mio anno ci sono state più cose positive o negative? Quelle negative hanno la stessa portata, lo stesso peso, di quelle positive? Di più? Di meno? Che sensazioni sto provando, nello stilare il bilancio dell’anno passato? “Gli anni della nostra vita sono settanta,/ ottanta per i più robusti,/ e il loro agitarsi è fatica e delusione;/ passano presto e noi voliamo via” (Salmo 90, 10).
Forse queste considerazioni ci aiuteranno a capire quanto è decisivo ogni giorno, ogni momento – ma il lavoro non è ancora finito. Di tutto il materiale che si sarà scritto, è bene sottolineare e “raccogliere” in una nuova sezione tutto quello che può nutrire la memoria grata: le persone che ho conosciuto, con cui si è instaurata una relazione positiva; i doni che ho ricevuto; le mete che ho raggiunto; le crisi che ho superato. E di tutto questo, ringraziare di cuore Dio, che anche in quest’anno ci ha donato tanto.
Poi magari si cena tutti insieme: una cena bella, festosa, ma non troppo lunga, perché a seconda di quanti si è, dopo cena inizia la condivisione, in cui ognuno rende gli altri partecipi dei doni ricevuti da Dio nell’anno. Se si è bravi con i tempi, si può finire recitando o cantando un Te Deum proprio a mezzanotte. Poi, certo, ci si può affacciare a vedere i fuochi e fare un brindisi, ma i veri colori vividi li avremo fatti già esplodere nel cuore, divenendo tutti partecipi della gioia e della gratitudine di tutti. Se da quindici anni tantissimi giovani accorrono per vivere il Capodanno così, un motivo ci sarà.